NORICO-PANNONICA, Arte

Enciclopedia dell' Arte Antica (1996)

NORICO-PANNONICA, Arte (v. vol. V, p. 558, s.v. Noricum)

O. Harl

Nonostante le diverse vicende storiche, in epoca imperiale le provincie del Norico e della Pannonia costituivano per molti riguardi un'unità (v. Provincie romane: Noricum e Pannonia). Esse erano abitate da una popolazione di origine celtica, la cui romanizzazione fu molto forte soprattutto nel Norico meridionale, ma non certo irrilevante nelle altre zone; le regioni erano intensamente urbanizzate, con un ricco ceto elevato, e diedero vita a distretti militari fortemente omogenei con città capitali importanti da un punto di vista economico e con accampamenti di legionari. A ciò si aggiunga la duratura influenza culturale esercitata dall'Italia settentrionale, tramite la metropoli di Aquileia, ed evidente soprattutto lungo le strade provenienti dal Meridione. In tali condizioni si formò un'area artistica che nell'ambito della scultura in pietra si distingue nettamente da quella della Rezia e della Dalmazia. La maggior parte delle pietre scolpite dal Norico e dalla Pannonia denota un alto livello qualitativo; sono poche, tuttavia (anche se non è da escludere che potessero essere in origine più numerose), quelle paragonabili alle opere romano-urbane.

La produzione artistica «norico-pannonica» non include l'«arte militare», strettamente circoscritta alla zona del limes e rappresentata da sculture a tutto tondo e stele funerarie. Essa comprende lavori di elevata qualità, con influssi italico-settentrionali, ma anche manufatti primitivi, quasi caricaturali. All'«arte militare» vanno similmente ascritte stele funerarie di soldati appartenenti alle truppe ausiliarie del I sec. d.C., rinvenute soprattutto nel Norico meridionale. Sono ugualmente da escludere dall'ambito artistico in esame i monumenti in pietra di carattere spiccatamente orientale, attestati nella zona di Gorsium e di Intercisa.

La vera arte n.-p. ebbe i suoi centri nei municipia del retroterra, innanzitutto nel Norico meridionale. Sebbene abbia creato opere di notevole originalità, il suo carattere autonomo non è stato ancora adeguatamente messo in rilievo e talvolta è stato addirittura negato. La sua corretta valutazione è ostacolata dal fatto che quasi tutti i manufatti in pietra sono inglobati in murature di chiese, dunque privi di indicazioni sul loro luogo di rinvenimento, e non si è ancora tentato in modo soddisfacente di comprendere la loro originaria utilizzazione. Nuovi impulsi alla ricerca sono stati offerti dal ritrovamento e dalla ricostruzione delle edicole funerarie di Šempeter (Slovenia), conservatesi integralmente.

Il punto di partenza per una comprensione dell'arte n.-p., in base ai numerosi monumenti conservati, è necessariamente costituito dall'arte funeraria e in particolare dalle testimonianze di Virunum, luogo di provenienza della maggior parte del materiale.

Grazie alla fotografia aerea si è stabilito che lungo le vie che escono da Virunum si sussegue, per una lunghezza di un minimo di 4,3 km, una serie di aree sepolcrali collegate l'una all'altra, ognuna delle quali recintata da un muro e con al suo interno almeno un grande monumento funerario. Inoltre, nella zona immediatamente antistante la città, sono state individuate le fondamenta di costruzioni funerarie a torre del tipo attestato a Šempeter.

La prevalenza dei due tipi di costruzioni funerarie, recinto familiare ed edicola, costituisce una tipologia che si differenzia nettamente da quella dei monumenti funerarî di Roma; inoltre, come hanno dimostrato scavi recenti, diversamente da quanto avviene a Roma, la pratica della cremazione nel Norico e nella Pannonia tende a scomparire soltanto dalla seconda metà del III secolo. Pertanto i suddetti modi di sepoltura, ideati per la cremazione, e con il loro specifico linguaggio artistico, dovettero rimanere in uso fino a quell'epoca.

Dai materiali archeologici e dalla fotografia aerea risulta che Virunum è stata sede di una società agiata, relativamente poco stratificata e con una struttura stabile. Una valutazione dell'arte n.-p. deve tener conto di questi fattori storici e sociali.

