ASPETTATIVE

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

ASPETTATIVE

Michael Parkin

In economia per aspettativa si intende il valore atteso di una variabile economica (per es. il livello dei prezzi, il tasso di inflazione, ecc.). In tal senso le a. dei soggetti economici hanno grande importanza nello studio del comportamento razionale e sono oggetto dei più moderni indirizzi dell'analisi economica.

Teoria economica delle aspettative. - Molte sono le a. in teoria economica. Le ipotesi relative alla composizione dei portafogli si basano sulle a. di rendimento di attività finanziarie diverse. Le ipotesi attinenti alla domanda aggregata e alla domanda e offerta di lavoro, oltre agli aggiustamenti di prezzo e salario, si fondano sulla formazione di a. concernenti il livello futuro dei prezzi o, il che è lo stesso, il tasso d'inflazione. Nella normalità dei casi, le a., cioè i valori attesi delle variabili economiche, non rappresentano variabili osservate. Possono, in linea di principio, essere osservate indirettamente attraverso sondaggi demoscopici, interrogando cioè la gente circa le proprie a.; tuttavia tale metodo è usato molto raramente e, in genere, si è obbligati a costruire spiegazioni scientifiche di fenomeni economici che fanno uso del concetto di valore atteso di una data variabile economica, e ad accettare la limitazione che quella data variabile resterà non osservabile. Al posto dell'osservazione, si ricorre a ipotesi circa il comportamento della variabile non osservata, cercando poi di sperimentare le teorie sulla base delle previsioni relative alle relazioni fra le sole variabili osservabili.

L'ipotesi più diffusa e popolare sulla formazione delle a., introdotta negli anni Cinquanta da P. Cagan e da M. Nerlove, è la cosiddetta ipotesi delle a. adattive (adaptive expectations), detta anche ipotesi dell'apprendimento dall'errore. Quest'ipotesi afferma che il valore atteso di una data variabile cambierà da un periodo all'altro di una data frazione costante della differenza fra il precedente valore atteso della variabile e il suo valore realizzato. Più formalmente:

dove y rappresenta una qualsiasi variabile economica. Gli indici in basso, precedenti la variabile, si riferiscono alla data in cui un'a. si è formata: quelli che seguono si riferiscono alla data per cui l'a. è formata. Una variabile con un indice in alto (e) rappresenta il valore atteso della variabile; una variabile priva dell'indice in alto (e) rappresenta un valore attuale. Il parametro a è una costante. Quest'ipotesi può anche essere scritta, in modo equivalente, come segue:

Ciò vuol dire che se le a. si formano con un processo di adeguamento, il valore atteso della variabile è semplicemente una media ponderata di tutti i suoi precedenti valori attuali, i cui pesi diminuiscono geometricamente. Un grosso pregio di quest'ipotesi è la sua semplicità analitica; tuttavia essa ha notevoli limiti sul piano dell'analisi economica. Il più grave di tali limiti sta nel supporre che la gente formi le proprie a. in modo tale che, sfruttando tale formula, divenga possibile realizzare dei guadagni. In altre parole, qualora si conosca la formula utilizzata dai soggetti economici per formare le proprie a., si possono prevedere le a. del mercato e, sulla base di tale informazione, realizzare un profitto speculando. Più importante ancora è il fatto che, così facendo, il comportamento dello speculatore cambierà l'andamento stesso della variabile cui si riferisce la formazione dell'aspettativa. Un'altra seria limitazione è che l'ipotesi delle a. adattive ha dato risultati incerti nelle analisi empiriche. Nel tentativo di migliorarne il rendimento empirico, l'ipotesi delle a. adattive è stata indebolita e generalizzata per consentire qualsiasi forma di ritardo nell'influenza delle informazioni passate sulla variabile in questione, nel modo seguente:

In questa formulazione i pesi (a1) sono completamente liberi. Questa formulazione meno restrittiva dell'ipotesi delle a. adattive ha dato ottimi risultati sul piano dell'analisi empirica, anche se naturalmente a spese di un numero enorme di ''gradi di libertà''. Anche questa generalizzazione, inoltre, continua a essere viziata da un'intrinseca irrazionalità.

