ASIA MINORE

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

ASIA MINORE (IV, p. 904)

Giorgio Raffaele CASTELLINO

MINORE Archeologia. - L'investigazione propriamente archeologica dell'Asia Minore è stata preceduta e accompagnata dall'esplorazione geografica o di superficie (v. asia minore: Storia della esplorazione; IV, p. 904). Sia l'una sia l'altra si sono svolte in modo piuttosto casuale, guidate da informazioni di viaggiatori, o provocate dal desiderio di scoprire il luogo d'origine di testi e monumenti storici e artistici che comparivano sul mercato, o dal bisogno di cercare la spiegazione a problemi e quesiti storico-culturali che testi e documenti venivano suscitando. Accenniamo brevemente alle tappe principali e ai luoghi di maggior interesse storico-archeologico messi in luce dagli scavi.

Tra il 1871-1880, in circostanze ormai notissime lo Schliemann diresse da solo gli scavi a Troia; tra il 1880 e il 1890 fu aiutato dall'architetto W. Dörpfeld (che aveva fatto scavi a Olimpia), il quale continuò poi da solo nel 1893-1894. Dal 1932 al 1937 tornò sul luogo una missione americana dell'università di Cincinnati, diretta da C. Blegen e da H. Z. KoŞai, la quale, riesaminando le rovine e praticando nuovi scavi, suddivise in 43 sottostrati i nove strati fissati dallo Schliemann, e identificò nello strato VII a (ca. 1300) la Troia omerica, che Schliemann, con un errore di dieci secoli, aveva creduto di riscontrare nello strato II, e che il Dörpfeld aveva già corretto nello strato VI. Poco distante dalla collina di Hisarlık fu scavata Thermi, nell'isola di Lesbo, dalla signorina W. Lamb (1929-1933), mettendo in luce cinque strati del periodo del bronzo (= Troia I-II). La stessa Lamb fece altri scavi (1936-1938) a Kusura, ai limiti tra regione orientale e quella centrale, che era stata occupata dal periodo calcolitico fino al II millennio. Passando all'altipiano, rovine e monumenti erano stati scoperti a Boğazköy da viaggiatori (Ch. Texier), fin dal 1834, e furono visitate poi a più riprese. Nel 1893 vennero segnalati i primi testi cuneiformi, che portarono agli scavi di H. Winckler, cui s'aggiunse in un secondo tempo Th. Macridy Bey e O. Puchstein (1906-1907; 1911-1912). Essi misero in luce i templi I-V e raccolsero una abbondante messe di testi. Nel 1915 il Hrozný faceva la scoperta sensazionale che la lingua dei testi cuneiformi di Boğazköy era indo-europea, e si iniziava così la nuova scienza dell'hittitologia. Gli scavi ripresi da K. Bittel e R. Naumann tra il 1931-1939 sono continuati regolarmente, dal 1952, per interessamento del governo turco. Tra il 1935 e il 1939 anche la località di Yazılıkaya, famosa per i suoi rilievi rupestri, fu nuovamente esplorata e furono messi in luce edifici di carattere sacro. Ancora nella grande ansa del Halys, fin dal 1801 erano stati fatti sondaggi a Alaca, e il Winckler vi fece scavi regolari durante le campagne a Boğazköy. Essi furono ripresi dal 1935 al 1939, per la società Storica Turca, da H. Z. KoŞay e R. O. Arik, che riscontrarono quattro fasi corrispondenti al periodo posthittita, hittita (templi, edifici, porta delle sfingi), periodo del bronzo (tredici imponenti tombe di sacerdoti o re) e periodo calcolitico. Dal 1930 in poi i medesimi archeologi avevano fatto sondaggi in località minori del periodo del bronzo, nella regione di Ankara, a Ahlatlıbel, EtiyokuŞu, Karaoǧlan, Pazarlı. Quasi contemporaneamente (1927-1932), H. H. von der Osten e E. Schmidt avevano scavato l'importante località di Aliṣar, poco distante da Boğazköy, con risultati notevoli (pubblicati in nove volumi), ma con il disappunto dell'assenza di testi e di sincronismi con Boğazköy, perché la città non era stata occupata durante il periodo hittita. Un altro centro di grande rilievo è quello di Kültepe nella Cappadocia. Fin dal 1880 erano comparsi testi cuneiformi in lingua assira provenienti dalla Cappadocia; tentativi di metter mano sulla fonte di quei testi, fatti dai Winckler e dallo Chantre nel 1906, erano rimasti infruttuosi. Solo nel 1923 il Hrozný riusciva a farsi indicare dalla gente il posto preciso di provenienza delle tavolette: si venne così a conoscere, da testi e scavi, la sede delle famose colonie commerciali assire in Asia Minore, fiorite verso l'inizio del II millennio. Gli scavi sono poi stati ripresi con maggiori risultati archeologici dalla coppia T. e N. Özgüç, nel 1948. Di straordinaria importanza si rivelarono le scoperte archeologiche, ma soprattutto le epigrafiche, di Karatepe, sulle sponde del fiume Ceyhan, località che era stata segnalata nel 1945, ma che fu scavata solo due anni dopo, dal 1947 in poi, da H. Th. Bossert e Alkim. Gli ortostati che guarnivano le porte, oltre a numerosi rilievi, presentarono iscrizioni in due lingue, fenicio e hittito geroglifico. Era ciò che si desiderava da tanto tempo per poter accelerare la decifrazione dei geroglifici. Non si può tralasciare di menzionare per ultimo gli scavi (1938 e segg.) di J. Garstang, inglese, a Mersin vicino a Tarso, dove la serie ininterrotta di strati dal primo neolitico ai periodi bizantino e islamico costituì un punto di riferimento importantissimo per fissare sincronismi con il resto dell'Anatolia e della Mesopotamia del nord. Per altri luoghi degni di nota, come Carchemish, Tell Aḥmar, Zincirli, ecc., v., in questa App., siria: Archeologia.

