ALBANIA

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Albania

Anna Bordoni e Ciro Lo Muzio
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Geografia umana ed economica

di Anna Bordoni

Stato dell'Europa mediterranea, posto nel settore sud-occidentale della penisola balcanica. Al censimento del 2001 la popolazione è risultata pari a 3.087.159 ab. (3.563.110 secondo una stima del 2005). Nonostante un tasso di natalità del 15,2‰ (2005) e un'elevata quota di popolazione giovane, e malgrado che, dopo la fine della guerra del Kosovo (1999), il Paese sembri ormai avviato sulla strada della stabilizzazione (sia politica sia economica), tra il 2000 e il 2005 la crescita media annua è stata di appena lo 0,4%, a causa di una emigrazione ancora considerevole, diretta soprattutto verso l'Italia, la Grecia e la Germania.

Le città hanno registrato un sensibile incremento dei loro abitanti, ma è ancora notevole la percentuale della popolazione complessiva che vive nelle aree rurali (oltre il 55% nel 2004, tra le più alte in Europa). La capitale, Tirana, con i suoi 353.400 ab. (secondo una stima del 2003) rimane di gran lunga la più grande città albanese, sotto il profilo sia demografico sia urbanistico; infatti nessuno degli altri maggiori agglomerati (Valona e Durazzo sulla costa, Scutari, Elbasan e Coriza nell'interno) tocca i 100.000 abitanti.

Tra il 1990 e il 2003 il PIL ha registrato, in termini reali, un incremento medio annuo del 2,4%, con una tendenza all'accelerazione nell'ultima parte del periodo (+3,4% nel 2002, +6% nel 2003); tuttavia l'economia del Paese dipende ancora troppo dagli aiuti internazionali e dalle rimesse degli emigrati, mentre i negoziati aperti con l'Unione Europea nel febbraio 2003 sull'accordo di stabilizzazione-associazione (prima tappa verso l'adesione) hanno permesso di fare il punto sulle questioni più urgenti: rilancio del settore agricolo, fortemente arretrato, snellimento delle istituzioni doganali e fiscali, giudicate inefficaci, maggiore rispetto del diritto delle minoranze, modernizzazione delle infrastrutture nei settori dell'energia, dei trasporti e dei servizi sociali e finanziari, che presentano gravi carenze.

Storia

di Ciro Lo Muzio

La lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, le riforme istituzionali ed economiche, l'adeguamento ai requisiti necessari all'integrazione europea costituivano le sfide con le quali l'A. si misurò nei primi anni del 21° secolo. Nell'ottobre del 1999 il primo ministro P. Majko, battuto da F. Nano alle elezioni per la segreteria del Partito socialista, rassegnò le dimissioni. Il suo successore, I. Meta, assunse il potere nonostante le accuse di corruzione nei suoi confronti e di alcuni dei ministri da lui nominati, mentre la profonda crisi delle infrastrutture, l'inaffidabilità del sistema bancario, l'elevato tasso di disoccupazione e la crescente illegalità alimentavano ancor più il malcontento popolare. Sul fronte della politica estera, l'A., che già aveva messo il suo territorio a disposizione delle forze della NATO durante i bombardamenti sulla Iugoslavia, cercò di assicurarsi un ruolo di primo piano nell'ambito della questione delle minoranze albanesi nei Paesi vicini, consolidando al contempo le relazioni con Grecia e Macedonia. Le elezioni locali dell'ottobre 2000 confermarono il primato del Partito socialista, che ottenne più del doppio dei voti rispetto al Partito democratico, capeggiato da S. Berisha.

Nonostante la lotta contro la criminalità cominciasse a dare alcuni risultati, e continuasse la lenta ripresa economica avviata nel 1998-99, legata in gran parte alle rimesse degli emigranti e ai commerci (favoriti dalla riapertura dell'asse stradale est-ovest), permanevano forti squilibri tra le diverse parti del Paese, soprattutto tra la zona costiera, economicamente più vitale, e l'arretrato entroterra, mentre nell'estate del 2000 si manifestò una grave crisi energetica, dovuta sia all'aumento dei consumi sia all'inadeguatezza degli impianti. Nel gennaio 2001 l'A. ripristinò le relazioni diplomatiche con la Iugoslavia (interrotte nel 1999), mentre nei mesi immediatamente successivi non intervenne nella crisi provocata, in Macedonia, dagli scontri tra le forze armate e il locale UÇK (che in questo caso è acronimo di Ushtria Çlirimtare Kombëtare, Esercito di liberazione nazionale), che rivendicava per la comunità albanese uno statuto pari a quello dei cittadini di lingua macedone; condannò, al contrario, la violenza dell'UÇK, pur invitando il governo macedone a concedere maggiori diritti alla popolazione albanese. Le elezioni parlamentari del giugno 2001, vinte dal Partito socialista (73 seggi su 140), furono duramente contestate da una parte dell'opposizione, raggruppatasi in un nuovo partito, l'Unione per la vittoria. Confermato primo ministro in agosto, Meta rassegnò le dimissioni nel gennaio 2002 per le accuse di corruzione e clientelismo mossegli da Nano, soprattutto in merito al ruolo avuto nella crisi energetica, aggravatasi nell'inverno 2001-2002; il posto di Meta fu rioccupato da Majko.

Temporaneamente placatisi i contrasti tra maggioranza e opposizione, nel luglio 2002 A. Moisiu fu eletto presidente della Repubblica, e nell'ottobre dello stesso anno l'Unione Europea dava la sua disponibilità all'apertura dei negoziati (fissata per il febbraio 2003) per un Accordo di associazione e di stabilizzazione, primo passo per l'entrata dell'A. nell'Unione. Nel marzo 2003 il Paese offrì il suo sostegno militare alla coalizione anglo-americana nell'attacco all'Irāq. Sul piano regionale l'A. perseverava negli sforzi per consolidare il rapporto di buon vicinato con la Serbia e Montenegro (dal 2002 nuova denominazione della Iugoslavia), anche con la denuncia, nel marzo del 2004, delle persecuzioni anti-serbe nel Kosovo, guadagnandosi tuttavia le critiche delle comunità albanesi di Kosovo e Macedonia. Sul fronte interno, la reputazione di Nano veniva compromessa dalle accuse di collusione con la criminalità organizzata, mentre le sue eccessive pressioni sugli organi di informazione creavano un diffuso e grave malcontento.

Un ennesimo colpo alla sua credibilità fu inferto dal naufragio nelle acque dell'Adriatico di un'imbarcazione che trasportava immigrati in Italia (9 gennaio 2004, 21 morti): tornava così in primo piano il problema dell'emigrazione clandestina, che nel settembre 2003 Nano aveva dichiarato essere definitivamente risolto. Nonostante la crescita economica registratasi negli anni del suo governo (pari, tuttavia, all'aumento della corruzione), il dissenso nei suoi confronti sfociò, agli inizi del 2004, in una serie di manifestazioni popolari. Le elezioni del luglio 2005 decretarono la sconfitta del partito socialista e la vittoria di quello democratico. Dopo otto anni di opposizione, il 3 settembre Berisha veniva rieletto primo ministro, inaugurando il suo mandato con la creazione di un'ampia alleanza di centro-destra e annunciando un ambizioso programma di riforme economiche (diminuzione delle imposte e incremento dei salari) e di lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione.

bibliografia

R. Morozzo Della Rocca, Nazione e religione in Albania, Nardò 2002; A. Biagini, Storia dell'Albania contemporanea, Milano 2005.

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