Agostino di Canterbury, Santo

Enciclopedia dell' Arte Medievale (1991)

Agostino di Canterbury, Santo

L. Speciale

Primo vescovo d'Inghilterra, morto nel 604. Al nome di A. è tradizionalmente connessa la seconda colonizzazione cristiana dell'Inghilterra, promossa da Gregorio Magno nel 596. Della vita giovanile del santo non si conosce molto. Coetaneo e amico di Gregorio, del quale almeno una fonte medievale gli fa condividere la formazione (Leone III, Ep., 16), A. era già priore del monastero romano di S. Andrea in Monte Coelio - fondato dallo stesso pontefice presso l'abitazione della propria famiglia - quando questi gli affidò la guida di una missione destinata a evangelizzare l'Inghilterra. L'isola, che aveva conosciuto una precedente cristianizzazione, era rimasta esposta, a partire dal sec. 5°, a una nuova penetrazione barbarica che aveva rapidamente soppiantato le popolazioni convertite.Partita da Roma nel 596 (Beda, Hist. Eccl., 1, 23), la piccola comunità avrebbe svernato sul continente, toccando nel corso del viaggio numerose sedi episcopali francesi; l'itinerario fu stabilito probabilmente a Roma dallo stesso Gregorio, che privilegiò le diocesi più vicine al papato. Ulteriormente ritardata da un fugace rientro di A. a Roma, la missione sarebbe approdata in Inghilterra solo l'anno seguente, trovando asilo presso Etelberto, re del Kent, che avrebbe consentito ai monaci di stabilirsi a Canterbury (Beda, Hist. Eccl., 1, 25). Favorita dal sostegno della moglie cristiana del sovrano, la predicazione dei missionari avrebbe conseguito un rapido successo, ottenendo la conversione dell'intera popolazione del Kent, sancita dal battesimo dello stesso Etelberto avvenuto, secondo la tradizione, entro il 597. Informato dell'evento (Gregorio Magno, Ep., 8, 29), nel 601 il papa avrebbe organizzato una seconda missione, inviando a Canterbury il pallio arcivescovile per A. e un provvisorio ordinamento della nuova comunità cristiana, insieme a una ricca provvista di reliquie, codici e suppellettile liturgica, destinati a sopperire alle necessità cultuali delle istituende diocesi (Gregorio Magno, Ep., 11, 39; Beda, Hist. Eccl., 1, 29).

Ordinato arcivescovo e primate d'Inghilterra ad Arles (Beda, Hist. Eccl., 1, 27), o più facilmente ad Autun (Brechter, 1941; Markus, 1963), nella strutturazione della regione ecclesiastica A. si sarebbe mosso con una certa autonomia, stabilendo soltanto la prima delle due sedi metropolitane previste, impiantata a Canterbury, capitale del regno del Kent (non a Londra, come Gregorio stesso aveva suggerito), e nominando due soli suffraganei - Gregorio gli aveva dato facoltà di eleggerne addirittura dodici - a Londra e a Rochester (Beda, Hist. Eccl., 2, 3).

Rimasto a Canterbury sino alla morte, intervenuta secondo la tradizione tre anni più tardi, A. avrebbe creato nella capitale numerose fondazioni, delle quali il tracciato prenormanno della città ha conservato l'impronta.

Le tracce più consistenti di questa presenza - recentemente comprovate da una sistematica indagine archeologica intorno ai siti cristiani - sono state riconosciute nell'area della chiesa di St Martin presso la quale, secondo la cronaca di Beda, la missione si sarebbe stabilita all'arrivo, sotto la protezione della regina Berta. Una seconda rilevante campagna di scavo ha riportato alla luce le strutture altomedievali del monastero extra moenia dedicato ai ss. Pietro e Paolo (più tardi S. Agostino), al cui interno avrebbero trovato sepoltura, insieme allo stesso A., i sovrani e i primi arcivescovi della città (Beda, Hist. Eccl., 1, 33).

