Gotica, arte

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

gotica, arte

Flaminia Giorgi Rossi

L'ultimo grande stile europeo dell'arte medievale

Il luogo di nascita e di diffusione del gotico è la Francia settentrionale. Il termine gotico venne usato originariamente nel Quattrocento per indicare un tipo di scrittura, mentre più tardi fu applicato con senso dispregiativo all'arte del periodo fra il romanico e il Rinascimento. Dominare le forme della natura facendole derivare da figure geometriche o includendole in esse è la grande aspirazione degli artisti di quest'epoca. Carattere comune dello stile gotico è il linearismo, ossia la tendenza a impostare le opere d'arte sulle linee piuttosto che sulle masse, siano esse linee ritmiche, ondulate, o tese che suggeriscono uno slancio verso l'alto. Solo verso la metà del Settecento, prima in Inghilterra e poi anche in Francia e in Germania, inizia il processo di rivalutazione dell'arte gotica

Una nuova concezione artistica

Fra il Duecento e il Trecento si verifica un importante cambiamento nell'arte figurativa: la rappresentazione simbolica della realtà tipica dei secoli precedenti lascia il posto a una visione più naturalistica. Nella scultura le figure hanno atteggiamenti più spontanei e mostrano un'estrema eleganza unita a una tendenza al linearismo. Nelle pale dipinte e negli affreschi i pittori tornano a raffigurare la realtà. Danno volume ai corpi, siano essi di santi, di personaggi biblici o della Madonna, accentuando la forza espressiva e il carattere umano delle figure.

Muta poi il modo di rappresentare lo spazio: le scene dipinte si arricchiscono di notazioni ambientali, paesaggi o architetture. Con l'arte gotica si afferma un nuovo gusto coloristico. Si utilizzano colori chiari, compatti, brillanti, leggeri e senza ombre. Inoltre il colore diventa realistico: gli alberi sono verdi e le rocce marroni. Solo per alcuni elementi rimane un colore simbolico, come il manto blu della Madonna. Molto comune nel Medioevo è anche l'uso del fondo oro, che proviene dall'arte bizantina: esso produce un effetto bidimensionale e serve a evidenziare il carattere sacro dell'immagine. Infine un aspetto peculiare dei dipinti gotici è l'equilibrio della composizione il cui disegno, spesso basato su regole di simmetria e di geometria, è studiato con attenzione.

Statue come colonne

Il luogo di nascita della scultura gotica e il suo centro d'irradiazione è l'Île-de-France, regione della Francia settentrionale dove vengono erette le prime grandi cattedrali del 12° e 13° secolo. La decorazione di queste chiese è soprattutto scultorea e tende ad assumere via via una sempre maggiore importanza. La scultura non è più semplicemente decorazione delle parti architettoniche (capitelli, rosoni, timpani) ma tende a spostarsi verso l'esterno della chiesa e ad assumere un valore autonomo. Intorno ai grandi portali, come quelli delle Cattedrali di Chartres e di Notre Dame di Parigi o dell'Abbazia di Saint Denis, si dispongono statue che sostituiscono le colonne: esse sono la prima prova, secondo molti studiosi, del nuovo stile. Anche nei soggetti raffigurati c'è un cambiamento: si tende ad abbandonare il repertorio simbolico o mostruoso tipico della precedente arte romanica per accostarsi all'uomo. Ricompare la figura umana a grandezza naturale.

