ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1978)

ARCHEOLOGIA MEDIEVALE

Sergio Rinaldi Tufi

MEDIEVALE L'a. m. si può intendere come raccolta di informazioni mediante il recupero sistematico di testinianze materiali della cultura successiva all'epoca classica: principale metodo di recupero è lo scavo, che consente di studiare nella tipologia e nell'evoluzione strutture (case, castelli, officine, ecc.) e manufatti (utensili, abbigliamento, ecc.). L'applicazione del metodo "archeologico" allo studio delle culture post-classiche è relativamente recente e non universalmente diffuso; rispetto alla storiografia tradizionale, l'obiettivo più caratteristico che l'a. m. si pone è lo studio e la ricostruzione della storia della cultura materiale, cioè dei mezzi e dei metodi impiegati nella produzione, dei dati relativi alla distribuzione e al consumo dei beni. Ovviamente il metodo archeologico è solo un contributo alla conoscenza storica; a questa si può giungere in forma completa utilizzando i dati forniti dalla tradizione scritta e avvalendosi di tecniche e di discipline ausiliarie: datazione mediante il Carbonio 14; determinazione delle faune; applicazioni botaniche; analisi tecniche dei metalli, delle ceramiche e delle maioliche; analisi chimiche; prospezioni e foto aeree, ecc. La necessità di una ricerca interdisciplinare è più evidente, se si pensa che spesso i dati forniti dall'indagine su un solo tipo di reperto sono insoddisfacenti: per es., allo stato attuale delle nostre conoscenze la ceramica medievale si data nello spazio di un secolo, quella più semplice nello spazio di due o tre. È per tutto questo che in uno scavo medievale (come del resto in uno scavo "classico" eseguito con tecniche moderne e in uno scavo "preistorico") si tenta di recuperare tutte le testimonianze possibili, non solo i manufatti migliori e meglio conservati. Riveste particolare importanza la ricerca nei villaggi, specialmente in quelli abbandonati e non compromessi da successivi insediamenti: lo scavo dev'essere effettuato su aree vaste (un intero villaggio, se di questo si vuole avere un quadro reale), e affrontare e chiarire intricate situazioni murarie (si pensi ai continui rifacimenti con parziali utilizzazioni di strutture precedenti). Non vanno trascurati, anzi sono di particolare aiuto, i luoghi di scarico e i resti di incendi. Questo tipo di ricerca coinvolge tutti gli aspetti della civiltà medievale: forme d'insediamento, popolamento rurale, attività agricole, corredo della casa contadina, livello di vita, produzione, scambi, consumi. Vengono così posti in luce anche aspetti dell'esistenza quotidiana delle classi subalterne, aspetti che nella ricerca storica tradizionale hanno avuto scarsa fortuna o sono stati visti solo nel quadro delle arti minori o del folklore.

Per quanto riguarda metodi di studio, intensità dell'attività di ricerca e grado di approfondimento dei diversi problemi, la situazione può variare da paese a paese. Nei paesi dell'Est europeo, l'a. ha affrontato i problemi economici dello sviluppo delle società "feudali" in termini marxisti. La ricerca è in una fase molto avanzata in Polonia, ove esiste fin dal 1953 una "Rivista di storia della cultura materiale" e, presso l'Accademia delle scienze, un Istituto di storia della cultura materiale. Lavora in Polonia W. Kula, studioso del sistema feudale e metodologo di storia economica. La ricerca archeologica (che è sempre collegata con la storia economica in senso lato) ha investito finora in maggior misura le testimonianze di vita urbana rispetto a quelle di vita rurale (al riguardo, W. Hensel ha ritenuto opportuno precisare le caratteristiche che distinguono la città dal villaggio: un nuovo e originale, ma discusso, contributo alle ricerche su questo problema); l'origine della vita urbana nel Medioevo polacco è stata fissata alla fine dell'8° secolo. Non sono mancati tuttavia (e sono programmati per il futuro) scavi riguardanti l'ambiente rurale, come quelli nei villaggi della valle dell'Obra (Z. Hilczerowna). Si conta anche di approfondire gli studi demografici; già si sono compiute importanti ricerche sull'alimentazione (M. Dembinska) e sulle tecniche agricole (inizio dell'impiego dell'aratro nel 5°-7° secolo).

