ARACOSIA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

ARACOSIA ('Αραχωσία; avestico Harahvaiti; ant. pers. Harahuvati)

Francesco Gabrieli

Regione a SO. del Paropamiso, corrispondente a un dipresso all'attuale provincia afghāna di Qandahār. Nelle iscrizioni cuneiformi di Dario, costituisce la decima satrapia dell'impero persiano; in Erodoto non occorre il nome della regione, ma i Πάχτυες, i Σαταγύδαι e gli 'Απαρύται da lui nominati appartengono all'etnografia di essa. Conquistata da Alessandro nel 330 con la spedizione di Battriana, fu occupata, con funzione di satrapi, dai suoi generali Memnone e Sibirtio; indi seguì le sorti dell'impero seleucidico finchè, nel 301, Seleuco non ne cedette la parte orientale al dinasta indiano Candragupta. Invasa e devastata dai Saci provenienti dal Iaxarte intorno al 128, dipendeva nel sec. I a. C. dall'impero partico. Il territorio, fortemente differenziato tra la parte nord-orientale aspra e montuosa, e quella sud-occidentale, nel bacino dell'Arachoto (oggi Arghand-āb) e dell'Etimandro, era adibito in parte a pascolo, in parte ad agricoltura. La popolazione era di ceppo iranico. Alessandro fondò, o piuttosto ribattezzò la città detta dai Greci 'Αραχωτός (Χοροχοάς di Isidoro), sede del satrapo della provincia, in Alessandropoli o Alessandria ('Αλεξανδρούπολις, 'Αλεξάνδρεια): essa è secondo ogni verosimiglianza continuata nell'attuale Qandahār, il cui nome è forse dovuto al principe partico Gondophares. I geografi arabi conoscono la regione col nome di Arrukhaǵ.

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