Un risultato base dell'esplorazione archeologica è stato quello di dimostrare come la natura geofisica del terreno abbia in gran parte condizionato il sorgere e lo svilupparsi della cultura nel paese. Alle tre zone principali, diverse per struttura fisica e climatica, zona occidentale costiera, altipiano centrale (montagne e steppe) e sud-orientale, corrispondono tre zone culturali distinte, con caratteristiche proprie e proprie vicende. E come la natura fisica del terreno non muta gran che dal primo costituirsi delle sedi umane, così certe componenti culturali, una volta costituitesi, permangono riconoscibili pur nell'avvicendarsi dei popoli e delle forme di civiltà.

Della cultura paleolitica e mesolitica si hanno solo reperti di superficie, riscontrati principalmente nella zona attomo ad Ankara, nell'alto Sangario (Sakarya) e nella Siria del nord, a occidente dell'Eufrate. Il Neolitico è stato riscontrato negli strati profondi (XXV-XXVI) di Mersin (Cilicia), Tarso e Sakçagözü. Il Calcolitico, nella sua fase più recente (ca. 3500-2500), è attestato nelle più antiche sedi dell'altipiano, come Alaca e AliŞar (fortificazioni e megaron) e nell'Egeo: Troia I, Thermi, strati I-IV. Il periodo del bronzo antico (ca. 2500-2100) mostra già il differenziarsi della zona occidentale dall'altipiano, i cui centri manifestano una certa forza di diffusione. A Troia I e II (in otto fasi) si nota la continuazione delle forme precedenti (megaron), mentre la ceramica rivela influssi dai Balcani. Nella vicina Thermi (str. V contemporaneo di Troia II a-c) le case non presentano atrio e sono su disegno più o meno uguale. Il centro, nelle stazioni di Ahlatlıbel, EtiyokuŞu e AliŞar, presenta case con zoccolo di pietra e stanze di piccole dimensioni, per nulla paragonabili ai megaron di Troia. Con il bronzo medio (ca. 2100-1650) si entra nella protostoria, segnata dall'apparire dei primi testi e documenti, di cui è particolarmente ricco l'altopiano. Di fatto, mentre in Troia III-V e Kusura BC non si registra che la continuazione delle forme degli strati precedenti, l'altopiano si rivela più ricco, con sviluppo autonomo. Le sedi più rappresentative sono Boğazköy (IV-V), AliŞar (II-III), Kültepe (I-IV). Le case diventano costruzioni indipendenti (non appoggiate le une alle altre) e si sviluppano da due a più stanze, e a due piani. Quando c'è l'atrio, esso si presenta di fianco, non sul lato minore (a differenza del megaron). I templi, menzionati nei testi, sono da supporre simili alle abitazioni, anche se di dimensioni maggiori. Codesto sviluppo è certo dovuto a nuove popolazioni (indo-europee) sopraggiunte (Hittiti, Luvi, Palaici, ecc.), ma sarebbe difficile stabilire quanto esse abbiano contribuito di nuovo e quanto abbiano invece ereditato dalle popolazioni autoctone (Protohatti). L'ultima fase del bronzo (1650-1200) si svolge in pieno periodo storico e comprende tutta la durata della civiltà hittita, nel periodo del regno (inizio fino al 1400 ca.) e la ripresa dell'impero (1400-1200).