Sculture che si animano

In Italia, mancando un centro di potere unico, la diffusione del nuovo stile è frammentaria e frenata dalla presenza dello stile romanico, assai ricco e con diverse varietà regionali. Un caso a parte è rappresentato dal regno di Federico di Svevia, imperatore tedesco, re di Puglia e di Sicilia, che preferisce il Mezzogiorno alla Germania. Intorno alla sua straordinaria personalità fiorisce un centro di cultura laica, aperta e internazionale, che fonde insieme influenze gotiche, arabe, normanne, bizantine e classiche. A questo mondo appartiene il primo grande scultore italiano: Nicola de Apulia, detto poi Pisano dalla città dove si trasferisce (13° secolo). I suoi pulpiti ‒ palchi soprelevati da cui parla il predicatore ‒ con scene figurate scolpite mostrano sia una padronanza del nuovo stile gotico sia una conoscenza dell'antica scultura classica, appresa attraverso i sarcofaghi. Il figlio Giovanni è più legato alla cultura francese. Se si osservano le sue statue della facciata del Duomo di Siena si nota un elemento tipico del gotico: l'hanchement, parola francese che significa "ancheggiamento". In questa posizione il busto, poggiato su un'anca, si flette leggermente, e le statue tendono a girarsi, staccandosi dalla parete e volgendosi verso l'osservatore. È come se con quel movimento le sculture rompessero il loro isolamento spaziale entrando in contatto con i fedeli. Diversa dalla strada gotica seguita da Giovanni è la strada battuta dallo scultore toscano Arnolfo di Cambio (seconda metà del 13° secolo), attivo nella bottega dei Pisano, poi a Firenze, a Roma, al servizio di Carlo d'Angiò, a cui dedica una massiccia ed energica scultura. Arnolfo rinnova il monumento funebre e il ciborio ‒ ossia l'edicola con colonne che nelle chiese antiche si trova sopra l'altare maggiore ‒ introducendo elementi del gotico rayonnant ("raggiante"): uno stile ricchissimo di ornamenti, al punto che le decorazioni nascondono la struttura in cui sono inserite. Questo linguaggio, sorto a Parigi alla corte di Luigi IX nella metà del Duecento, è introdotto in Italia meridionale dalla dinastia angioina.

Le due rivali in pittura: Siena e Firenze

La pittura gotica giunge a livelli espressivi altissimi in Toscana e in particolare a Siena e a Firenze. A Siena si distingue per la ricerca minuziosa dei particolari, per la raffinatezza della decorazione e per il linearismo. Si tratta spesso di caratteri ereditati dalla tradizione bizantina ma combinati con le novità del gotico francese introdotto nella città dagli scultori della famiglia Pisano. Il pittore Duccio di Buoninsegna ‒ autore della famosa pala con la Maestà per il Duomo di Siena, oggi conservata al Museo dell'opera del Duomo ‒ è a capo di una bottega molto fiorente. In essa si formano Simone Martini e Pietro e Ambrogio Lorenzetti, autore quest'ultimo di un importante ciclo di affreschi di tema civile nel Palazzo pubblico di Siena: le allegorie del buono e del cattivo governo. A Firenze operano invece Cimabue e Giotto. Il primo introduce nelle sue opere, ancora legate a schemi bizantini, un nuovo senso di umanità. Le sue madonne esprimono dolcezza materna, mentre il suo famoso Crocifisso di Santa Croce descrive il dolore umano. Giotto, forse suo allievo, è invece il grande innovatore. Dipinge ampi scenari e rappresenta la profondità. Compone per masse attraverso il chiaroscuro, applica una prospettiva di tipo intuitivo, ossia non basata su precise regole matematiche ma sull'adozione di un unico punto di fuga, che gli permette di inserire le figure nello spazio. Fra le due città rivali ci sono stati anche scambi culturali che hanno permesso ai due diversi linguaggi artistici di entrare in contatto. Alcune delle novità di Cimabue, per esempio, giungono a Siena in modo curioso, vale a dire attraverso Coppo di Marcovaldo, un pittore allievo di Cimabue fatto prigioniero dai senesi durante la battaglia combattuta contro Firenze a Montaperti. Ma gli scambi più fecondi avvengono nel grande cantiere di Assisi.

Il poverello d'Assisi

Nel 1226 muore Francesco Bernardone, meglio noto come s. Francesco d'Assisi. La straordinaria fortuna della figura del santo è dovuta soprattutto alla sua religiosità semplice e popolare, alla sua predicazione intima e affettiva.

