Apoteosi

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Deificazione, elevazione di un mortale allo stato divino. L’a. nasce in Egitto, dove il Faraone è identificato con Osiride a partire dalla XXVI dinastia, e sua moglie con Iside, sorella-sposa di Osiride stesso. Dall’Egitto l’a. passa in Oriente (Assur, Babilonia, Persia) e di qui nella Grecia, al tempo di Alessandro Magno, che a imitazione dei Faraoni d’Egitto pretese o accolse onori divini. Tali onori divennero ufficiali per influenza di Tolomeo Filadelfo che, istituendo il culto della defunta moglie e sorella Arsinoe, vi associò il proprio nella coppia dei ϑεοὶ ἀδελϕοί (gli dei fratelli). L’a. del sovrano regnante diventò così norma e i successori del Filadelfo furono consacrati con un nuovo cognome sin dalla loro assunzione al trono. In Roma, a Giulio Cesare, dopo la morte, il popolo innalzò un altare sul posto del rogo e poco dopo un senatoconsulto istituì il culto ufficiale del Divus Iulius. Augusto dopo la morte ebbe l’a. ufficiale e sorse sul Palatino un tempio del Divus Augustus. Dopo Augusto il culto dell’imperatore vivente con il titolo di Augustus si diffuse in tutto l’impero. Nel 3° sec. si fissò il concetto che l’imperatore personificasse e rappresentasse la divinità in terra e perciò dovesse essere adorato come un dio. Un secolo dopo, l’a. decadde e la divinizzazione ufficiale degli imperatori cristiani proclamata dal senato ebbe valore di adulazione; con Graziano (375) o poco dopo scomparve anche la formula dell’a., che ricomparve nell’Impero bizantino come forma di omaggio. Ne sopravvive traccia fino ai tempi moderni nel termine maestà.

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