ADDIS ABEBA

Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)

ADDIS ABEBA (A. T., 116-117; vol. I, p. 485)

Giuseppe Morandini

ABEBA È oggi la capitale dell'Africa Orientale Italiana, posta a più di 2600 m. s. m., secondo alcuni, mentre secondo altri sarebbe a circa 300 m. più in basso. Dai calcoli fatti in occasione della costruzione della ferrovia Gibuti-Addis Abeba risulterebbe che il piano della stazione ferroviaria si trova a 2641 m. s. m.

Circondata a occidente e a settentrione da un complesso di alture dal M. Furi, Uocciaccià, Mannagascià fino a Entotto, si apre verso mezzogiorno sulla vallata dell'Akaki e dell'Auasc. La scarsa vegetazione arbustacea dell'altipiano, che conserva tutte le sue caratteristiche a piccola distanza dalle città, è stata sostituita per volontà di Menelik da una rigogliosa foresta di eucalipti, nella quale la città si è sviluppata.

Dal punto di vista morfologico, il motivo predominante è dato dalle vallecole, orientate quasi perfettamente N.-S., dell'Abboha-Gabana a oriente e del Curtumi a occidente; in questo influisce il Gamelo che taglia il territorio cittadino con una profonda forra. Tutte queste vallette incidono più o meno profondamente i terreni alluvionali o di disfacimento che coprono, insieme con quelli di origine vegetale, le colate laviche dei "trappi" basaltici e dànno un aspetto collinoso che ha in un certo modo disciplinato, naturalmente, la formazione della città.

L'aspetto della città come centro abitato, prima dell'occupazione italiana, presentava taluni caratteri particolarmente appariscenti: sviluppatasi senza un piano regolatore, la città era caratterizzata da una certa promiscuità tra le abitazioni indigene, tipiche, a un solo vano, a pianta o circolare quadrata, a seconda delle genti che le abitavano, con quelle a più ambienti derivanti da un'evoluzione delle case a pianta quadra, abitate generalmente da bianchi o da genti amara. Caratteristico il sistema costruttivo, basato sull'impiego dei soli materiali da costruzione presenti in situ: legno e paglia, con intonacatura di "cicca", specie di malta di fango misto a paglia. Solo poche costruzioni di pietra e molto recenti (stazione, ospedale italiano, alcuni edifici della via che porta alla stazione e della ex-via Maconnen), e ciò soprattutto per la mancanza sul posto di materiale cementante.

La distribuzione delle abitazioni si è irregolarmente addensata intorno alla chiesa di S. Giorgio e alla zona del mercato principale in un'area di circa 400-500 m. di raggio, dove si sono localizzati, per così dire, il quartiere del commercio e dell'artigianato, mentre si ha intorno a quest'area un vasto anello ad abitato sparso. Il commercio esercitato da genti di razza nera, soprattutto nel grande mercato centrale, rivela una serie di localizzazioni nel mercato centrale (mercato delle granaglie, legno, fieno, cordami, ecc.); si hanno inoltre piccoli mercati periferici, sempre all'aperto; affluenza massima di merci dall'interno nel sabato; Indiani, Greci, Armeni, ecc., hanno costituito svariati esercizî di vendita, più o meno specializzati e caratteristici.

In rapporto allo sviluppo economico e alle condizioni di piovosità, si è sviluppata la rete stradale; si possono distinguere nettamente tre tipi di strade: a un primo tipo appartengono quelle di carattere moderno che si sono sviluppate nel centro cittadino in alcune grandi direzioni per il notevole numero di autovetture messe in circolazione in questi ultimi anni; a un secondo tipo quelle di sola massicciata, caratteristiche per esser transitabili anche nel periodo delle piogge, con ponti in legno o pietra a secco; infine il terzo gruppo comprende la massima parte delle arterie cittadine in terra battuta, di larghezza molto diversa, e di transito difficile nella stagione piovosa.

Con la fondazione dell'impero, Addis Abeba assurge a importantissimo centro in via di completa modificazione; la popolazione è notevolmente aumentata e si calcola intorno a 100.000 ab., dei quali circa 7000 Bianchi (di questi circa tre quarti metropolitani e un quarto stranieri). La città, in seguito alla fuga di Tafari, ha subito un vandalico saccheggio da parte delle truppe negussite prive di ogni controllo; dal 5 maggio, giorno dell'ingresso delle truppe italiane del maresciallo Badoglio, si è iniziata subito la ricostruzione. Il primo problema a cui si è posto mano è stato quello della sistemazione stradale, curata in modo particolare. Alcune grandi arterie (Corso Vittorio Emanuele III, Viale B. Mussolini, ecc.) ne dànno prova. Altro grave problema, ormai risolto, e quello della ricostruzione degli edifici saccheggiati, adibiti sia a decoroso alloggio per la popolazione bianca, sia a sede di enti e uffici o a scopi commerciali. Anche il problema alberghiero è stato affrontato e prontamente risolto con la sistemazione dei precedenti edifici adatti allo scopo e con costruzioni nuove. È in atto la sistemazione dei mercati indigeni e quella dei numerosi esercizî della rinnovata attività economica.

Anche il problema dei varî servizî cittadini (catasto, servizî igienici, piano regolatore, ecc.) è stato affrontato con decisione per dare alla capitale il suo definitivo aspetto.

Bibl.: G. Morandini, La capitale dell'impero, in Rivista italiana di scienze economiche, IX, fasc. 11, novembre 1937.

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