Francesco ha una visione della natura diretta, non allegorica e nemmeno simbolica. Il suo rapporto con i personaggi sacri è sentimentale, familiare e quasi confidenziale. Questi aspetti della sua fede hanno molti lati in comune con il nuovo credo artistico. Inoltre, la vicenda terrena del santo offre ai pittori materiale nuovo da illustrare, libero dai vecchi schemi tradizionali. La figura stessa di Francesco, i suoi tratti ancora vivi nella memoria dei pittori che lo hanno incontrato, rappresenta l'ingresso del mondo contemporaneo e dell'attualità nell'iconografia sacra, o in altre parole la modernizzazione delle raffigurazioni religiose.

Così l'affresco del Sacro Speco di Subiaco, eseguito a due anni dalla morte del santo, nella sua immediatezza è quasi un ritratto. Inoltre alla committenza francescana si deve l'eccezionale incremento di crocifissi dipinti come quello che secondo la leggenda parlò al santo.

Il grande cantiere d'Assisi

Il luogo del rinnovamento artistico e dell'aggiornamento in senso moderno dell'arte è il prodigioso cantiere della basilica del santo ad Assisi. Qui confluiscono tutti i più grandi artisti a cavallo fra Duecento e Trecento. Vi operano le maestranze oltramontane, vale a dire quegli artisti itineranti di provenienza nordica, che operavano in gruppo. Accanto vi troviamo toscani come Cimabue e Giotto, romani come Torriti, senesi come Duccio, Simone Martini e Pietro Lorenzetti. Le loro ricerche, moderne anche esse, si muovono verso il superamento del linearismo e della bidimensionalità. In questa direzione si compiono i primi passi nella rappresentazione in profondità dello spazio e del volume, che troveranno il loro sviluppo nel Rinascimento.

Numerosi altri maestri convergono ad Assisi per tutto il Trecento e ‒ sebbene meno famosi ‒ anche a loro si deve l'assimilazione e la diffusione del nuovo linguaggio.

Arti minori, ma non tanto

Si usa chiamare arti minori i manufatti ‒ come miniature, smalti, tessuti, vetrate, avori intagliati, metalli lavorati e oreficeria ‒ che all'epoca non erano assolutamente considerati tali. Anzi, fra le testimonianze più interessanti dello stile gotico vi sono proprio le miniature, che illustrano i primi manoscritti medievali. Queste non sono più limitate ai capilettera, ma appaiono anche inserite nel testo come illustrazioni. Vi si nota il tentativo di rendere la profondità dello spazio con architetture o paesaggi e la ricerca dell'espressione nelle figure. Nel 1194 un grande incendio distrugge quasi completamente la Cattedrale di Chartres: le maestranze che avviano la ricostruzione adottano soluzioni innovative, fra cui la più importante consiste nella maggior riduzione possibile dello spessore della parete, di cui resta quasi solo lo scheletro portante riempito da grandi vetrate. Queste funzionano come un diaframma trasparente fra esterno e interno. Diffuse soprattutto in Francia, sono costruite connettendo fra loro, tramite listelli di piombo, frammenti di vetro colorato in modo da formare figure, le quali sono poi completate nei particolari con colore bruno fissato a fuoco, detto grisaille. Data la fragilità del materiale, le vetrate giunte fino a noi sono poche. Le più notevoli sono quelle della Cattedrale di Chartres e della Sainte-Chapelle di Parigi (13° secolo). Le vetrate, con i loro colori intensi e splendenti, attenuano l'intensità abbagliante della luce. Così hanno anche un significato simbolico, perché la luce ‒ metafora della grazia divina ‒ giunge al fedele tramite la mediazione della Chiesa.

L'autunno del Medioevo

Le arti figurative, come anche la letteratura, diffondono nel Quattrocento gli ideali della vita cortese e l'universo favoloso e irreale del mondo cavalleresco. Questi ideali sembrano essere come un serbatoio artistico di modelli di comportamento a uso e consumo della nascente borghesia, ossia della nuova classe media, che emerge nei primi anni del secolo, determinando il passaggio dalle corti medievali ai comuni e alle signorie rinascimentali.