L'Ungheria è, con Gran Bretagna e Cecoslovacchia, il paese che ha dato maggior impulso allo scavo nei villaggi (Razom, Szarvas, Nyarsopat, Morič), pur non trascurando fortezze (Diósgyör, Gesztes, Sumeg), castelli (Gyula), città (Sopron). Si sono rinvenute anche tracce dell'arredo domestico; inoltre - esempio fin qui poco seguito altrove - si sono approfondite le ricerche nelle necropoli (unne, avare, magiare). È stato possibile cogliere vari momenti nella distribuzione e nell'aspetto degli insediamenti, collocando per es. nel 13° secolo l'apparizione di planimetrie regolari e di forti densità. Le ricerche archeologiche hanno in parte ovviato alla carenza delle fonti scritte, che sono del periodo tardomedievale.

In Cecoslovacchia l'attività di scavo è stata intensa, ed è stata dedicata anche e soprattutto ai villaggi abbandonati (3000 in Boemia, 1400 in Moravia e Slesia): si osserva, sempre intorno al 13° secolo, lo stesso passaggio da una densità minore e da una distribuzione più disordinata (Krasovice, Mstenice negli stadi più antichi) a un maggior rigore planimetrico (Pfafflenschlag).

In Romania gli scavi medievali sono stati finora dedicati principalmente alle città, soprattutto a quelle (Tîrgsor, Suceava) nate da insediamenti tipo villaggio: è risultato evidente per es. in Moldavia e Valacchia un loro salto di qualità intorno al 15° secolo, quando acquistano maggior vigore commerciale ed economico e maggior peso per l'autorità centrale del principe. Più recenti (a partire dalla fine degli anni Quaranta) e almeno finora meno esaurienti le ricerche e gli scavi nei villaggi; ma in qualche caso si sono raggiunti importanti risultati, come per es. a Coconi nell'Oltenia, dove si è colta archeologicamente la fase di transizione da abitato rurale a città-mercato.

In Bulgaria sono stati esplorati e classificati sia necropoli, sia insediamenti, fortezze e città. Fino all'11° secolo, la cultura dei Protobulgari si manifesta solo in parte nella Bulgaria del nord-est; nelle altre regioni del paese predomina una cultura nettamente slava.

