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Organo destinato a dare solido attacco agli ormeggi di un galleggiante (imbarcazione, nave, idrovolante) facendo presa sul fondo, o di un aerostato facendo presa sulle scabrosità del terreno, su alberi ecc.

Nei poemi omerici l’a. è descritta come costituita da grosse pietre (εὐναί) legate con robusti cavi alla nave; più tardi, almeno nel 6° sec. a.C., l’a., avvicinandosi alla forma attuale, era formata da un palo di legno portante all’estremità dapprima uno, poi due bracci di ferro atti a mordere sul fondo. Inventore dell’a. di ferro sarebbe stato, secondo gli antichi, il greco Eupalamo, e dell’aggiunta del secondo braccio lo scita Anacarsi. L’a. fu poi perfezionata in età romana (a. delle navi romane di Nemi).

fig. 1A

L’a. ha due forme distinte, con o senza ceppo: la prima derivata dalla tradizione velica, la seconda introdotta con la navigazione meccanica soprattutto per semplificare la manovra di recupero. L’ a. con il ceppo (fig. 1A), relativamente leggera, è costituita da due bracci arcuati a di ferro massiccio (braccia), che all’estremità portano ciascuno un’espansione b (marra) che termina con una punta c (unghia); le due braccia sono unite al centro d (diamante) con una robusta asta e (fuso), disposta perpendicolarmente a esse: il fuso porta, nella sua parte superiore, una pesante traversa f di legno o di metallo (ceppo), che può essere fissata al fuso (tipo francese) oppure smontabile (tipo romano o ammiragliato britannico), disposta normalmente al piano delle marre e del fuso, la quale alla sua estremità superiore ha un grosso maniglione g (cicala), con cui è unita all’ormeggio. Il ceppo, appoggiandosi al fondo per il suo peso, obbliga le marre a disporsi perpendicolarmente al fondo stesso e quindi a far presa. L’ a. senza ceppo (fig. 1 B-E) è più pesante, circa 1/1000 del dislocamento della nave, e ha le marre articolate, cioè capaci di ruotare di un certo angolo (30°-40°), attorno a un asse in corrispondenza dell’estremità inferiore del fuso; si dispone piatta sul fondo per il suo peso e le marre, trascinate dall’ormeggio, penetrano contemporaneamente nel fondo e fanno presa. Per il naviglio da diporto e i piccoli galleggianti si usano vari tipi di a. di massa variabile da pochi chilogrammi a 60 kg e oltre. Le forme variano dalle a. con ceppo di ferro a quelle senza ceppo, a una sola marra fissa (fig. 1C, detta a. ad aratro) o a marre mobili (fig. 1 B, D ed E). Fra queste ultime particolare forma presenta l’ a. a ombrello (fig. 1 E), le cui marre, ripiegate sul fuso, possono aprirsi e rimanere bloccate da un apposito anello a. L’ a. a fungo, utilizzata per piccole imbarcazioni, è costituita da una calotta sferica di acciaio nel cui interno è fissato il fuso.

Tecnica

fig. 2

Nell’orologeria, parte essenziale (a in fig. 2) dello scappamento dell’orologio del tipo detto appunto ad a.: ha forma simile a un’ancoretta e oscilla prendendo tra le sue estremità i denti della ruota di scappamento b; all’estremo opposto è munita di una forchetta c, o di altro analogo dispositivo, con il quale essa è collegata al bilanciere o al pendolo.

A. di un magnete Sbarretta di ferro dolce che si dispone aderente alle estremità polari di un magnete allo scopo di chiudere il circuito magnetico e impedire la smagnetizzazione del magnete.

A. di un elettromagnete Pezzo di ferro dolce, mantenuto a breve distanza dalle espansioni polari, da cui viene attratto quando si eccita l’elettromagnete: serve a determinare lo spostamento di organi meccanici o a comandare un commutatore elettrico (➔ relè), o, anche, a fare segnalazioni dirette.

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