RUBERTI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUBERTI, Antonio

Claudio Gori Giorgi

– Nacque ad Aversa, presso Caserta, il 24 gennaio 1927, primogenito di Albino, ufficiale dell’esercito, e di Giovina Andreozzi. Ebbe due fratelli, Amedeo e Carmela.

Frequentò il primo ciclo scolastico a Forlì, dove il padre prestava servizio, per poi trasferirsi a Gaeta quando Albino, con il grado di colonnello, divenne comandante del locale carcere militare. A Formia Ruberti frequentò il liceo classico fino al settembre del 1943, quando per cause belliche la famiglia fu sfollata e trasferita al Nord. Il periodo di stenti che ne seguì gli causò la perdita dell’anno scolastico, che seppe poi recuperare da privatista.

Tornato ad Aversa, si iscrisse alla facoltà di ingegneria di Napoli, dove ebbe tra i suoi maestri il matematico Renato Caccioppoli. Si laureò in ingegneria elettrotecnica il 4 agosto 1954, con lode e dignità di stampa e la ferma intenzione di entrare nel mondo scientifico. Non trovando posizioni nell’Università di Napoli, si trasferì a Roma per svolgere attività di ricerca presso la Fondazione Ugo Bordoni, dove ottenne una borsa di studio nel neonato settore dei controlli automatici. Dopo un periodo di ristrettezze economiche, nel 1955 ebbe il posto di ricercatore presso la stessa Fondazione e sposò, vincendo le resistenze della famiglia, la cugina Luisa Andreozzi, da cui ebbe quattro figli: Ida, Giovina, Francesca e Albino. Nel 1961 conseguì la libera docenza in controlli automatici; nel 1962 ottenne il posto di assistente presso l’Università di Roma; nel 1964 divenne ordinario di controlli automatici, primo in Italia per tale disciplina.

Nel 1969, su suo impulso, fu creato l’Istituto di automatica (poi Dipartimento di informatica e sistemistica) dell’Università di Roma, di cui fu direttore fino al 1976; ottenne anche dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) l’istituzione del Centro di studi dei sistemi di controllo e calcolo automatici (poi Istituto di analisi dei sistemi e informatica del CNR stesso). Nel 1973 fu eletto preside della facoltà di ingegneria e nello stesso anno ottenne il passaggio di cattedra da controlli automatici a teoria dei sistemi. Nel dicembre del 1976 divenne rettore dell’Ateneo romano, che per sua volontà riprese l’antico nome di Sapienza, ruolo che ricoprì fino al 19 luglio 1987, quando fu nominato ministro senza portafoglio per il Coordinamento delle iniziative per la ricerca scientifica e tecnologica nel governo presieduto da Giovanni Goria. Dal 13 aprile 1988 al 28 giugno 1992 fu ministro per l’Università e la ricerca scientifica e tecnologica nei governi presieduti da Ciriaco De Mita e da Giulio Andreotti.

Nell’aprile del 1992 fu eletto deputato nell’XI legislatura nelle liste del Partito socialista italiano (PSI) e nel dicembre dello stesso anno fu designato commissario europeo nella Commissione per la scienza, ricerca e sviluppo, educazione presieduta da Jacques Delors, carica che ricoprì fino al dicembre del 1994. Nell’aprile del 1996 fu nuovamente eletto deputato, per la XIII legislatura nella lista dei Democratici di sinistra - L’Ulivo, e divenne presidente della Commissione della Camera dei deputati per le politiche comunitarie.

L’attività di Ruberti si svolse nei tre ambiti dell’università, della politica italiana e della politica europea.

Come universitario, pubblicò circa ottanta articoli scientifici nei settori dei controlli automatici e della teoria dei sistemi, alcuni dei quali sulle più importanti riviste internazionali. I principali temi affrontati furono le calcolatrici analogiche, per le quali propose nuovi componenti; il controllo dei motori elettrici in corrente alternata, per i quali sviluppò alcune innovative simulazioni; le proprietà dei sistemi lineari anche non stazionari e bilineari, per i quali studiò i problemi di realizzazione fornendo analisi valide nell’ambito delle metodologie lineari. Creò e promosse con notevole successo la scuola di automatica romana, rendendola competitiva con le migliori scuole internazionali. Presso l’Università di Roma tenne i corsi di controlli automatici (dal 1962 al 1973) e di teoria dei sistemi (dal 1973 al 1987).

Nella funzione di rettore seppe contenere e fronteggiare l’ondata di proteste e di violenze che investì l’Ateneo romano nel 1977 e, in misura minore, negli anni successivi; negli undici anni di rettorato fu protagonista di una stagione di rilancio della ricerca anche a livello di grandi progetti, di sperimentazione didattica con nuove tecnologie, di crescente efficienza dell’amministrazione e di rinnovamento delle strutture. I suoi successi nel promuovere le attività universitarie gli valsero apprezzamenti che lo portarono per tre volte alla rielezione con ampi margini. Con interventi pubblici e articoli a stampa si adoperò per interventi legislativi di riordino dell’università, di promozione della ricerca, di sostegno per il diritto allo studio che contribuirono alla stesura della l. 382/80 sul riordino del sistema universitario. Sostenne inoltre l’opportunità che il governo dell’università e della ricerca fossero affidati a un unico ministero, ritenendo che ricerca e istruzione fossero due parti dello stesso capitale immateriale e quindi fosse naturale metterle insieme.