L'ipotesi delle a. razionali risolve alcuni di tali problemi. Introdotta per primo da J. F. Muth all'inizio degli anni Sessanta, tale ipotesi fu divulgata nell'ambito dell'analisi macroeconomica da R. E. Lucas jr. all'inizio degli anni Settanta. Per a. razionale s'intende un'a. soggettiva, equivalente all'a. matematica condizionata della variabile. Naturalmente, questa definizione è ancora piuttosto vaga, perché lascia spazio a una certa indeterminatezza circa l'insieme di informazioni che condizionano l'a. razionale. In astratto, tutte le informazioni disponibili dovrebbero essere incluse nell'insieme condizionante; tuttavia non è semplice specificare esattamente quale sia quel dato insieme di informazioni.

Inoltre, è possibile che l'insieme stesso di informazioni venga influenzato da decisioni economiche concernenti la raccolta e l'elaborazione dei dati. Nella sua formalizzazione corrente, l'ipotesi delle a. razionali postula che l'insieme delle informazioni in questione contenga ''la teoria economica rilevante'' per determinare la variabile in questione e le informazioni passate sui valori attuali di tutte le variabili che sono esogene rispetto al modello economico in questione, oltre alle informazioni relative ai parametri dei processi che generano quelle variabili esogene. Che in realtà i soggetti economici possiedano tale insieme di informazioni è piuttosto improbabile; sta di fatto, tuttavia, che finora nessuno è riuscito a risolvere l'a. razionale di una variabile sulla base di ipotesi più deboli. Ne deriva che l'ipotesi delle a. razionali, d'altro canto, è molto fertile in termini di previsioni positive; ne deriva anche che essa è altamente confutabile, ed è basata su un uso limitato di parametri. Infatti, poiché secondo tali ipotesi le a. si formano "nello stesso modo in cui la teoria rilevante sostiene che la variabile viene determinata", quando si specifica un modello che contiene a. razionali non c'è bisogno di fare uso di parametri addizionali oltre a quelli propri del modello economico rilevante.

Inoltre − e questo rappresenta un ulteriore pregio dell'ipotesi − esistono forti restrizioni che consentono di confutare sia il modello in questione sia l'ipotesi delle a. razionali. Pertanto, sotto il profilo scientifico l'ipotesi delle a. razionali è molto fertile e importante. Per di più, dal punto di vista della teoria economica, essa ha il grande vantaggio di non supporre che i soggetti economici possano realizzare profitti sfruttando la conoscenza del meccanismo di formazione delle a. usato. In base all'ipotesi, tale meccanismo è il migliore possibile e non può essere superato. Dalla combinazione dell'ipotesi delle a. razionali con l'ipotesi del tasso naturale (secondo cui l'offerta aggregata dipende solo dalla componente non prevista del livello dei prezzi) deriva un'implicazione molto significativa per la politica macroeconomica, nota come proposizione di Sargent-Wallace. Tale proposizione asserisce che una variazione interamente prevista della quantità di moneta in circolazione avrà solo effetti nominali, influirà cioè solo sul livello dei prezzi; viceversa, una variazione imprevista dell'offerta di moneta avrà effetti sia nominali (sul livello dei prezzi) sia reali (sul reddito reale e sulla disoccupazione). Ne consegue logicamente che ''qualsiasi'' regola deterministica per la politica monetaria vale quanto qualsiasi altra. Infatti, se l'unica cosa importante sono le variazioni monetarie inattese, allora le variazioni della quantità di moneta, indipendentemente dalla loro entità, se interamente previste, avranno solo effetti monetari. Occorre tuttavia aggiungere che tale implicazione di politica economica non vale a) se l'ipotesi delle a. razionali viene combinata con altre formulazioni della funzione di offerta aggregata, o, b) in condizioni di disequilibrio del mercato (del resto, non è chiaro come si possano inserire le a. razionali nei modelli di disequilibrio del mercato).