In Occidente, a Troia (VI-VII a, la Troia dei poemi omerici) continua il normale evolversi delle costruzioni, con la stessa disposizione dei vani, case in forma di megaron, senza atrio posteriore, ma con più stanze e sostegni a pilastri o a colonne. Nel materiale di costruzione si nota il passaggio dalle pietre grezze alle commessure a poligono, alle forme quadrangolari, e si hanno anche mattoni regolari. Le mura della città sono senza torri, ma con divisioni in "cortine" a denti di sega a somiglianza di quella di AliŞar, pur senza influsso vicendevole. A differenza dell'altopiano, l'occidente non presenta esempî di volta a corbello. Un posto intermedio tra la regione costiera e l'altopiano è rappresentato da Beycesultan (alta valle del Meandro; recenti scavi diretti da S. Lloyd). I cinque strati (I-V), che si estendono tra il 1900 e il 1200 a. C., mostrano una forma di cultura indipendente, sia da Troia sia dagli Hittiti. Lo strato V è stato giudicato contemporaneo di Troia VI e del Kārum di Kültepe, e offre un'architettura senza paralleli in Anatolia, con un palazzo quasi delle proporzioni di quello di Cnosso a Creta, cui si assomiglia. Il livello II (1400-1200) segna una ricostruzione, dopo incendî e saccheggi seguiti da un lungo periodo di abbandono. Si è avanzata l'ipotesi che Beycesultan rappresenti la capitale dello stato di Arzawa, il che sarebbe indubbiamente un apporto di primaria importanza per la geografia e la storia hittita.

Sull'altopiano, durante il regno hittita (1650-1560), le caratteristiche archeologiche del periodo possono assommarsi in due elementi principali: l'apparire delle costruzioni monumentali e dei rilievi rupestri. La costruzione a grandi blocchi e muri più spessi si nota già in Boğazköy IV c; in IV b si ha il primo edificio monumentale (ambienti di m 8 × 14,60), contributo della civiltà hittita, forse in seguito a primi contatti con la Siria del nord, che viene (temporaneamente) occupata. Il rilievo più antico (trovato nel 1852) risale a questo periodo, quando Hattušaš diventa capitale del regno sotto Hattušiliš I o Muršiliš I. La fase successiva (IV a, sec. 15°) segna invece un regresso. Ad AliŞar si nota la decadenza della vita e la scomparsa delle fortificazioni.

L'impero hittita (1460-1200) è il periodo della fioritura e della massima espansione degli Hittiti, seguito dalla rapida e quasi improvvisa scomparsa, sotto l'urto travolgente dei "Popoli del Mare" (ca. 1200). Nonostante la ricchezza e i documenti fornitici da questo periodo non si è tuttavia ancora in grado di tracciare, con datazioni precise, lo sviluppo dell'architettura. La tecnica di costruzioni in grandi blocchi s'accentua, s'introduce la volta a corbello, lo zoccolo di pietra dei muri esterni prima in uso è sostituito nei templi dagli "ortostati". I muri sono costituiti da serie di pilastri i cui interstizî vengono riempiti con materiale sciolto. Si perfeziona la tecnica delle fortificazioni. I muri a cassoni ripetuti con sporgenze esterne a sega o a pilastri, tirati su a piombo invece che a pendenza, con postierle e gradinate d'accesso, e l'adattamento delle mura alla natura del terreno hanno fatto degli Hittiti i maestri nella costruzione di fortezze. Nelle abitazioni si nota la mancanza di simmetria e di disegno chiaro, e i complessi di edifici si organizzano piuttosto a disposizione concentrica, o a "inclusione". Caratteristico è l'atrio a colonne, che secondo R. Naumann sta a sé come unità costruttiva e può adattarsi a funzioni diverse: come parte anteriore di un tempio, come portale o come sala d'udienze. Esso corrisponde al khilammar dei testi hittiti e probabilmente al bīt khilāni delle iscrizioni assire. In conclusione, l'architettura hittita si compone di una forte base locale, derivata dai Protohatti, e di qualche influsso da sud-est, come per esempio il motivo delle torri equidistanti, importato probabilmente dalla Mesopotamia e dalla Siria del nord. A sua volta, essa ha esercitato influssi in occidente (motivo delle torri di Troia VI) e a sud, in Cilicia, e più lontano, fino a Tell Açana III, ecc. Scomparso l'impero hittita, sotto la valanga dei "Popoli del Mare", gruppi di Hittiti e Luvi migrano di là dal Tauro nella Siria del nord, dove si impongono, come componente determinante, alle genti del luogo, cui s'aggiungono Aramei dal sud; si perviene così alla costituzione di piccoli principati con una forma culturale specifica "posthittita" o "neohittita" in cui dominano i caratteri locali per quanto riguarda l'architettura (templi, palazzi, tombe). Politicamente i principati neohittiti entrano nella sfera d'influenza assira (v., in questa App., siria: Archeologia).