Come ministro Ruberti ottenne l’istituzione del ministero dell’Università e della ricerca scientifica e tecnologica (l. 168/89); propose una legge per l’autonomia delle università e degli enti di ricerca che non fu approvata e che fu contrastata dalle proteste studentesche del ‘movimento della pantera’ tra il dicembre del 1989 e l’aprile del 1990; realizzò la riforma degli ordinamenti didattici, approvata nel novembre del 1990, che articolava i titoli rilasciati dalle università nelle tipologie di diploma, laurea, specializzazione e dottorato; nel novembre del 1991 riformò il diritto allo studio, introducendo le borse di studio, i prestiti d’onore, il tutorato e l’orientamento; definì il quadro di riferimento della programmazione universitaria e promosse l’istituzione del Politecnico di Bari, della Seconda Università degli studi di Napoli (oggi Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli) e della Università degli studi Roma Tre; riordinò le carriere negli enti di ricerca pubblici; istituì l’Agenzia spaziale italiana e riformò l’Ente nazionale energia e ambiente; istituì i parchi scientifici e lanciò la settimana della cultura scientifica istituita poi anche in Europa. Si impegnò per incrementare i fondi pubblici destinati alla ricerca, portandoli dall’1,1% all’1,3% del prodotto interno lordo nazionale.

Quale commissario europeo, Ruberti si adoperò per trasformare la semplice cooperazione tra i Paesi europei in un più stretto coordinamento delle politiche di ricerca e di formazione; lanciò il quarto programma quadro per la ricerca e lo sviluppo tecnologico; istituì i programmi Socrates e Leonardo, di scambio e mobilità nell’istruzione e nella formazione; avviò il riconoscimento dei titoli di studio a livello europeo; realizzò numerosi accordi internazionali nei settori di sua competenza.

Terminato il mandato europeo, quale deputato e presidente di commissione Ruberti ottenne il riconoscimento del carattere rafforzato dei pareri della sua commissione e la previsione che le altre commissioni della Camera dovessero tener conto degli atti di iniziativa normativa dell’Unione Europea; operò per un più maturo e consapevole ruolo dell’Italia sulla scena europea e s’impegnò per il sostegno al negoziato Agenda 2000; promosse la nascita della Città della scienza a Roma.

Nel marzo del 2000 accusò i primi sintomi di un linfoma dei piccoli vasi cerebrali; la diagnosi fu tardiva e la terapia, seppure efficace, lo lasciò privo di difese immunitarie e quindi esposto a complicanze che lo condussero alla morte il 4 settembre 2000.

Nel corso della cerimonia funebre, tenuta in forma civile alla Sapienza, l’allora presidente della Camera Luciano Violante descrisse Ruberti come «un uomo della modernità; una modernità fondata su una sobria etica laica, mai subalterna e mai arrogante, sull’uso della ragione e sul freno dell’emozione, sull’Europa come stimolo del nostro presente, su una concezione della politica che anteponeva la necessità di costruire al desiderio di apparire» (Ricordo, in Gori Giorgi, 2014, pp. 103 s.).

Il contesto in cui Ruberti fu attivo vide l’università italiana trasformarsi da luogo di formazione elitaria a sede di formazione di massa, con il numero di studenti incrementato di sette volte senza che le risorse crescessero in modo adeguato, e con diffuse perplessità e giudizi critici sul ruolo e sui caratteri dell’alta formazione. Alle negatività di questo contesto Ruberti seppe opporre la sua visione costruttiva fondata sul senso della missione di costruire il futuro, sul piacere del veder sbocciare nei giovani il gusto della conoscenza, sul fluire del sapere che si riceve dai maestri passati, si accresce con i propri contributi e si trasmette alle generazioni future. A questa visione seppe accompagnare la capacità di tradurla in opere e in risultati che ne fecero un politico di notevole successo e gli valsero la stima della comunità scientifica e politica internazionale, testimoniata dalle molte onorificenze (medaglia d’oro ai benemeriti della salute pubblica, medaglia d’oro ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte, Légion d’honneur, fellow dell’Institute of electrical and electronics engineers, premio europeo Leonardo, laurea honoris causa in scienze applicate dell’Università di Lovanio e altre) e da numerosi commenti sulla stampa scientifica (cfr. H. Maddox, EC Commissioner leaves his mark, in Nature, 1994, vol. 372, p. 395).

Opere. L’università tra memoria e futuro, lezione magistrale, del novembre 1999, dattiloscritto conservato nell’Archivio Ruberti; Lezioni di controlli automatici, Roma 1967 (con A. Lepschy); Teoria dei sistemi, Torino 1979 (con A. Isidori); Uno spazio europeo della scienza, Torino 1998 (con M. Andrè); Il capitale immateriale, Firenze 2011.

Fonti e Bibl.: Archivio Antonio Ruberti (http:// www.fondazioneantonioruberti.it/Antonio-Ruberti/Archivio-documenti); A. Lepschy, L’automatica in Italia, in Automazione e strumentazione, XLV (1997), pp. 91-97; Id., Per un ricordo di A. R., in L’elettrotecnica. Giornale ed atti della Associazione elettrotecnica italiana, LXXXVII (2000) pp. 47-51; C. Gori Giorgi, A. R., Roma 2014.

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