Àrio

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Eresiarca alessandrino (m. Costantinopoli 336), già discepolo di Luciano d'Antiochia e prete della chiesa di Baucalis, il cui insegnamento eterodosso attrasse l'attenzione del vescovo Alessandro, che lo condannò (321); onde si rifugiò presso Eusebio di Cesarea, poi presso il condiscepolo Eusebio di Nicomedia. Questi, dopo la condanna nel concilio di Nicea, si adoperò per ottenerne il ritorno: dopo varie vicende (vi è nelle fonti certa discrepanza) presentatosi a Costantino, morì alla vigilia della sua reintegrazione. La sua morte, che secondo la tradizione sarebbe avvenuta improvvisamente in una latrina, fu ravvicinata a quella di Giuda secondo il racconto degli Atti (1, 18: diffusa sunt omnia viscera eius). Delle sue opere rimangono solo due lettere, una confessione di fede e frammenti di quella maggiore, chiamata Talia, che doveva essere almeno in parte in forma poetica.

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