Tipologia dei monumenti funerarî e temi caratteristici. - Dal 1952, da quando a Šempeter furono rinvenute e restaurate edicole funerarie in eccellente stato di conservazione, interrate già nel III sec. d.C. a causa di una inondazione, si è potuto disporre di un importante punto di riferimento riguardo al repertorio architettonico e artistico di questo tipo funerario. Quindi, pilastri ornamentali, architravi, frontoni, cassettoni, colonne e altri elementi architettonici tipici, come pure le statue sepolcrali, provenienti da località diverse, sono riconducibili a questo tipo monumentale. Da ciò risulta che le edicole funerarie erano molto più numerose e diffuse di quanto non si credesse in precedenza. La loro regolare distribuzione nelle campagne sfruttate a fini agricoli, dove in molti casi è stata accertata l'esistenza di grandi tenute, induce ad attribuirle alla classe dei ricchi proprietari terrieri. Le edicole funerarie possono dunque essere considerate un modello architettonico peculiare dell'area artistica norico-pannonica.

Nel Norico meridionale è attestato il medaglione circolare isolato, una particolare variante della nicchia circolare, in cui il busto della defunta o del defunto è circondato da una ghirlanda di foglie e coronato da una piccola copertura. È stato dimostrato che la ricostruzione proposta da Saifnitz-Camporosso, e frequentemente riprodotta a partire dal 1909, in cui un medaglione circolare isolato è montato su un altare funerario, è falsa; il modo in cui tali medaglioni venivano montati resta ancora da chiarire.

Sulle facce laterali degli altari sepolcrali sono di frequente rappresentate le giovani figure di un domestico o di una domestica, spesso nell'atto di sacrificare (v. oltre).

Tra i monumenti sepolcrali più diffusi sono da annoverare le stele funerarie. Nella massa, che in epoca imperiale resta fedele allo schema tradizionale, si distinguono alcune varianti locali: la c.d. Berlina di Pettau, alta quasi 5 m e la stele dei Cantii di St. Leonhard, presso Graz.

Una lastra di pietra dipinta, ritrovata nel 1972 a Brunn am Gebirge (a S di Vienna), posta a delimitazione di una tomba a inumazione tardo-antica, getta luce su un tipo di sepoltura di cui non si era a conoscenza. La lastra, che ritrae una giovane figura femminile in costume locale, dipinta su uno strato di stucco, costituiva probabilmente la parte laterale di un tipo semplificato di edicola funeraria che - economico è di lavorazione relativamente semplice - potrebbe essere stato molto diffuso.

I monumenti funerarî descritti riflettono la struttura della società provinciale: essendo nella maggior parte dei casi completate da statue (apoteosi privata), conservatesi di rado, e talvolta decorate da fasces e da una sella curulis (Bad Waltersdorf), le edicole funerarie sono da considerare il tipo di sepoltura caratteristico della classe elevata municipale; la classe media è forse rappresentata dai medaglioni circolari, dai busti e dalle stele.

Raffigurazioni dei defunti. - Uno dei temi favoriti era la rappresentazione a rilievo del defunto o della defunta all'interno di una nicchia quadrangolare o circolare, di solito limitatamente al busto, in modo tale da rendere visibili i gioielli delle donne e la tunica o la toga degli uomini, drappeggiata con cura e, nel III sec., contabulata. Una vistosa colorazione dava maggiore risalto ai dettagli. Una speciale attenzione era sempre riservata alla resa del costume femminile, ricco di elementi tondeggianti e quadrangolari. Le diverse forme di copricapo, fibbie e altri ornamenti possono essere suddivise in gruppi regionali: nel Norico si incontra soprattutto una cuffia costituita da un panno intrecciato, di tipo diverso a seconda della zona; nell'area urbana di Virunum, in particolare, è di moda un copricapo in cuoio, pelliccia o feltro, simile al modius, sul quale era posto un velo; nella Pannonia nord-occidentale prevale una sorta di copricapo a due punte, in pelliccia (?) e nel resto della Pannonia una cuffia di velo. Le fibbie sono in genere lavorate con precisione tale da prestarsi a un'analisi tipologica. La ricchezza dei monili rispecchiava lo status economico della defunta.

Al contrario delle donne, che vestono secondo la moda locale, gli uomini figurano in abbigliamento romano, spesso recano un rotolo di pergamena in una mano, mentre l'altra è alzata in una sorta di gesto oratorio, e per lo più portano la barba. Quest'ultimo elemento indica che la maggior parte dei ritratti in pietra non furono lavorati prima del 124 d.C., anno in cui Adriano si recò in Pannonia (e forse nel Norico).

