Accademia

Il Libro dell'Anno 2003

Edoardo Vesentini

Accademia

L'oculatissima lince

I Lincei ieri e oggi

di Edoardo Vesentini

8 maggio

A Roma, nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, si tiene un'adunanza pubblica delle Classi riunite dell'Accademia dei Lincei. La cerimonia rientra nell'ambito delle iniziative organizzate per celebrare il quattrocentesimo anniversario della fondazione dell'Accademia e offre l'occasione per ripercorrere la storia di questa illustre istituzione culturale italiana, sulla quale si sono esemplate altrettanto prestigiose istituzioni europee.

La nascita della scienza moderna

Il 17 agosto 1603, nel Palazzo Cesi, in via della Maschera d'Oro a Roma, nasce l'Accademia dei Lincei. L'iniziativa è di un giovane di diciotto anni, Federico Cesi, marchese di Monticelli, e di tre suoi amici, di poco più anziani: Anastasio de Filiis da Terni, Francesco Stelluti da Fabriano e Johann Eck da Deventer, nei Paesi Bassi. A simbolo del sodalizio viene scelta la lince: "l'oculatissima lince - scrive Cesi nel Del natural desiderio di sapere et institutione de' Lincei per adempimento di esso - per continuo sprone e ricordo di procacciarsi quell'acutezza e penetrazione dell'occhio della mente che è necessaria alla notizia delle cose, e di risguardar minuta e diligentemente, e fuori e dentro, per quanto lece, gli oggetti tutti che si presentano in questo gran theatro della natura".

Si usa dire che in quel giorno d'agosto di quattrocento anni fa con la fondazione dell'Accademia dei Lincei è nata la scienza moderna. Ma dove si colloca la 'scienza' dei secoli precedenti, con le intuizioni, le scoperte, le invenzioni di Leonardo Fibonacci, di Niccolò Tartaglia, di Gerolamo Cardano, di Raffaele Bombelli? In quale modo credenze e motivi magici, residui di antiche superstizioni, convivono inizialmente e poi lasciano il passo alla limpida visione galileiana per la quale "la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intendere la lingua e conoscer i caratteri ne' quali è scritto" (Il Saggiatore, p. 232), e "non doviamo desiderare che la natura si accomodi a quello che parrebbe meglio disposto et ordinato a noi; ma conviene che noi accomodiamo l'intelletto a quello che ella ha fatto, sicuri tale essere l'ottimo e non altro" (lettera a Federico Cesi del 30 giugno 1612)?

Ma, scrive Eugenio Garin (1986, p. 31), "solo chi abbia scarsa dimestichezza con quello che realmente fu il dibattito culturale cinquecentesco, con la vita varia delle sue accademie, con le grandi correnti di moda, neoplatoniche, ermetiche e magiche, con le utopie fra scienza e misticismo - solo questi può pensare di avvicinarsi a quella grande stagione di rinnovamento culturale imponendole anacronisticamente le categorie di un altro tempo: categorie, fra l'altro, che furono il risultato di quelle lotte, e alla cui determinazione contribuirono tutte le posizioni in contrasto. Non dunque un'antitesi reale e impossibile fra magia e scienza, ma una scienza che cerca di svincolarsi da una visione magica della realtà estremamente complessa; non una radicale antitesi fra platonismo, o neoplatonismo, e aristotelismo, ma una sottile e scaltrita comparatio fra un platonismo trasfigurato e un neoaristotelismo rinnovato - una comparatio pronta a risolversi; non un ermetismo equivoco da esaltare onnipresente, o da esorcizzare in modo indiscriminato, ma i sogni, le favole, i démoni e gli angeli di Keplero e di Cartesio, che pure alla scienza e al trionfo della ragione matematica qualche contributo hanno dato".

Qui Garin disegna con grande chiarezza il futuro dell'Accademia dei Lincei nei secoli a venire e delle accademie che, sul modello dei Lincei, nasceranno più tardi in Europa: non soltanto occasioni di incontro di uomini di scienze e di lettere, ma luoghi ove i problemi della scienza, di ogni scienza, perdono i loro aspetti contingenti e si offrono alla discussione e al libero confronto intellettuale. Un disegno ambizioso, quello di Federico Cesi, destinato a un duro scontro con il potere ecclesiastico che, nel giro di pochi decenni, vedrà perdenti i Lincei, costretti a un lungo, sofferto silenzio dopo la morte di Cesi, nel 1630, e la condanna inflitta a Galileo dal Santo Uffizio, nel 1633. Galileo sottoscrive l'albo linceo il 25 aprile 1611, preceduto, il 6 luglio 1610, da Giovan Battista della Porta di Napoli, e seguito da Giovanni Schreck di Costanza, Giovanni Faber di Bamberg, Teofilo Mueller di Herdsfeld, e - più avanti - da Filippo Salviati, Cosimo Ridolfi, Filippo Pandolfini.

