Africa

Enciclopedia Dantesca (1970)

Africa

Francesco Gabrieli

La conoscenza che D. mostra dell'A. (o Affrica) gli viene in primo luogo dalla sua cultura classica, e solo secondariamente dalle imperfette nozioni geografiche e cosmografiche del suo tempo. L'A. è la terra di Iarba (Pg XXXI 72); è anche la terra di Elettra figlia di Atlante, dalla quale discese la stirpe di Enea (Mn II III 11 ss.); il luogo della lotta di Ercole con Anteo (Cv III III 8); la terra di Annibale, ove furono inviati i trofei di Canne, e dove Scipione portò poi la guerra di Roma (Cv IV V 19). E anche, designata perifrasticamente, la terra che perde ombra (Pg XXX 89), dove 'l gran lume / toglie a la terra del vinco la fronda (Rime CIV 47-48), la terra delle arene ove volano, per schivare il gelo, le gru (Pg XXVI 44-45).

Ulteriori determinazioni geografiche confermano questa duplice visione classica e cosmografica, in cui la seconda componente si può far del resto per buona parte rientrare nella prima. Dell'A. è familiare al poeta in primo luogo Cartagine, la Cartagine di Didone (Eg I 32 regnum Helyssae) e di Annibale, che condusse gli Aràbi (Pd VI 49), qui sinonimo di Africani e Peni, contro Roma. Della parte orientale del continente D. conosce l'Etiopia e l'Egitto : dalla prima 'l Nilo s'avvalla (If XXXIV 45), e dalla sua rena, si leva l'austro (Rime C 14 ss.). L'Egitto fu già regno del re Vesogi (Mn II VIII 5) che aspirò all'impero universale; poi di Tolomeo Lagide (Mn II VIII 9) : infine del Soldano (If V 60: dove v'è forse scambio tra la Babilonia di Semiramide e il " Babylon ", cioè il vero e proprio Egitto). Il Nilo è ricordato per la sua origine dall'Etiopia (vedi sopra), e per le gru che vi svernano (Pg XXIV 64); la Libia, per le sue arene infestate da rettili (If XXIV 85 ss.), per i suoi deserti (XIV 13-15) e perché battuta dall'Austro (Mn II IV 6). Spostandosi ancora verso occidente è ricordato il Marocco (Morrocco, If XXVI 104 e Pg IV 139, come estremo limite occidentale della terra abitata) e la sua città di Ceuta (Setta, If XXVI 111), presso i riguardi di Ercole. Dell'A. occidentale, secondo Orosio, è estremo termine il monte Atlante (Mn II III 13).

È facile scorgere la fonte di questa geografia, storia e toponomastica in autori classici, talvolta espressamente citati da D.: Virgilio, Ovidio, Seneca, soprattutto Lucano e Orosio. Grazie ad essi, l'A. si configura per D. come la ‛ madre di mostri ', la terra dal duro clima inclemente e, insieme, la strenua antagonista di Roma, teatro delle gesta di Scipione e Cesare. Qualche sporadico ricordo biblico (In exitu Isräel de Aegypto, Pg II 46) completa il quadro, limitato alla costa settentrionale del continente africano (la sola che gli antichi e il Medioevo direttamente conobbero), e all'Etiopia, anch'essa nota per trafila e tradizione classica. Della intervenuta quasi completa islamizzazione di questa parte dell'A. a lui nota, non vi è cenno in D., fuorché nell'ambigua menzione del Soldano.

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