ALBERTI

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 1 (1960)

ALBERTI

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Famiglia di attori, fiorita alla fine del Settecento e durante tutto l'Ottocento. Il capostipite fu Daniele, nato a Genova intorno al 1770 e morto a Napoli nel 1842. Fuggito da Genova nel 1800 in seguito all'occupazione austriaca, le precarie condizioni economiche lo spinsero all'attività artistica, che non lasciò neanche quando, dopo la battaglia di Marengo, gli fu nuovamente offerto l'impiego che occupava nella città natale. Dopo la fortuna avuta con la compagnia comica detta Compagnia Ligure, fondata con alcuni amici, l'A. lavorò con la compagnia Negrini al teatro Nuovo di Napoli, dal 1803 al 1806, e a Palermo, dal 1806 al 1809. Recitò poi in Lombardia con l'assai nota compagnia comica di G. Bazzi, a Torino con A. Rosa nel 1819-1820, a Milano nella compagnia Goldoni, diretta da F. A. Bon, nel 1832, e infine al teatro dei Fiorentini a Napoli nel 1838, anno che segnò la decadenza dell'Alberti.

Tutti i suoi sei figli furono attori. Severo, il primogenito, lavorò come generico e secondo carattere. Più importante fu Adamo, secondogenito, nato a Cremona nel maggio 1809, morto a Napoli nel febbraio 1885, che s'illustrò sia come attore comico sia come impresario e come autore. Debuttò a Parma nella compagnia di F. A. Bon, rivelandosi subito come specialista nell'improvvisazione e nell'ampliamento estemporaneo della parte, secondo il diffuso costume dell'epoca. Passato al teatro dei Fiorentini a Napoli, vi lavorò dapprima come attore, dal 1835, nella compagnia di A. Tessari, G. B. Visetti e G. B. Prepiani, per divenirne nel 1838 impresario, in un primo tempo con il Prepiani, con il cognato P. Monti, con A. Colomberti, in ultimo da solo. Per diversi decenni l'A. diresse il teatro dei Fiorentini con abilità e gusto: scritturò molti attori famosi del tempo, fra i quali T. Salvini, F. Sadowski, M. Bozzo, A. Majeroni, P. Fabbri, ecc. Il vasto repertorio del teatro andava dal Filippo e dalla Virginia dell'A.lfieri ai drammi francesi del Dumas, del Lafont e di altri autori minori, ai lavori di autori italiani contemporanei, come i Baccanali del Pindemonte, la Gismonda di Mendrisio del Pellico, Goldoni e le sue sedici commedie nuove di P. Ferrari, oltre che alle opere di scrittori napoletani raccomandati dalla corte borbonica.

L'A. fu anche autore di commedie, prevalentemente di tipo goldoniano, oggi quasi tutte dimenticate: otto di esse, fra le quali Un matrimonio occulto (1835), Un viaggio per gelosia (1873), La scelta di una sposa sono nella Raccolta di componimenti teatrali di A.A., 2 voll., Napoli 1867-1873. Nel 1878 l'A. pubblicò pure, incompiuto, a Napoli, l'interessante volume Quarant'anni di storia del Teatro dei Fiorentini, Memorie di A. A. Terza figlia di Daniele fu Giulia., nata mtorno al 1810 e morta intorno al 1872. Cominciò a recitare sin da bambina in diverse compagnie drammatiche dell'Italia settentrionale, insieme con il padre e con il fratello Adamo. Dal 1835 lavorò con il fratello Adamo e l'attore P. Monti, che aveva sposato nel 1833, al teatro dei Fiorentini di Napoli, dove restò sino al termine della sua attività artistica. Si fece notare particolarmente nei ruoli di ingenua e di amorosa e si specializzò nelle parti di servetta del teatro goldoniano, nelle quali fu seconda soltanto alla contemporanea R. Romagnoli. Si distinse dalle altre attrici del suo tempo per la dizione senza monotonia né cadenza dei versi martelliani del Goldoni e per la naturalezza e sobrietà della recitazione.

Fra i suoi successi personali si possono menzionare la recitazione nella commedia di F. A. Bon, Niente di male, che fu il suo debutto, nelle commedie goldoniane Serva amorosa e Donna di governo, ma una commedia di A. De Cesare di soggetto manzoniano, nella commedia di A. Torelli Dopo morto, ecc.

Gli altri tre figli di Daniele, Orazio, Enneo e Domenico, furono generici di non molto rilievo.

Bibl.: L. Rasi, I comici italiani, Firenze 1897, pp. 16-22; A. Scalera, Il Teatro dei Fiorentini dal 1800 al 1860, Napoli 1909, pp. 59 ss.; Encicl. dello Spettacolo, I, coll. 234-236.

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