L'elenco dei primi trentadue Lincei si chiude, nel 1625, cinque anni prima della morte di Cesi, con un olandese, Justus Riquius.

Il modello dei Lincei

Dopo la morte di Cesi e la condanna di Galileo, l'Accademia cessa di esistere, per riprendere la sua attività molto più tardi. Ma il seme gettato non tarderà a dare i suoi frutti. Nel 1660 nasce a Londra la Royal Society, che nel 1661 riceve dal re il primo Charter of incorporation e dal 1664 pubblica regolarmente le Philosophical Transactions. Dal 1703 al 1727 è presieduta da Isaac Newton ed è ancora oggi la più prestigiosa istituzione scientifica del Regno Unito. Fra il 1634 e il 1666 nascono a Parigi l'Académie Française, l'Académie des inscriptions et belles lettres e l'Académie des sciences, seguite più tardi dall'Académie des beaux arts e dall'Académie des sciences morales et politiques. Nel 1795, sulle ceneri di queste accademie, travolte dalla rivoluzione, nasce, per volontà della Convenzione, l'Institut national des sciences et des arts, destinato a "perfectionner les sciences abstraites par des recherches non interrompues, par la publication des découvertes, par la correspondance avec les sociétés savantes françaises et étrangères", nonché a seguire "les travaux scientifiques et littéraires qui auront pour objet l'utilité générale et la gloire de la République". Poco più tardi, il Direttorio realizzerà una struttura più articolata che, con Napoleone e l'Impero, assumerà, nelle grandi linee, l'aspetto che ha oggi l'Institut de France (Godechot 1989). A questo rilevante impegno nell'organizzazione della cultura è strettamente connessa, in Francia, la nascita delle 'grandes écoles' e il riordino delle università. A proposito dei compiti e delle prospettive dell'università, sorprende rilevare come, più di un secolo e mezzo prima delle iniziative della Convenzione e del Direttorio in Francia, fosse già ben chiara, in Federico Cesi, la percezione degli ostacoli - quali la mancanza di mezzi economici e la discriminazione sociale - che impediscono a molti di soddisfare quelle necessità intellettuali che fanno parte anch'esse del 'natural desiderio di sapere'. Ma, proprio nel discorso Del natural desiderio di sapere, si coglie un'analisi attenta e una critica severa dell'insegnamento che si impartisce nelle università: "L'istessa laurea, istituita già per ornare il compimento delle scienze, e venir perciò ad esso incitando, […] corona tutti quelli che fruiscono il corso senza riguardo alcuno, né dell'arrivare, né del zoppicare o andar dritto […]. Il dottorato suole a molti troncare la via del sapere. [...]. Principale scopo di questa Accademia è non solo premere con ogni studio nel conseguire pienissima intelligenza delle scienze […] e possederle per haver la desiderata cognition delle cose; ma anco doppo le osservationi et esperimenti, doppo diligenti contemplationi, illustrarle con le proprie compositioni e fatighe e con li propri scritti" (Alessandrini 1986).

Per i Lincei la riflessione di Federico Cesi sui problemi dell'insegnamento apre idealmente un dibattito che si riaccenderà, a varie riprese, per giungere, in tempi più vicini ai nostri, alla commissione presieduta da Vito Volterra, istituita nel 1923 in occasione della riforma Gentile, e alle commissioni sui problemi didattici presiedute da Guido Castelnuovo nel 1948 e da Beniamino Segre nel 1972.

Il lungo sonno e i tre 'Risorgimenti'

Le vicende della Royal Society nel Regno Unito e dell'Institut in Francia indicano in quale misura l'evoluzione delle accademie secentesche - accelerata dalla domanda crescente di scienza e di applicazioni della scienza imposta dallo sviluppo della società - sia legata all'emergere delle realtà nazionali. Ciò spiega, almeno in parte, a chi guardi alle vicende storiche del nostro paese, il lungo sonno dei Lincei e il torpore di alcuni risvegli, legati anche alla difficoltà dei rapporti con la Chiesa di Roma. Rapporti complessi e degni di essere ancora approfonditi, "in quanto - osserva Ada Alessandrini (1986, p. 173) sulla scorta di un'osservazione di Giuseppe Gabrieli - la istituzione dell'Accademia dei Lincei costituisce una delle espressioni più interessanti e più genuine di quella 'Riforma cattolica', che affiancò ed in un certo senso riscattò quella operazione complessa e delicata, non soltanto repressiva, che va sotto il nome di Controriforma".

