Miller, Arthur

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Drammaturgo statunitense (New York 1915 - Roxbury, Connecticut, 2005). Figura d'intellettuale impegnato, fu, insieme a T. Williams, tra gli autori più significativi del teatro americano. Laureatosi in giornalismo all'univ. del Mich igan (1938), esercitò tale professione; esordì nel teatro nel 1944 con The man who had all the luck e Situation normal. Dopo il romanzo Focus (1945; trad. it. 1957), sull'antisemitismo, s'impegnò in drammi di critica sociale: All my sons (1947), contro i profittatori di guerra; Death of a salesman (1949), la sua opera migliore, il cui protagonista, vittima dei falsi valori, divenne il simbolo dell'uomo medio americano; The crucible (1953), denuncia in chiave metaforica del maccartismo, di cui poco dopo lo stesso M. sarebbe stato vittima (fu processato nel 1957); A view from the bridge (1955), sul tema dell'immigrazione. Dal tormentato matrimonio con l'attrice M. Monroe, per la quale scrisse il soggetto e la sceneggiatura del film di J. Huston The misfits (Gli spostati, 1961), nacque After the fall (1964), che suscitò scalpore per lo scoperto autobiografismo. Seguirono Incident at Vichy (1964), e The price (1968), sul rapporto tra responsabilità individuale e responsabilità collettiva. Dopo un decennio di crisi creativa, M. tornò a proporsi, sia pure con minore incisività, con The American clock ed Elegy for a lady (1980); Some kind of love story (1983); Danger memory (1986); The rider down mount Morgan (1991); Broken glass (1994); Mr. Peters'connections (1998); Resurrection Blues (2002). Fu autore anche di una raccolta di racconti (I don't need you any more and other stories, 1967), e di un libro d'impressioni autobiografiche (Timebends, 1987; trad. it. Svolte, 1988). Quasi tutti i suoi drammi sono stati tradotti e rappresentati in Italia.

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