Circa i resti architettonici di queste fondazioni, quasi interamente cancellate dalle ricostruzioni normanne, non si può dire molto; dell'ispirazione romana, tuttavia, esse conservano un ricordo evidente nella scelta delle intitolazioni: il Salvatore (sul modello del Laterano) per la cattedrale; S. Pietro per un'altra fondazione cittadina; ancora, S. Pancrazio per una cappella inserita entro la cinta del complesso suburbano; allo stesso Gregorio sarebbe stato dedicato il portico della basilica del monastero dei Ss. Pietro e Paolo, destinato ad accogliere il sepolcreto degli arcivescovi. Una compagine squisitamente romana, alla quale - è stato giustamente osservato (Brooks, 1977) - non dovette essere estraneo l'invio di reliquie ricordato da Beda nel 601.

Gli insediamenti gregoriani nel Kent avrebbero segnato in profondità la cultura dell'Inghilterra altomedievale, ponendo le basi di un legame che nel secolo successivo avrebbe spinto verso Roma molte grandi figure del clero britannico; i viaggi di Benedetto Biscop e Vilfrido di York ne furono la più immediata conseguenza. Sul filo di questo rapporto con Roma, nelle scuole della regione sarebbero stati importati costumi liturgici, modelli e usi grafici di provenienza romana, tali da far divenire l'Inghilterra, nel corso dei decenni successivi, una vera e propria römische Schriftprovinz (Bischoff, 1964).

Non a caso, al nome di A. e ai plurimi codices inviati da Gregorio Magno a Canterbury è tradizionalmente connessa la vicenda del frammento dei Vangeli detti 'di s. Agostino', conservato a Cambridge (C.C.C., 286). Il manoscritto, per il quale un'ipotesi recente ha nuovamente invocato su basi grafiche indizi di una sicura provenienza romana (Petrucci, 1971), si trovava in Inghilterra già alla fine del sec. 7°, come attesta la presenza di annotazioni di una mano insulare riferibile a questo momento (Lowe, 1958). La decorazione originale, che doveva comprendere insieme ai frontespizi dei quattro evangeli diverse altre illustrazioni a piena pagina, si riduce oggi a due sole miniature, rispettivamente alle cc. 125r e 129v. Vi compaiono una tabula con dodici scene tratte dalla vita di Cristo e il ritratto di s. Luca in trono entro un'edicola chiusa da una doppia cornice illustrata con soggetti tratti dal libro dell'evangelista.

Esemplato probabilmente su un codice bizantino (Weitzmann, 1977), a quest'ultimo l'Evangeliario 'di s. Agostino' doveva il modello di un programma iconografico in origine certamente molto più esteso del lacerto che ne rimane. Le due miniature superstiti, riferite senza incertezze a un artista di formazione occidentale, sono state felicemente accostate a testimonianze figurative romane dei secc. 6° e 7°: tra le altre, l'affresco di Turtura nella catacomba di Commodilla. Rimasta integra forse sino al 1100, l'opera sembra avere largamente influenzato la produzione insulare di età precarolingia (Wormald, 1954).

La data di canonizzazione di A. è ignota; esistono tuttavia elementi sufficienti per ritenere che il culto del santo abbia conosciuto in Inghilterra una tradizione molto antica, in ogni caso anteriore al sec. 11°, quando una fonte normanna ricorda la traslazione delle spoglie del santo nella cattedrale di Canterbury, allora in ricostruzione.

La venerazione per l'arcivescovo A. è però meno precoce del più antico ritratto che se ne conosca, contenuto in una iniziale del manoscritto di Beda di Leningrado (Leningrado, Saltykov-Ščedrin, Lat. Q.v.I. 18, c. 26v), databile con una certa sicurezza tra il 731 e il 735 (Lowe, 1958; Shapiro, 1958). Privo di nimbo e identificato da un semplice Augustinus, il presule vi compare nelle vesti di un monaco tonsurato che stringe nelle mani il libro e la croce. Più tardi, insieme al nimbo, la figura avrebbe assunto nell'iconografia tradizionale il pallio e le insegne del costume vescovile, conservando del ritratto più antico il volto sbarbato, il libro e la croce. In quest'ultima forma il santo sembra avere conosciuto nel sec. 12° una certa fortuna figurativa nelle illustrazioni di numerosi manoscritti inglesi e in alcuni esemplari di scuola cistercense (Heiligenkreuz). A questo stesso modello è ispirata una rappresentazione tardomedievale (1470 ca.) presente in una vetrata della cattedrale di Canterbury.

Bibliografia

Fonti:

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