Raffigurazioni di domestici. - Sulle superfici laterali degli altari sepolcrali e delle edicole funerarie si trovano spesso, affrontati, due domestici, uomo e donna, con gli strumenti per il sacrifìcio. Contrariamente ai defunti, essi sono rappresentati sempre in aspetto giovanile; gli uomini indossano di regola una tunica, le donne il costume locale, costituito da una lunga sottoveste, al di sopra della quale è portata una veste più corta a maniche larghe, stretta sotto il petto. Una variante festiva di questo abbigliamento locale consiste in una gonna a pieghe e in una veste senza maniche, assicurata con una grande fibbia e stretta con una cintura in cuoio dalle terminazioni placcate in metallo. Frammenti di tali cinture sono stati rinvenuti in sepolture del Norico meridionale e della Pannonia occidentale. Per le figure di domestiche è stata adottata la definizione di «ragazza norica».

«Pietre Boier». - Nella Pannonia nord-occidentale ebbe notevole diffusione un tipo di stele caratterizzato da una tecnica primitiva nell'incisione e nel rilievo, da rapporti proporzionali scorretti, da un'onomastica locale, da una grafia irregolare e da iscrizioni in latino corrotto. L'epoca della comparsa di queste stele non è nota, tuttavia la fine del loro impiego è da far risalire alle guerre marcomanne. Contrariamente a quanto si osserva nelle altre aree di entrambe le provincie, dei defunti si rappresenta anche la figura intera, stante o seduta. Il rilievo è molto basso e la pittura doveva svolgere un ruolo importante; per questo motivo è possibile ritenere che le «Pietre Boier» fossero collocate nelle immediate vicinanze delle lastre sepolcrali. Sia le «Pietre Boier» che le lastre dipinte sembrano influenzate dall'arte della lavorazione del legno delle Alpi orientali. Mancano testimonianze dirette sull'impiego del legno nell'arte funeraria, tuttavia un suo utilizzo consentirebbe di dare una risposta ad alcune questioni di carattere artistico, architettonico e cronologico. Se nel I sec. d.C. le pietre sepolcrali compaiono soltanto sul Magdalensberg e nella zona militare, ovviamente altrove la popolazione civile utilizzava ancora il legno per la costruzione dei propri monumenti sepolcrali; il passaggio alla pietra si pone tra la fine del I e gli inizî del II secolo.

Miti. - La predilezione per i temi mitologici, caratteristica della Gallia, si riscontra anche nelle edicole e nelle elaborate stele funerarie del Norico e della Pannonia. Nelle edicole, le scene mitologiche occupano in genere la parte anteriore della base e a volte anche i suoi lati; nelle stele, si trovano nella maggioranza dei casi nel campo a rilievo principale e a volte nel frontone. Il tema è riassunto in una scena; solo di rado viene rappresentato un intero ciclo (p.es. il ciclo di Eracle a Solva). Sebbene sia proprio la leggenda di Eracle una delle più amate (tredici testimonianze nelle due Provincie), l'illustrazione del repertorio mitologico colpisce per la sua varietà; si dà spazio anche a miti meno noti (p.es. Achille dalle figlie di Licomede a Virunum), oppure a versioni di miti (p.es. Cieno a Vindobona) che ancora attendono un'interpretazione (p.es. l'immagine alla base della c.d. Berlina di Pettau, in Slovenia). Quanto più si rivela la notevole diffusione delle scene mitologiche nell'ambito delle decorazioni pittoriche di edifici pubblici e privati della provincia, tanto meno convincenti sono i tentativi di interpretare in senso escatologico tali scene nel caso delle costruzioni sepolcrali. Esse non lasciano trasparire che una generica aspirazione alla trascendenza. Solo raramente si notano affinità con le rappresentazioni mitologiche su sarcofagi da Roma e, in generale, con l'arte della capitale. Resta da chiarire l'origine delle tradizioni mitologiche e delle loro iconografie nel Norico e nella Pannonia; Aquileia è da escludere, poiché non vi è documentato niente di simile.

Voluta norico-pannonica. - Molti rilievi o tabulae ansatae sono incorniciati o coronati da un ornamento a nastro ondulato; sebbene sia attestato ad Aquileia e anche a Roma, esso è tipico del Norico e della Pannonia. La voluta norico-pannonica sembra risalire all'epoca severiana ed è l'unico motivo artistico che si trasmise da queste provincie verso Roma; esso compare su sarcofagi degli inizî dell'epoca tetrarchica e probabilmente fu introdotto a Roma dagli imperatori-generali pannonici.