Il lungo sonno dell'Accademia dei Lincei, iniziato nel 1650, durò fino al 1870, interrotto da tre 'Risorgimenti Lincei', per usare un'espressione cara a Domenico Carutti (1883). Il primo di essi ebbe vita a Rimini e si protrasse per pochi anni successivi al 1745, a opera di un medico-naturalista-antiquario: Giovanni Paolo Simon Bianchi, autonominatosi Linceorum restitutor. Era papa in quegli anni, dal 1740 al 1758, Prospero Lambertini (Benedetto XIV), durante il cui pontificato la Congregazione dell'Indice revocò l'interdizione degli scritti copernicani di Galileo (una successiva deliberazione del Santo Uffizio, nel 1822, avrebbe autorizzato la stampa e la pubblicazione delle opere che trattano "della mobilità della Terra e dell'immobilità del Sole"). Il secondo Risorgimento Linceo vide la ricostituzione dell'Accademia dei Lincei a Roma, il 16 aprile 1801, originata da una supplica rivolta al Santo Padre dal principe Francesco Caetani, "per la costituzione di un'Accademia di studi fisici e matematici a vantaggio dei dilettanti della studiosa gioventù romana". Ribattezzata Accademia dei Nuovi Lincei, fu presieduta da Gioacchino Pessuti coadiuvato dall'abate Feliciano Scarpellini, segretario accademico, con sedi successive nel Palazzo Caetani, nel Collegio dell'Umbria e, dal 26 luglio 1826, in Campidoglio. L'Accademia di Pessuti e Scarpellini cessò di esistere nel 1840, per volontà di Gregorio XVI. Tuttavia, l'ingresso in Campidoglio segna, per i Lincei, l'inizio di una nuova stagione che, pur costellata di eventi drammatici, si collega alle vicende dei Lincei di oggi.

Il terzo Risorgimento Linceo ebbe inizio nel 1847, a poco più di un anno dall'elezione di Pio IX al soglio pontificio. Secondo un editto papale in data 3 luglio 1847, "la Santità di Nostro Signore Pio Papa IX [...] vuole che autorevolmente risorga e viva in Roma l'antica e tanto celebrata Accademia dei Lincei [...]. Vuole perciò la Santità Sua che questa Accademia si dica Pontificia dei Nuovi Lincei". Suddivisa in cinque classi, nelle quali si ripartivano dieci soci emeriti, trenta ordinari, quaranta corrispondenti (metà dei quali stranieri), oltre a un numero imprecisato di soci aggiunti e di soci onorari, l'Accademia, secondo lo statuto, attendeva allo studio delle scienze, con l'esclusione delle discipline teologiche, morali, mediche e politiche.

Dopo il 1870

Con la breve parentesi della Repubblica Romana, l'Accademia istituita da Pio IX mantenne la sua sede in Campidoglio fino all'ottobre 1870, quando, dopo la breccia di Porta Pia, in seguito al voto popolare del 2 ottobre e a una deliberazione, che sarebbe stata approvata il 7 maggio successivo dalla Luogotenenza alla Pubblica Istruzione, prese il nome di Reale Accademia dei Lincei. Nel frattempo, nella seduta del 4 dicembre 1870, il presidente Benedetto Viale-Prelà aveva rinunciato alla carica e aveva abbandonato il consesso insieme ad altri tredici soci, con i quali costituì la Pontificia Academia Scientiarum (Carutti 1883; Morghen 1972). Fin dai primi giorni, la nuova accademia, presieduta dal geologo Giuseppe Ponzi, manifestò una forte indipendenza dalle tradizioni e dagli statuti delle istituzioni che l'avevano preceduta. Accogliendo una proposta avanzata da Terenzio Mamiani il 4 dicembre 1870, nella seduta del 25 gennaio 1875, l'Accademia aggiunse alla Classe di Scienze Fisiche Matematiche e Naturali - l'unica presente fino ad allora - la Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche: una novità importante, in linea con i tempi, che peraltro sembra assimilare la visione di Federico Cesi che, nelle Praescriptiones del 1624 aveva indicato come obiettivo dei Lincei le scienze della natura, "non neglectis interim amoeniorum musarum et philologiae ornamentis". Ai quaranta soci nazionali della Classe di Scienze Fisiche Matematiche e Naturali (fra i quali figuravano i più illustri scienziati del tempo, come Quintino Sella, Francesco Brioschi, Stanislao Cannizzaro, Pietro Blaserna, Luigi Cremona, Eugenio Beltrami, Enrico Betti, Giovanni Schiaparelli, Felice Casorati, Bartolomeo Gastaldi, Angelo Genocchi, Antonio Stoppani) e ai trenta soci nazionali della Classe di Scienze Morali, Storiche e Filologiche (fra essi Terenzio Mamiani, Ruggero Bonghi, Domenico Carutti, Graziadio Isaia Ascoli, Michele Amari, Antonio Scialoja, Domenico Comparetti, Francesco Carraro, Cesare Cantù, Francesco Ferrara, Pasquale Villari, Ersilia Lovatelli-Caetani) si aggregarono, per ciascuna classe, sessanta soci corrispondenti e dieci soci stranieri.

