MALFATTI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 68 (2007)

MALFATTI, Andrea

Francesca Franco

Nacque a Mori nel Trentino il 7 maggio 1832, da Francesco, sagrestano della pieve, e Caterina Boschetti. Con il fratello maggiore, Francesco, trascorse l'adolescenza a Trento, dove iniziò a lavorare come falegname, frequentando, di sera, la scuola comunale di disegno e arti. Grazie al sostegno della nobildonna trentina Margherita Salvetti Cloz, nel 1851 si stabilì a Milano, trovando lavoro come intagliatore presso la bottega di Leonardo Gaggia; e l'anno successivo fu ammesso all'Accademia di belle arti di Brera, dove entrò in contatto con artisti quali V. Vela, P. Magni, A. Tandardini e F. Barzaghi.

Terminati gli studi, tornò a Trento e aprì un laboratorio di scultura in marmo.

Tra i primi lavori realizzati fu L'ebbrezza del 1861 raffigurante una donna nuda e ubriaca, di carattere verista (per le opere citate, se non altrimenti indicato, si fa riferimento alla monografia di Premate del 2003). Del 1862 è una statua lignea dell'Immacolata (Ala, chiesa di S. Giovanni). Allo stesso anno si data la prima commissione: una serie di quindici teste in terracotta raffiguranti artisti trentini illustri per la nuova residenza di Francesco Ranzi in piazza S. Maria Maggiore, costruita da Francesco Saverio Tamanini.

Sempre nel 1862, ritenuto coinvolto in un attentato a fini patriottici, fu arrestato a Mori e rinchiuso nel carcere di Innsbruck. L'anno successivo sposò Lucia Biasori; ma, sospettato di favorire la cospirazione mazziniana contro l'Austria, fu nuovamente tradotto a Innsbruck.

Nel 1864 realizzò la Fontana del Bacchino (marmo) per piazza delle Opere (oggi piazza Pasi); e nel 1865, un busto di Dante (marmo: Trento, Biblioteca civica) per celebrare il sesto centenario della nascita del poeta. Risale allo stesso anno l'incarico per il restauro della settecentesca Fontana del Nettuno di piazza del duomo.

Il M. vi lavorò fino al 1873 scolpendo, sulla base dei disegni di Ferdinando Bassi, tritoni, cavalli marini e delfini fedeli ai gruppi originali. Contemporaneamente portò a termine, in marmo, con sobrio linguaggio realista, la statua di Felice Mazzurana (1866, Trento, cimitero civico) e il busto di Pietro Bernardelli (1868, Ibid., Museo storico); nonché le due teste di arieti e la figura di giovinetta in bronzo per la fontana detta dei "Do castradi" di piazza delle Erbe (1868). Nel 1868 gli fu affidato il restauro di una copia canoviana di Amore e Psiche giacenti (Ravina, villa Margone).

Nel 1872 esordì all'Esposizione di belle arti di Milano con una statua di carattere allegorico e tematica patriottica, Roma liberata o L'emancipazione (Trento, Museo storico).

L'opera, costituita da una donna in costume popolare con le catene spezzate in mano e un medaglione raffigurante la lupa con Romolo e Remo, va messa in relazione con un'altra, L'attesa (Ibid.), rappresentata come una contadina con una margherita tra le mani, che allude alla speranza d'annessione del Trentino all'Italia.

A causa delle crescenti tensioni politiche, dopo aver partecipato all'Esposizione universale di Vienna del 1873 con Jamais (ubicazione ignota), il M. decise di trasferirsi a Milano, dove iniziò un'intensa attività espositiva e trovò maggiori occasioni di visibilità.

Partecipò regolarmente alle mostre dell'Accademia di Brera, distinguendosi con opere veriste di accentuata forza espressiva, come Un disinganno (1875, marmo: replica in gesso e modelli in gesso, Trento, Palazzo delle Albere, Museo d'arte moderna e contemporanea) o Triste realtà (1875, marmo: gesso, Ibid.), un busto femminile in costume più volte replicato. Nel 1876 espose e vendette al Salon di Parigi il gruppo I girovaghi (marmo; ubicazione ignota; modelli in gesso, Ibid.). Caratterizzata da un linguaggio sensibile alla resa pittorica delle superfici e attenta agli aspetti più umili della realtà sociale, l'opera conobbe diverse varianti e apparve nel 1877 sia alla XIV Esposizione nazionale di Napoli sia all'Esposizione di belle arti di Milano, dove il M. inviò anche un busto di Dante giovinetto (marmo: modello in gesso, Trento, palazzo Geremia). Risponde invece a un nuovo interesse per la mitologia greca e per il gusto liberty parigino il gruppo Lacci d'amore (1876, marmo: due repliche in gesso e bozzetti in creta, Ibid., Palazzo delle Albere), raffigurante una Venere con Cupido. L'opera comparve a Milano nel 1876 e poi, con Primo bagno, alla III Esposizione mondiale di Parigi del 1878. Sempre nel 1878 espose a Milano La colazione (marmo; ubicazione ignota) e nel 1879 Lettura d'amore (marmo: gesso e bozzetto in creta, Ibid.), simile stilisticamente a Lacci d'amore e presentata anche nel 1880 alla IV Esposizione nazionale di Torino con altri tre lavori in marmo (Triste realtà, Un girovago, Un disinganno). Nel 1881 a Milano espose una selezione di cinque opere, tra cui il gruppo in marmo Cure materne (1881: Ibid.), segnato da un vivace e meticoloso realismo debitore della tradizione della scultura di genere.

