ARMADIO

Enciclopedia Italiana (1929)

ARMADIO

Francesco COGNASSO
Pietro Toesca

. Mobile già usato certo nell'epoca romana per contenere abiti, libri, utensili, denaro; dai mercanti per rinserrarvi le mercanzie (armarium, da arma, usato genericamente). Qualche esempio se ne trova a Pompei: armadî divisi in due scompartimenti, inferiore e superiore; di solito erano collocati entro incavi del muro. La Chiesa si servì dell'armadio per rinserrarvi l'Eucaristia, per custodirvi vasi sacri, reliquie, arredi ecclesiastici. Tale uso molteplice spiega la divisione dell'armadio in molti scompartimenti indipendenti. Per custodia dei libri sacri è rappresentato un armadio già nei musaici del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna (circa 450), poi nella miniatura iniziale della grande Bibbia Amiatina della Laurenziana, che deriva probabilmente da un codice di Cassiodoro, e in questa esso apparisce decorato di tarsie. L'arrnadiolo delle reliquie del Sancta Sanctorum, in legno di cipresso, è del tempo di papa Leone III (795-816), e nella sua struttura a quattro sportelli, con semplicissimi ornati, riproduce probabilmente un tipo corrente. L'armadio divenne poi il mobile più comune, nelle sacrestie, per conservarvi gli arredi sacri, diviso ordinariamente in due corpi, ché l'inferiore serviva quasi di credenza. Si fecero armadî giganteschi, come quelli introdotti nel 1394 nella sacrestia del nuovo duomo di Milano, per i quali occorse rompere le porte. Nelle nostre chiese si continuarono ad avere armadietti per l'Eucaristia, formati da incavi nel muro con mostre marmoree spesso ricchissime.

Nelle case l'armadio fu adoperato per molti usi. Servì per custodia di carte, di libri, come si fece ad esempio nella libreria viscontea del castello di Pavia, chiusa in armadî a 4 scomparti. Armadî chiusi sono tuttora la caratteristica dello "studiolo" di Federico da Montefeltro in Urbino, della Biblioteca vaticana, degli archivî di corte a Torino, ecc. Spesso nelle librerie si munirono gli armadî di leggii per sorreggere i volumi. Nella famiglia l'uso dell'armadio audò sempre crescendo; e le varie necessità indussero i costruttori a creare varî tipi di armadî. I più antichi armadî sono semplici e massicci, senza ornamenti nella struttura, formata da tavole massicce, anche tenute insieme mediante ferramenta ornate. Potevano essere dipinti: la Schedula artium del monaco Teofilo (secolo XI) indica la maniera di preparare gli sportelli e quelle altre parti dell'armadio destinate a ricevere i dipinti. Ma non restano armadî anteriori al Trecento.

Con questo secolo, in piena arte gotica, la costruzione dell'armadio cambia. Si abbandonano le superficie lisce; si passa all'intelaiatura di piccole tavole chiuse in quadri, tenute da traversine, da cornici sporgenti. Le grosse e pesanti ferramenta esteriori accennano a scomparire nell'interno del mobile. L'ornamentazione del mobile si trasforma: risulta non da un'applicazione esteriore, ma dalla stessa costruzione; dalla combinazione dei piani, dai fregi delle diverse parti. Si continua però l'uso della policromia; ma prevale il lavoro d'intaglio e di scultura. Continuano ad essere giganteschi gli armadî per chiesa, per convento, per libreria; si fanno più snelli quelli per uso domestico; questi nel Rinascimento acquistano sostegni o piedi atti a facilitarne il trasporto. Accanto all'armadio in un corpo solo, col procedere del sec. XVI viene sempre più adoperato quello a due corpi, trattati diversamente. Il corpo inferiore rimane ampio e pesante; il corpo superiore col tempo si stacca sempre più dall'altro, facendosi stretto, slanciato, leggiero. L'armadio arieggia sempre più l'architettura, riproducendo talvolta non solo le linee, ma le più complicate decorazioni architettoniche dell'epoca. La sua struttura, com'è ovvio, rispecchiò il gusto e le forme dei diversi luoghi di produzione: a larghi e solidi partiti in Toscana, specie a Firenze; massiccia a Bologna; più ornata in altri luoghi dell'Italia settentrionale, come in Liguria, dove gl'intagli accennano alla maniera provenzale, e gli armadioli "a bambocci" non sembrano di concetto italiano; freddamente complicata in Francia, e con sottili rilievi; di disegno pesante e impacciato nella Svizzera, in Germania. Si era intanto mutato anche il modo di decorare: la pittura seguitò a essere usata, ma non frequentemente; esempî splendidi, gli armadî di S. Maria delle Grazie a Milano, l'armadio del palazzo Davanzati a Firenze, forse del Sodoma, quelli dello studio di Francesco I de' Medici in Palazzo Vecchio a Firenze. Le incorniciature gotiche - spesso congiunte all'intarsio - che fin nel Quattrocento avevano suddiviso la superficie degli sportelli, cedettero il campo alla tarsia (v.) leggiera entro ampî spartimenti architettonici, come negli armadî di S. Maria del Fiore a Firenze. Poi anche la tarsia fu tralasciata per la decorazione a intaglio.

Già nel Cinquecento, e in Italia, l'armadio a due corpi si era non di rado rimpicciolito, acquistando proporzioni più delicate, e nuova forma per gli sportelli, anche a ribalta, che chiudevano l'interno a cassettini e a segreti, adatto per riporvi scritture e cose preziose. Si preparavano le forme ch'ebbero tanta fortuna nel sec. XVII: gli stipi (cabinets) ricchi d'incrostazioni, d'intarsî. Poi l'armadio si unì con lo specchio (psiche"); ritornò ampio, in un sol corpo, nello stile Luigi XIV, per il quale il famoso artista Boulle usò le incrostazioni di legno prezioso, d'avorio, di bronzo, di rame e d'altri metalli, acquistando così in sfarzo ma perdendo in robustezza. Lo stile Luigi XV diventa lentamente più delicato: s'introducono linee curve più morbide e si passa così agli armadî stile Reggenza, del Cressen e del Meissonier, e poi del Caffieri: si usano legni fini, con tarsie di rosa, di amaranto, ecc. Poi trionfano le lacche cinesi, e il mobile si atteggia secondo le linee e il gusto in voga a Versailles.

In Italia domina a lungo l'armadio di tipo architettonico grandioso e solenne, ricco di colonne, di cornici, di volute, di cariatidi, specialmente negli ambienti ecclesiastici (stile barocco): così quelli della Madonna della Steccata a Parma, della Certosa di Pavia, di S. Fedele a Milano. L'armadio familiare risente nel sec. XVII e XVIII dello stile di Versailles, specie nell'Italia settentrionale. Dalle gonfiezze o dai languori settecenteschi l'armadio fu richiamato a nuova severità e sobrietà dalla moda neoclassica del primo Ottocento; ma l'esagerata imitazione delle linee classiche portò ad una curiosa inespressione, a una durezza spiacevole. Durante il sec. XIX l'armadio riprodusse linee e stili dei secoli antecedenti, o anche cercò adattarsi ai bisogni della vita ispirandosi a modelli esotici non sempre artistici. (V. Tavv. LXXV-LXXXIV).

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