L'Accademia restò in Campidoglio fino al 1884, fino a quando l'impegno crescente dei Lincei nella vita scientifica e culturale del paese, accompagnato dalla rapida espansione del patrimonio librario, impose la ricerca di un luogo più adeguato alle nuove necessità di quanto non fosse la sede del Campidoglio: "una sede anche troppo gloriosa - commentò Quintino Sella in un discorso alla Camera dei Deputati - ma talmente esigua da essere ormai impossibile", anche se - come affermò in un altro intervento - "per ciò che riguarda le sedute solenni, l'Accademia dei Lincei non ha nulla da desiderare; imperocché il municipio ci ha concesso di far uso di una sala così illustre che non ce ne può essere alcun'altra, e più famosa; sala dove l'Accademia dei Lincei, fondata da Cesi, Galileo, della Porta ed altri, si trova tra nobili dipinti, e fra le statue colossali di due papi, uno dei quali è stato il tormentatore di Galileo".

Chi guardi all'Accademia dei Lincei di oggi ritrova in essa l'impronta profonda lasciata da Quintino Sella, per il quale avrebbe dovuto costituire "uno dei più essenziali interessi della Nazione" la nascita in Roma di "una Accademia delle Scienze, la quale per la sua operosità e per i servigi che renda alla Scienza sia degna dell'Italia e di Roma" (lettera al ministro della Pubblica istruzione Michele Coppino del 15 dicembre 1877). Tale Accademia avrebbe dovuto essere "una palestra nella quale si agitassero le più alte questioni in ogni campo dello scibile", un luogo ideale della "lotta per la verità contro l'ignoranza, contro il pregiudizio e contro l'errore". Propositi che ritroviamo nelle parole che, più di due secoli prima, Federico Cesi aveva scritto nel diploma di nomina dei primi Lincei: "consci del dovere di ogni uomo di non poltrire nell'ozio, ma di mettere a frutto i doni ricevuti da Dio per giovare ai propri simili contemporanei e futuri".

A Sella si deve la scelta della sede attuale dell'Accademia, nel settecentesco Palazzo Corsini, opera di Ferdinando Fuga, che lo Stato acquistò, nel 1883, dal principe Tommaso Corsini, il quale fece contestuale donazione allo Stato della pinacoteca e alla Reale Accademia dei Lincei della biblioteca (questa comprende oggi più di 600.000 volumi ed è arricchita da una vasta collezione di stampe, di miniature e di opere rare: un patrimonio inestimabile per l'Accademia di oggi, nonché una risorsa insostituibile per la cultura e l'immagine italiana). I Lincei si insediarono a Palazzo Corsini nel 1885, un anno dopo la scomparsa di Quintino Sella.

Con la nascita della Reale Accademia Nazionale dei Lincei si pose in termini nuovi la questione della creazione di un'accademia nazionale con il compito di coordinare le accademie degli Stati preunitari, assumendo, nei confronti del nuovo Stato una funzione simile, in qualche misura, a quella svolta in Francia dall'Institut. Questione posta, già nel 1860, da Terenzio Mamiani, con l'idea di trasformare in un Istituto nazionale italiano la Società Italiana delle Scienze detta dei Quaranta (Paoloni 1992, 2000). La nascita della Reale Accademia dei Lincei inserì la questione dell'Accademia Nazionale in uno scenario profondamente mutato e, dopo vivaci polemiche che coinvolsero gran parte dei protagonisti della vita scientifica del paese, pose l'alternativa fra la fusione della Società dei Quaranta con l'Accademia dei Lincei e la concessione di una 'costituzione recisamente nazionale'. Come scrive Giovanni Paoloni, con l'elezione di Francesco Brioschi, succeduto a Sella alla presidenza dell'Accademia dei Lincei, prevalse la seconda alternativa e la questione dell'accademia nazionale poté dirsi ormai risolta, sotto il profilo delle scelte politiche.