Nonostante la lontananza da Trento, il M. mantenne sempre i legami con la città e i suoi committenti.

Nel 1877 portò a termine per il cimitero civico la statua del Redentore (pietra: cappella a nord del cimitero) e il monumento funebre di Margherita Salvetti Cloz (marmo), composto da una figura femminile seduta davanti a una porta socchiusa di ricordo canoviano. A queste opere si aggiunsero per il Westfriedhof di Innsbruck le tombe, in marmo, per le famiglie Lodron (1879) e Obexer (1881), dominata, quest'ultima, da un Cristo in gloria tra s. Pietro e s. Paolo di impostazione verista, nonché il medaglione commemorativo di Don Giuseppe Ciolli (1880, marmo) per la chiesa di S. Rocco a Riva del Garda e quello della poetessa Francesca Alberti de Lutti (1882, marmo), destinato alla cappella della villa di famiglia a S. Alessandro di Riva, per la quale il M. avrebbe eseguito, più tardi, un altro medaglione con l'apoteosi del letterato Andrea Maffei (1888, marmo).

Invitato con G. Segantini ed E. Prati a rappresentare il Trentino all'Esposizione nazionale di belle arti di Roma del 1883, il M. inviò il marmo Cura materna e due sculture in bronzo (oltre alle loro repliche in gesso) di impronta orientalista: il busto Schiava ribelle (una versione in marmo è a Trento nella collezione Scotoni) e Giuditta che sguaina con fierezza la spada (Premate, 2003, p. 102, fig. 58).

Nella Schiava ribelle, già esposta a Milano nel 1882, la mancanza delle braccia e la soluzione frastagliata del bordo inferiore riflettono l'interesse per la poetica del frammento. La Giuditta, fusa da F. Barzaghi e da questo acquistata, fu presentata a Milano nel 1883 con un'altra scultura d'impronta esotica, Fontana egizia (gesso), costituita da una figura di donna intenta a bere, inserita in un brano paesaggistico con leone accovacciato (ibid., p. 104).

Lo stesso anno vinse il concorso per il Monumento a Giuseppe Garibaldi a Cremona, eretto nel 1886 e ispirato a un fatto d'arme del 1866, quando l'eroe entrò in Trentino incitando i suoi a seguirlo.

A Garibaldi il M. aveva dedicato già un altro lavoro, in cui lo rappresentava a cavallo nell'incontro di Teano con Vittorio Emanuele II (modelli in gesso del 1870 circa: Trento, Museo storico e Palazzo delle Albere).

Presente all'Esposizione nazionale di Torino del 1884 (Giuditta, Cure materne) e a quella di Milano del 1886 (Sorriso, busto in marmo), ottenne nel 1889 la medaglia d'argento all'Esposizione universale di Parigi con una Deposizione (marmo e bronzo: modello in gesso, Trento, Palazzo delle Albere) che, acquistata successivamente da Enrico Montel, fu collocata nel 1899 nel cimitero di Trieste quale monumento funebre della famiglia Saxida.

Un modello in gesso patinato fu donato dall'artista nel 1890 al Civico Museo Revoltella di Trieste; un altro, forse identificabile con la Pietà esposta nel 1891 a Brera o con quella apparsa nel 1893 a Innsbruck nella Tiroler Landesausstellung, fu destinato alla cripta della cappella dei Caduti nel cimitero civico di Trento.

Socio onorario (1881) e accademico di merito (1883) di Brera, nel 1890 divenne accademico degli Agiati di Rovereto e partecipò alla I Esposizione del Circolo artistico di Trieste con Schiava ribelle e L'egizia (1889, marmo: Trieste, Civico Museo Revoltella), che, costruita per volumi ampi e superfici levigate, nasceva da un precedente, più articolato, gruppo scultoreo.

Nel 1891 prese parte al concorso nazionale per un Monumento a Dante Alighieri indetto dal Comune di Trento per celebrare il poeta quale genio tutelare dell'identità italiana del Trentino.