Cronologia. - Fino a epoca recente si è ritenuto che l'arte n.-p. si fosse sviluppata da una radice celtica e che, dopo una prima fioritura nel I sec. d.C., avesse raggiunto l'apice nella prima metà del II sec., per scomparire improvvisamente con le guerre marcomanne, fra il 173 e il 181. Nuovi studi hanno modificato in modo significativo questa tradizionale linea evolutiva. Si è mostrato che i sarcofagi a rilievo sono del tutto assenti nel Norico, mentre nella Pannonia sono attestati soltanto nell'ambito degli accampamenti legionari. Il passaggio dalla cremazione all'inumazione è da collocare non prima della seconda metà del III sec., e poiché le edicole funerarie e tutti i rilievi sepolcrali sono da connettere alla cremazione, la durata dell'attività artistica norico-pannonica va prolungata fino agli anni intorno al 240 d.C., e la sua fine è da porre in relazione al generale crollo economico di entrambe le Provincie. Ciò trova conferma anche in alcuni elementi del costume (soprattutto l'uso della toga contabulata).

Anche la cronologia degli inizî va modificata: se si escludono le sculture di influsso italico-settentrionale, le stele funerarie del Magdalensberg e le stele dei militari di stanza nelle due Provincie, anche queste dipendenti da modelli dell'Italia settentrionale, mancano quasi del tutto sculture e rilievi attribuibili al I sec. d.C., circostanza che in parte potrebbe trovare una spiegazione nell'uso del legno. I primi rilievi databili con sicurezza risalgono al 100 d.C.; fatto questo che può essere messo in relazione con l'incipiente crisi economica dell'Italia settentrionale. Nel Norico e in entrambe le Pannonie il progresso economico favorito dalla costruzione del limes del Danubio stimolò la richiesta di sculture in pietra e di costruzioni sepolcrali. Il fatto che una lavorazione artistica autonoma della pietra abbia inizio solo intorno al 100 d.C. rende difficile verificare con precisione in che modo e in quale misura si siano trasmessi gli influssi della tradizione celtica: tale trasmissione sarebbe stata forse ricostruibile solo seguendo nelle sue fasi la lavorazione del legno, che tuttavia non ha lasciato alcuna testimonianza.

Questione delle «botteghe». - Il rapporto esistente fra l'arte funeraria e la pittura murale provinciali acquista sempre maggiore evidenza. Se nelle decorazioni dei monumenti funerarî e delle abitazioni (come pure nelle arti minori) ritroviamo tematiche e motivi simili, bisognerà cercarne i modelli comuni. Inoltre, troppo spesso si dimentica che le sculture erano dipinte; di conseguenza si sopravvaluta il lavoro dello scalpello a discapito del rapporto esistente tra le officine dei pittori e quelle degli scultori. Quanto alla relazione con la pittura murale ed eventualmente anche con le arti figurative minori, si potrà forse trovare una risposta adeguata alla questione dei c.d. album di modelli, finora posta senza alcun esito. A ogni modo, è un dato di fatto che, nella cospicua offerta di forme figurative, decorative e architettoniche, l'artigiano provinciale apportava di continuo variazioni e creava nuove combinazioni. Le opere mal riuscite, tuttavia, dimostrano che egli attribuiva maggiore importanza agli elementi di moda, del costume e del corredo civile e militare, che non ai rapporti proporzionali e alla qualità artistica del prodotto.

Nonostante le ricerche stilistiche facciano emergere un «Maestro di Virunum», la cui produzione scultorea a tutto tondo supera di gran lunga i confini della città di Virunum, e abbiano individuato nella zona di Lauriacum un'officina che avrebbe come tratto di riconoscimento un particolare tipo di girale d'acanto, non è tuttavia possibile concepirne un'attività continuativa: l'arte n.-p. manca di uno sviluppo stilistico, artistico e tematico, e le edicole funerarie, che potevano essere lavorate soltanto sul posto cui erano destinate e con grosso dispendio tecnico, sono troppo numerose e disperse nel retroterra dei municipi. Riesce più facile immaginare maestranze itineranti che si riunivano in modo spontaneo, per portare a termine degli incarichi e che si separavano una volta terminato il lavoro. La continuità formale e contenutistica delle rappresentazioni era garantita non tanto dall'officina quanto dal committente, il quale, più che ordinare un'opera d'arte, mirava a esprimere la sua condizione sociale.

Le edicole funerarie con statue, le rappresentazioni di domestici in atto di sacrificare e di altro personale ausiliario, la meticolosa resa dell'abbigliamento rispecchiano le differenziazioni all'interno della società della provincia.

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