Nell'Unione Sovietica la situazione è diversa a seconda delle regioni. Gli scavi medievali venivano praticati anche prima della rivoluzione del 1917. Fra i dati più interessanti, quelli emersi dagli scavi (iniziati nel 1937) di Dvin, uno dei maggiori centri dell'Armenia dal 4° alla metà del 13° secolo; della fortezza di Anberd, sempre in Armenia (7°-13° secolo); di Dmanisi in Georgia, con due fasi, georgiana (11°-13°) e mongola (13°-14 secolo; alla fine del 14° fu devastata da Tamerlano); Staraja Gandža in Azerbaigian, fiorita in particolar modo nell'11°-13° secolo, con un'urbanistica progredita. Nell'Asia centrale, le ricerche sul feudalesimo datano dall'inizio del secolo, con Bartold (caposcuola dell'orientalismo russo) e con i suoi discepoli. La ricerca archeologica, portata avanti su larga scala, ha colto risultati significativi, particolarmente in Sogdiana, con gli scavi di Samarkanda (distrutta dai Mongoli nel 1220), nel castello del monte Mug (manoscritti dell'8° secolo in arabo, turco, cinese, sogdiano sono stati trovati nell'archivio del castellano), a Piandžikent (grandi templi sogdiani con resti di pitture). Importanti ma ancora da intensificare le ricerche (opere d'irrigazione, tumuli, stele, iscrizioni) sulla civiltà dei Kirghisi, il cui impero sul medio Jenissei crollò nel 13° secolo sotto l'attacco dei Mongoli. Fra le ricerche sugli Slavi dell'Est e i loro vicini (la documentazione archeologica è molto disuguale) le più rilevanti sono forse quelle sui Bulgari del Volga e sulla loro civiltà dal 10° al 15° secolo. In Moldavia, presso il villaggio di Alcedar, un abitato del 10°-13° secolo è stato identificato come il maggior centro produttivo degli antichi vasai e fabbri russi. A Kiev, la "madre di tutte le città russe", si scava fin dalla prima metà del 19° secolo, con risultati particolarmente significativi per il periodo dall'11° al 13° secolo: l'alto livello raggiunto dall'artigianato è testimoniato da numerosissimi oggetti e dalle officine, la cui vita s'interrompe nel 1240 con l'invasione tartaro-mongola. Gli scavi di Staraja Ladoga, che da villaggio diviene città nel 10° secolo, hanno messo in luce strati archeologici che arrivano fino al 17°. A Novgorod gli scavi, cominciati nel 1932, sono divenuti sempre più estensivi: si sono messi in luce il cremlino, fortificazioni, case, piazze, strade, laboratori artigiani, strade pavimentate in legno (28 pavimentazioni sovrapposte, dal 10° al 15° secolo, nelle antiche vie Velikaia e Kuzmodemjanskaja). A Staraja Riazan′, gli scavi testimoniano per l'11° e 12° secolo il formarsi di una grande città con fortificazioni, case di artigiani, laboratori, forni. A Mosca, nel 15°-17° secolo il quartiere dei vasai occupa la collina che domina la sorgente della Ianza; lungo la Moscova un quartiere artigiano è attestato fin dal 1000, ma dal 15° vi s'installa la nobiltà feudale al seguito dei príncipi di Mosca.

In Europa occidentale il paese in cui l'a. m. ha più lunghe tradizioni è senz'altro la Gran Bretagna: la rivista Medieval archeology esce fin dal 1957. Il punto più avanzato dell'a. m. viene qui ritenuto la ricerca sui villaggi (che si pratica fin dal 1840); nel 1952 fu fondato il Deserted Medieval Village Research Group; i villaggi esplorati mediante scavo sono oltre 200; quelli in qualche modo noti fino al 1968 sono 2263. Il fenomeno dell'abbandono, molto complesso e multiforme, colpisce - sembra - in maniera particolare paesi a media e debole densità; sembra inoltre che le case abitate dalle classi più povere della società contadina siano percentualmente più numerose in questi villaggi. Nell'alto Medioevo manca (come altrove) un piano organico di fabbricazione; sono diffuse le abitazioni semiscavate; si usano materiali come legno e terra (turf o zolle parallelepipedali). Alla fine del 12° secolo, la pietra sostituisce il legno (che poi ritorna, pur con fondamenta in pietra, alla fine del Medioevo). L'uso di muratura con calce è propria di costruzioni religiose o aristocratiche. Le varie planimetrie delle abitazioni si possono ricondurre sostanzialmente a tre tipi, di crescente complessità: peasant cot, long-house, farm house (J. G. Hurst).

In Germania non mancano ricerche archeologiche compiute (talvolta con l'uso della foto aerea) in villaggi, come quelle di Grimm a Hohenrode, di Mylius a Gladbach, di Winkelmann a Warendorf; tuttavia la precedenza è stata data finora allo studio di palazzi e castelli. I tipi di costruzioni nei villaggi dell'alto Medioevo sono di solito capanne semiscavate (ma bisogna stabilire se sono veramente abitazioni) o abitazioni più grandi costruite al livello del suolo: queste sono a due navate (una fila di pali all'interno a sostegno del tetto), a tre navate (due file di pali), con pareti lunghe incurvate ("casa di Warendorf"). I villaggi, molto mobili, raramente durano più di 3 secoli. Nel basso Medioevo, la tipologia della casa non si evolve ovunque nella stessa maniera; tuttavia l'abitazione generalmente (Königshagen, Hohenrode) è divisa in due stanze: cucina (più grande, con focolare) e camera da letto.