Quanto alla sperimentazione dell'ipotesi di a. razionali, essa non può essere fatta disgiuntamente da quella del modello economico in cui l'ipotesi è incorporata. Tuttavia alcuni tentativi di sperimentazione sono stati compiuti, in particolare da R. Barro e da Th. Sargent. In generale, si può dire che i risultati sono incerti: quelli di Barro sono favorevoli all'ipotesi, e così pure lo studio di Sargent sulla struttura temporale dei tassi d'interesse; tuttavia, anche negli studi favorevoli all'ipotesi restano irrisolti alcuni importanti problemi. In particolare, i ritardi dell'influenza di variazioni monetarie inattese finiscono col risultare incredibilmente lunghi; inoltre, l'ammontare di disoccupazione persistente è difficilmente conciliabile con l'ipotesi delle a. razionali. Tuttavia, allo stato dei fatti, non disponiamo di un'attendibile ipotesi circa le a., che sia alternativa a quella della razionalità. Qualsiasi modifica futura non potrà non includere il dato di base della razionalità delle a.; la modellistica esplicita dell'insieme di informazioni a disposizione dei soggetti economici, quando formano le loro a., rappresenta un elemento che sembra ormai definitivamente acquisito.

Bibl.: L. M. Lachmann, The role of expectations in economics as a social science, in Economica, 1943, pp. 12-23 (trad. it. in Le aspettative nell'analisi economica, a cura di I. Visco, Bologna 1985, pp. 97-110); P. Cagan, The monetary dynamics of hyperinflation, in Studies in the quantity theory of money, a cura di M. Friedman, Chicago 1956; M. Nerlove, Adaptive expectations and cobweb phenomena, in Quarterly journal of economics, 1958, pp. 227-40 (trad. it. in Le aspettative nell'analisi...cit., pp. 177-92); K. J. Arrow, M. Nerlove, A note on expectations and stability, in Econometrica, 1958, pp. 297-305; H. A. Simon, The role of expectations in an adaptive or behavioristic model, in Expectations, uncertainty and business behavior, a cura di M. J. Bowman, New York 1958; J. F. Muth, Rational expectations and the theory of price movements, in Econometrica, 1961, pp. 315-35 (trad. it. in Le aspettative nell'analisi... cit., pp. 193-217); S. A. Ozga, L2Expectations in economic theory, Londra 1965; R. E. Lucas jr., Expectations and the neutrality of money, in Journal of economic theory, 1972, pp. 103-24; T. J. Sargent, N. Wallace, Rational expectations and the dynamics of hyperinflation, in International economic review, 1973, pp. 328-50; Id., "Rational" expectations, the optimal monetary instrument and the optimal money supply rule, in Journal of political economy, 1975, pp. 241-54; Id., Rational expectations and the theory of economic policy, in Journal of monetary economics, 1976, pp. 169-83 (trad. it. in Ascesa e declino della macroeconomia classica, a cura di G. Rodano, Bologna 1987, pp. 153-70); R. J. Barro, Rational expectations and the role of monetary policy, ibid., 1976, pp. 1-32; B. M. Friedman, Optimal expectations and the extreme information assumptions of "rational expectations" macromodels, ibid., 1979, pp. 23-42; Rational expectations and econometric pratice, a cura di R. E. Lucas Jr., T. J. Sargent, Londra 1981; R. E. Lucas jr., Studies in business cycle theory, Cambridge (Mass.) 1981; Individual forecasting and aggregate outcomes. Rational expectations examined, a cura di R. Frydman, E. S. Phelps, Cambridge 1983 (trad. it. in Ascesa... cit., pp. 301-32); Le aspettative razionali e la teoria economica, a cura di P. Onofri, Roma 1983.

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