Il bozzetto del M. non si aggiudicò la vittoria, andata al fiorentino Cesare Zocchi, ma ottenne un riconoscimento in denaro (modelli in gesso del 1891 circa a Trento, Museo storico e Palazzo delle Albere). Già autore di una serie di busti-ritratto in marmo di trentini illustri destinati al famedio del cimitero civico di Trento (Giovanni De Pretis, Pietro Dall'Armi, Tommaso Gar, Giovanni a Prato degli anni 1884-88), realizzò in pietra anche i gruppi scultorei della Fama (1889-91) e della Beneficenza (1889-92) destinati, rispettivamente, alla cappella a ovest, il famedio, e a quella a est, dedicata alle congregazioni di carità, del cimitero stesso.

Nel 1892 decise di tornare a Trento, stabilendo il proprio studio presso l'amico Cesare Scotoni.

Per il giardino di questo realizzò opere di soggetto allegorico come Le quattro stagioni (pietra, 1890-1900: Trento, collezione privata), La Pittura e L'Industria (a Trento, al n. 34/1 di via Petrarca), Il Suono e Il Canto (opere disperse: modelli in gesso, conservati a Trento, Palazzo delle Albere). Eseguì le statue dell'umanista Iacopo Acconcio (1892, marmo: Trento, già presso l'hotel Vittoria, quindi in collezione privata) e dello scultore rinascimentale Alessandro Vittoria (1891-1907, marmo: sempre a Trento, in collezione privata) e portò a compimento due nuovi busti per il famedio (Carlo Dordi, 1892 circa; Paolo Oss Mazzurana, 1895-97: una versione più piccola è nel Museo storico di Trento; un'altra nella centrale ENEL di Fies). Seguirono la tomba della famiglia Chimelli (1893, marmo) per il cimitero di Pergine Valsugana e il busto commemorativo di Giovan Battista Chimelli (1893-96, marmo) destinato all'asilo d'infanzia da lui fondato. Realizzò poi il monumento della famiglia Verazzi nel cimitero parigino di Père Lachaise (1895-1900), incarico ottenuto tramite Barzaghi.

Partecipò nel 1894 alla II Esposizione triennale di belle arti dell'Accademia di Brera con La Vanità (busto in marmo); e nel 1895, all'Esposizione italiana di Torino con Spes unica (statua in bronzo) e alla Mostra di belle arti organizzata a Trento per le feste Vigiliane con Lacci d'amore e L'egizia. Negli anni successivi fu coinvolto nei lavori di restauro della facciata di S. Maria Maggiore, per la quale eseguì le statue di S. Pietro e S. Paolo (1899-1900, pietra) e di S. Filippo Neri e S. Pietro Canisio (1900-01) per il portale maggiore. Ancora nel 1902 ebbe l'incarico di eseguire il busto del naturalista Giovanni Canestrini (1904, marmo: Trento, Museo di scienze naturali), collocato presso i giardini di piazza Dante e sostituito, nel 1905, da una replica in bronzo dello stesso Malfatti. Nel 1908 restituì la patente di scultore al Comune, da cui ottenne nel 1912 un vitalizio in cambio del lascito dei modelli delle sue opere.

Il M. morì a Trento il 7 febbr. 1917.

Fonti e Bibl.: B. Passamani, Ville del Trentino, Trento 1965, pp. 191, 223, 238; G. Arlach, Profili moriani: A. M. scultore, in El campanò de San Giuseppe, IV (1981), pp. 2-4; La pittura in Italia. L'Ottocento, Milano 1990, I, p. 222; II, p. 895; A. Miorelli, Un'opera sconosciuta di A. M., in El campanò de San Giuseppe, XII (1997), pp. 88-91; N. Boschiero, La gipsoteca di A. M. 1832-1917, in L'Ottocento. Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto(, a cura di G. Belli - N. Boschiero - P. Pettenella, Milano 1999, pp. 97-179, 197; A. Premate, Per un nuovo catalogo dello scultore A. M., in Studi trentini di scienze storiche, II sez., LXXVIII (1999), 1-2, pp. 111-132; R. Panchieri, Il gruppo canoviano di Amore e Psiche a villa Margona, in Atti dell'Acc. roveretana degli Agiati, s. 8, CCLII (2002), pp. 283 s.; A. Premate, A. M. di Mori. Uno scultore irredentista fra Trento e Milano, Rovereto 2003; N. Boschiero, Sculture, monumenti, busti( nella gipsoteca di A. M., in Il secolo dell'Impero. Principi, artisti e borghesi tra il 1815 e il 1915 (catal., Trento), a cura di G. Belli - A. Tiddia, Milano 2004, pp. 81-87, 246-265, 351; A. Premate, Breve ritratto dello scultore moriano A. M., in I quattro vicariati e le zone limitrofe, XLVIII (2004), 95, pp. 52-55; F. Ambrosi, Scrittori e artisti trentini, Trento 1883, pp. 245 s.; V. Vicario, in Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, pp. 655-657; A. Panzetta, Diz. degli scultori italiani dell'Ottocento, I, Torino 1994, p. 174.

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