Allucinazione

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Fenomeno proprio, ma non esclusivo, di molti stati morbosi di competenza psichiatrica, per cui un individuo, indipendentemente da uno stimolo esterno, avverte delle percezioni, in tutto simili a quelle derivanti dalle consuete stimolazioni degli organi di senso. Esistono tante categorie di a. quanti sono gli organi di senso (visive, gustative, olfattive, uditive ecc.). L’interpretazione patogenetica delle a. è assai discussa: la loro insorgenza viene messa in rapporto con un’intensificazione delle immagini rappresentative, con un disturbo mentale fondamentale (automatismo mentale, stato crepuscolare, rilasciamento della coscienza) e dai seguaci di un indirizzo organicistico, con un disturbo (irritazione) dei supposti centri delle immagini mnemoniche dai quali partirebbe una stimolazione per i centri delle immagini attuali.

Si chiama allucinosi una sindrome psicotica caratterizzata essenzialmente da un gioco di a. particolarmente insistente e svolgentesi in un soggetto in stato di lucidità o al massimo di lieve offuscamento della coscienza. Ne è esempio tipico l’a. alcolica.

fig.

Gli allucinogeni, o droghe psichedeliche, sono sostanze (v. fig.) che già a dosi non tossiche determinano l’insorgenza di a., di particolari esperienze percettive ed emotive tipiche dei sogni e di taluni stati psichici, e di esaltazione di tipo mistico. Sono anche chiamati psicotomimetici, poiché determinano una sorta di espansione dello spettro della percezione sensoriale. Le sostanze allucinogene più note sono la psilocibina (➔), la mescalina (➔) e l’acido lisergico (➔) con la sua dietilammide (LSD). L’assunzione ripetuta di queste droghe, il cui uso nel passato era connesso soprattutto alle pratiche religiose e terapeutiche di vari gruppi etnici, in particolare dell’America latina, può facilitare, in soggetti predisposti, lo scatenamento di vere e proprie sindromi psicotiche. L’ armina, la bufotenina, la dimetiltriptamina sono state individuate in polveri o in bevande allucinogene usate dalle tribù indie degli altipiani andini (armina) o da indigeni delle zone comprese fra il Rio Negro e l’Orinoco (bufotenina, dimetiltriptamina); la iosciamina (atropina) e la scopolamina, identificate in alcune solanacee dell’area andina (Heisteria olivae), appartengono al gruppo degli allucinogeni anticolinergici, che provocano un’intossicazione con sintomi a carico del sistema nervoso centrale e periferico.

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