Antisepsi

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Procedimento proprio della chirurgia, mirante alla distruzione degli agenti infettivi che comunque si trovino sulla superficie delle ferite. Precursori furono C. Magati, A. Nannoni, M.-L. Mayor, A. Vaccà; suo massimo assertore fu J. Lister che, ritenendo l’aria principale veicolo di questi microrganismi, introdusse nelle operazioni l’uso di uno spray di soluzione fenicata per irrorare il campo operatorio e le mani del chirurgo. Successivamente si fu portati a minimizzare l’importanza dell’aria come veicolo d’infezione e a preferire alla distruzione dei germi del campo operatorio la loro preliminare eliminazione dallo strumentario e dal materiale di medicazione mediante processi di sterilizzazione preventiva.

Oggi si chiamano antisettici sostanze organiche e inorganiche capaci di inibire lo sviluppo e la moltiplicazione dei microrganismi a livello locale (cute, mucose delle cavità naturali comunicanti con l’esterno, intestino ed eventualmente vie respiratorie, biliari e urinarie). Si distinguono antisettici per uso esterno, quali l’alcol, la tintura di iodio, le soluzioni di acido fenico, di acido borico, di permanganato di potassio ecc., e antisettici per uso interno (per es., l’iodo-cloro-ossichinolina per la cavità intestinale). Gli antisettici sono anche usati nell’industria alimentare per impedire o ritardare l’alterazione di cibi e bevande, e in cosmetica. Si usano a tale scopo gli acidi benzoico, salicilico, propionico e i loro sali (per lo più di sodio, ammonio, calcio ecc.), gli esteri dell’acido idrossibenzoico, dell’acido vanillico, i glicoli, i sali d’ammonio quaternari.

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