Gli artisti celebrano dunque nostalgicamente gli ideali antichi, rivestendo mercanti e banchieri dei panni di cavalieri. Questo periodo, che lo storico olandese Johan Huizinga chiama "autunno medievale", è caratterizzato anche dal progressivo abbandono della concezione simbolica e sistematica medievale dell'universo, soppiantata da un interesse realistico, sia nell'arte sia nella letteratura. Dal punto di vista formale questo stile, che prende il nome di gotico internazionale ‒ o cortese, o flamboyant (in francese "fiammeggiante", "esuberante") ‒ si basa su un'accentuazione estrema del linearismo e del colorismo puro del gotico.

In Borgogna lo scultore Claus Sluter è uno dei più felici interpreti dello stile internazionale. Nel campo della miniatura spiccano i fratelli Pol Hermann e Jehannequin de Limbourg, al servizio del duca Jean de Berry, colto mecenate, possessore di una delle più grandi biblioteche d'Europa. Le loro illustrazioni per l'opera Les très riches heures ("Le ore più ricche") mostrano, in un tono da evocazione fiabesca nostalgica, i passatempi della corte nei diversi periodi dell'anno.

In Italia lo spirito del gotico internazionale esplode in Lombardia. A Milano sotto Gian Galeazzo Visconti sorge una vera e propria scuola attorno a Giovannino de' Grassi. Tra fine Trecento e primi decenni del Quattrocento Verona, con Stefano da Verona e Pisanello, diventa una delle capitali del gusto cortese. Tra Marche, Venezia e Firenze si distingue l'opera di Gentile da Fabriano, il più importante pittore tardogotico italiano.

Suger, l'abate spregiudicato

Suger, abate di Saint Denis dal 1122 al 1151 (anno della sua morte), è una figura di straordinario rilievo nella storia della Francia e della nascita del gotico. Egli mette le sue abilità al servizio di due grandi ambizioni: rafforzare la corona e abbellire la sua abbazia. Proprio come un moderno uomo d'affari, amplia e migliora tutti i possessi economici dell'abbazia, creando solide basi per una radicale riorganizzazione del convento stesso. Così, amante dello splendore e della bellezza, può finanziare il rinnovamento artistico della sua chiesa, colmandola di tesori. E mentre s. Bernardo tuonava contro i fasti dell'abbazia chiamandola "sinagoga di satana", Suger rispolvera antichi testi filosofici, custoditi nell'abbazia a difesa della propria condotta. Prende le opere di Dionigi l'Areopagita, identificato con il mitico Saint Denis (s. Dionigi) apostolo delle Gallie, a sostegno delle sue tesi. Dove il santo afferma che la mente umana può elevarsi alle cose immateriali solo se condotta a queste da ciò che è immateriale come la luce, Suger traduce che una vetrata lucente, con soggetti allegorici, "ci solleva dal materiale all'immateriale".

La rinascita del gotico: lo stile neogotico

Fra il Settecento e l'Ottocento si diffonde un movimento che tende a rivalutare la cultura medievale soprattutto dal punto di vista architettonico, considerando l'arte gotica come il punto più alto dell'espressione nordica in contrapposizione allo spirito classico mediterraneo. Si tratta del revival ("rinascita") del gotico, che ha inizio in Inghilterra. Qui, soprattutto nelle zone di provincia, viveva ancora una tradizione tecnica legata all'architettura gotica. Così fra survival e revival, un gioco di parole fra "sopravvivenza" e "recupero", si crea una sorta di continuità del gotico. Il gotico non smette mai di essere presente e attivo. Addirittura si può pensare a una continuità ininterrotta di questo stile che perdura, sotto certi aspetti, fino ai nostri giorni: basta pensare alle sonorità cupe della musica dark e gothic.

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