In Francia, l'a. m. non ha un lungo passato: il primo scavo stratigrafico su un sito medievale di qualche importanza è del 1950-53 (La Hague presso Cherbourg); ma la rivista Archéologie médiévale esce solo dal 1971. Il metodo archeologico è stato applicato alla ricerca sia in chiese (dalla signora d'Archimbaud in S. Victor a Marsiglia, ecc.) sia in villaggi (da Demolon a Brebières, da de Bouard a Dracy); il primo grande scavo in un villaggio abbandonato è stato quello di Rougiers (Var), costruito alla fine del 12° secolo, abbandonato all'inizio del 15°: qui sono stati esaminati con cura anche i mondezzai (d'Archimbaud). Questi scavi si sono poi moltiplicati, con un progressivo affinamento dei metodi. Fra le fortificazioni, tipici i recinti di terra, e soprattutto le "motte", che, nate appunto in Francia occidentale e nordoccidentale, si diffusero poi in quasi tutta Europa. Costruite su un monticello artificiale, con uno spazio cintato, sono di diversi tipi e di diversi gradi di complessità: uno studio completo è ancora da farsi. Sembra che da esse tragga origine un qualche modo la dimora signorile a partire dal sec. 13°; ma anche questo processo è ancora da studiare.

In Italia, l'introduzione del metodo archeologico nello studio delle antichità medievali è recentissima, e ancora in fase di organizzazione. Dal 1971 si pubblica, ciclostilato, il Notiziario di archeologia medievale; pure dal 1971 il Gruppo Ricerche Archeologia Medievale, dedicato prevalentemente all'ambiente siciliano; solo nel 1974 è apparsa la prima rivista organica, Archeologia medievale - Cultura materiale, insediamenti, territorio. La ricerca è stata finora intensa soprattutto in Liguria (area urbana e suburbana di Genova, Appennino Genovese - Mannoni, Lamboglia -, Battistero di Sanremo; ad Albisola opera il Centro ligure di storia della ceramica, il cui apporto è stato notevole nella pubblicazione del Notiziario e poi di Archeologia medievale), inoltre in Sicilia e nel Lazio (dove un rilevante contributo è stato dato dalla British School at Rome; notevoli soprattutto le ricerche nella campagna romana).

Bibl.: Medieval Archaeology, dal 1957; A. L. Mongait, L'archeologia nell'Unione Sovietica, tr. it. Roma 1964, passim; N. Costantinescu, Le stade et la perspective de la recherche archéologique du village mèdièval, in Dacia, 1964, p. 265 segg.; W. Hensel, Methode et perspective de recherche sur les centres ruraux et urbains chez les Slaves, VII-XIII siècle, in Publications du Centre Scientifique Polonais de Paris, XXXVI, 1967; J. M. Pesez, Archéologie slave, villes et campagnes, in Annales E. S. C., 1967, p. 609 segg.; W. Hensel, J. M. Pesez, Recherches archéologiques franco-polonaises sur les villages désertés en France, in Archeaologia Polona, XIII, p. 23 segg.; V. Nekuda, Zmizely zivot... ("Vita scomparsa. Ricerche nei villaggi abbandonati nel Medioevo in Cecoslovacchia"), Brno 1967; L'archéologie du village médiéval, Lovanio 1967; I. Holl, Mittelalterarchäologie in Ungarn, in Acta Archaeologica Academiae Scientiarum Hungaricae, XXII (1970), p. 365 segg.; Archéologie du village deserté, Parigi 1970; Archéologie médiévale, dal 1971; M. Beresford, J. G. Hurst, Deserted medieval villages, Londra 1971; J. Coles, Field Archaeology in Britain, ivi 1972; Archeologia e geografia del popolamento, in Quaderni storici, 1973; Archeologia medievale. Cultura materiale, insediamenti, territorio, I, 1974 (ivi bibl. it. prec.); A. Carandini, Archeologia e cultura materiale, Bari 1974; passim; M. de Bouard, Manuel d'archéologie médiévale. De la fouille à l'histoire, Parigi 1975.

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