La ripresa, seguita al passaggio distruttore dei movimenti di popoli al volgere del I millennio, trova insediati nell'Asia Minore i Frigi, i quali compaiono nella storia degli annali di Tiglat Pileser I (sec. 12°) e poi più tardi in quelli di Sargon II (sec. 8°), sotto il nome di Mushki. La loro sede principale è nell'alta valle del Sangario, dove attorno alla favolosa città di Mida si trovano eccezionali monumenti intagliati nella roccia, che insieme con le rovine della città di Gordio ci hanno rivelato l'arte frigia. A Gordio avevano scavato nel 1900 i fratelli Körte, ma con possibilità tecniche e finanziarie limitate. Una spedizione del Museo dell'Università di Filadelfia (S. U. A.) dal 1950 in avanti è riuscita, oltre allo scavo di tombe minori, a penetrare nella tomba del tumulo più grande, che fu trovata intatta. Il bottino, assai numeroso e ricco, permette di farsi un'idea adeguata dell'abilità tecnica e artistica dei Frigi intorno al 725-700 a. C. Il dominio frigio viene poi abbattuto dai Cimmerî, nuovi invasori, e l'ultimo re Mida si uccide. Il centro politico si sposta allora verso sud nelle mani dei Lidî, con Sardi capitale e durerà fino alle guerre persiane. Ma già sotto i Frigi l'Asia Minore s'è orientata verso Occidente e la sua cultura si incontra decisivamente con quella greca. Vedi tav. f. t.

Bibl.: A. Goetze, Kleinasien (Kulturgeschichte des Alten Orients, 3, i, in Handbuch der Albertumswiss.), 2ª ed., Monaco di Baviera 1957 (opera fondamentale sulla civiltà e storia dell'Asia Minore, redatta sulle fonti originali); K. Bittel, Grundzüge der Vor- und Frühgeschichte Kleinasiens, Tubinga, 2ª ed., 1950 (ottima presentazione del materiale archeologico secondo i varî periodi); H. Bossert, Altanatolien, Berlino 1942 (importante raccolta di illustrazioni, ottimo complemento all'opera precedente); R. Naumann, Architektur Kleinasiens von ihren Anfängen bis zum Ende der hethitischen Zeit, Tubinga 1955 (opera fondamentale per la conoscenza dello sviluppo dell'architettura in Asia Minore); C. F.-A. Schaeffer, Stratigraphie comparée et chronologie de l'Asie Occidentale, Oxford 1948; S. Lloyd, Early Anatolia, Harmondsworth 1956; M. Riemschneider, Die Welt der Hethiter, 108 tavole e una carta, Stoccarda 1954; G. Furlani, Storia della Mesopotamia e dell'Asia Minore, in Civiltà dell'Oriente, Roma 1956, I, pp. 153-157; R. S. Young, The Gordion tomb, in "Expedition" The Bulletin of the University Museum of Pennsylvania, I (1958), pp. 3-13. Nei volumi sopra elencati si trova più ampia bibliografia specifica e anteriore; inoltre l'aggiornamento bibliografico è fornito, oltreché dalle riviste specializzate, dalla Bibliographie analytique de l'assyriologie et de l'archéologie du Proche-Orient, vol. I, Section A, L'archéologie, Leida 1956 (e segg.).

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