ALTOPASCIO

Enciclopedia Italiana (1929)

ALTOPASCIO (A. T., 24-25-26)

Attilio MORI
Giovanni SARDI

Paese e comune della Valdinievole, in provincia di Lucca, alle falde delle colline che limitano a N. l'alveo del prosciugato Lago di Bientina, altezza 19 m. s. m., con 1000 abitanti. Il comune, costituito nel 1881, con l'esser distaccato da Montecarlo, misura un'area di kmq. 28,41 ed ha una popolazione di 7786 abitanti. Centro agricolo e commerciale con fabbricati civili, stazione della ferrovia Pistoia-Lucca.

Storicamente, Altopascio deve la sua rinomanza alla grossa battaglia del 1325, in cui i Fiorentini furono sanguinosamente sconfitti da Castruccio Castracani (v.); e, più ancora, allo Spedale o Magione dei Ss. Iacopo, Egidio, Cristoforo, che diede origine al borgo e fu la culla e il centro dell'istituto dei frati o cavalieri dell'Altopascio: non diverso da quello di S. Giovanni di Gerusalemme, ma con prevalenza dell'elemento ospitaliero su quello militare. Il più antico documento che si riferisca allo Spedale è del 1084; ma esso è certamente da riportarsi alla metà del sec. XI, sia vera o no la tradizione che ne attribuisce la fondazione a dodici cittadini lucchesi. Sorto con lo scopo di soccorrere e ospitare caritatevolmente i viandanti e i pellegrini che, per la via Romea o Francisca, di lì passavano numerosi e correvano rischio di smarrimento o di rapina, in un paese allora tutto paludi e selve, estese poi la propria azione ad ogni forma di assistenza caritatevole; principalissima, quella dei malati attorno ai quali la Regola, compilata da frate Gallico e approvata da papa Gregorio IX, nel 1239, contiene commoventi e pietose istruzioni circa le cure sanitarie e il regime dietetico. L'ordine, ricchissimo per il suo tempo, provvisto di molti privilegi papali e imperiali, ebbe momenti di grande floridezza, specie sotto il magistero di Gallico I (1228- 1249) e di Ricco (1277-1295). Contò dipendenze e magioni numerosissime, non solo in Italia, ma in Germania, in Spagna e in Francia, dove fu introdotto al tempo di Filippo il Bello. A Parigi ebbe una casa importantissima, che durò autonoma fino al 1567. Alla fine del '300 incominciò tuttavia la decadenza. Nel 1459 l'Ordine fu soppresso da Pio II. Rimase solo la casa d'Altopascio, i cui beni vennero dati in commenda, rimasta quasi sempre ai Capponi di Firenze. Dopo la morte di Ugolino Grifoni, ultimo commendatario, il patrimonio dell'Altopascio fu unito da Cosimo I a quello del nuovo Ordine di S. Stefano. I frati, che erano ecclesiastici e secolari (più questi che quelli), facevano i voti di povertà, castità, obbedienza, nonché quello di dedicarsi al servizio "dei signori nostri poveri". Vestivano una tonaca scura e un mantello con cappuccio di uguale colore. Segno caratteristico sulle vesti, un τ di color bianco, nel quale alcuni hanno voluto riconoscere un martello o un succhiello, indizio della loro attività nel costruire e restaurare ponti per il transito dei pellegrini. Ma esso è sicuramente il simbolo della croce, o croce taumata. Il "calderone dell'Altopascio", ricordato nel Decameron, e gli "Altopascini", nome dato in genere a tutti gl'inservienti degli ospedali, come appare da una novella di Franco Sacchetti (donde forse "pappini"?), sono riflessi della benefica istituzione, mentre ancora vive nella tradizione popolare di quei luoghi il ricordo della "Smarrita", una campana che si sonava sul far della sera, quale richiamo ai viandanti che si fossero smarriti nei boschi delle cosiddette Cerbaie.

Dell'antico Spedale, in Altopascio, rimane la massiccia torre campanaria, nella quale si conserva "la smarrita", che porta la data del 1327, e, della chiesa di S. Iacopo Maggiore del 1065 (?), ricostruita nel 1827, la facciata del transetto nord-ovest, con le figure di Dio Padre e del santi Pietro e Iacopo, sormontata da un brutto timpano moderno.

Bibl.: Per le fonti archivistiche: P. F. Kehr, Italia pontificia, Berlino 1908, III; P. Fanfani, Regola di Altopascio, in Curiosità inedite o rare, del Romagnoli, dispensa LIV, 1864 (cfr. però S. Bongi, Inventario R. Archivio di stato in Lucca, IV); G. Lami, Charitonis et Hippoliti Hodoeporicon, in Deliciae eruditorum, Firenze 1736-1769, X; S. Bongi, op. cit., I, IV; E. Repetti, Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana, Firenze 1833-46; I. Muciacca, I Cavalieri dell'Altopascio, in Studi Storici, VI, VII, VIII (1897-98); G. Biagi, In Val di Nievole, Firenze 1902; C. Stiavelli, I Cavalieri dell'Altopascio, in Bull. storico pistoiese, V (1903); id., L'arte in Val di Nievole, Firenze 1905; Biagiotti, Altopascio, in Bullettino parr. di Altopascio, giugno 1925 segg.; M. Salmi, S. Iacopo dell'Altopascio e il Duomo di Pisa, in Dedalo, VI (1925), pp. 483-515.

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