Gli anni del Fascismo

A Francesco Brioschi succedettero Eugenio Beltrami, Angelo Messedaglia, Pasquale Villari, Pietro Blaserna, Francesco D'Ovidio, e, dal 24 giugno 1923 all'8 luglio 1926, Vito Volterra. La presidenza di Vito Volterra segnò un punto di svolta nella vita dell'Accademia. Senatore del Regno, primo presidente del Consiglio nazionale delle ricerche - che era stato istituito, per suo suggerimento, quale referente italiano del Consiglio internazionale delle ricerche, con sede in Bruxelles - Volterra, al pari di Sella, Brioschi e Villari, portò nella presidenza dell'Accademia, oltre alla fama incontestata di grande matematico, una solida reputazione e una grande esperienza nella gestione della cosa pubblica. D'altra parte, la sua decisa opposizione alla riforma Gentile, l'aver firmato il 'Manifesto Croce' degli intellettuali antifascisti, l'appartenere al gruppo dell'opposizione nel Senato, lo costrinsero a ritirarsi, nel 1926, alla fine del suo primo mandato. Ma il 1926 riservò ai Lincei e alla cultura italiana altre dolorose esperienze. Nel marzo di quell'anno, un provvedimento legislativo promosso da Mussolini istituì la Reale Accademia d'Italia, che sarebbe stata inaugurata nel 1929. Secondo l'art. 2 del Regio Decreto 7 gennaio 1926, "L'Accademia d'Italia ha per iscopo di promuovere e coordinare il movimento intellettuale italiano nel campo delle scienze, delle lettere e delle arti, di conservare puro il carattere nazionale secondo il genio e le tradizioni della stirpe e di favorirne l'espansione e l'influsso oltre i confini dello Stato". In occasione dell'inaugurazione dell'Accademia d'Italia, che si tenne nella Sala degli Orazi e Curiazi, in Campidoglio, il 28 ottobre 1929, Mussolini affermò: "Nessuna delle Accademie attualmente esistenti in Italia compie le funzioni assegnate all'Accademia d'Italia. O sono Accademie limitate nello spazio, o ristrette nella materia. Talune di esse sono celebri, e quasi tutte, anche le minori, sono rispettabili, ma nessuna ha il carattere di universalità dell'Accademia d'Italia. Questa nasce dopo due avvenimenti destinati ad operare formidabilmente nella vita e nello spirito di un popolo: la Guerra vittoriosa e la Rivoluzione Fascista". Traspare da queste parole il conflitto latente fra l'Accademia d'Italia e quella dei Lincei. A quest'ultima, nel 1934, fu imposto un nuovo statuto, volto ad adeguarne i fini istituzionali "alle esigenze politiche e culturali del Regime" e venne preposto un commissario, nella persona del filologo Vittorio Rossi. Il nuovo statuto portò un colpo durissimo all'indipendenza dell'Accademia dei Lincei, affidando al capo del governo la nomina del presidente e del vicepresidente, nonché la nomina di nuovi soci fra terne proposte dalle Classi. Fatto ancora più grave per le sorti future dei Lincei, il nuovo statuto impose ai soci il giuramento di fedeltà: " Io ... Socio (nazionale o corrispondente) della Reale Accademia dei Lincei, giuro di essere fedele al Re, ai suoi Reali Successori e al Regime Fascista, di osservare lealmente lo Statuto e le altre leggi dello Stato e di esercitare l'ufficio affidatomi con animo di concorrere al maggiore sviluppo della Cultura Nazionale". Otto accademici (Vittorio Emanuele Orlando, Emanuele Paternò, Vito Volterra, Francesco de Sarlo, Gaetano de Sanctis, Antonio De Viti De Marco e Benedetto Croce, ai quali va aggiunto Leone Caetani, considerato decaduto de iure perché divenuto cittadino canadese) non giurarono e furono espulsi.

La fine dell'Accademia di Quintino Sella era ormai nell'aria. Una nota della Presidenza dell'Accademia d'Italia constatava che "la frizione delle due Accademie è inevitabile perché, se l'istituzione dell'Accademia d'Italia ha tolto prestigio ai Lincei, i Lincei diminuiscono l'importanza dell'Accademia d'Italia".

Il 19 agosto 1938, il Ministero dell'Educazione nazionale, Direzione generale delle accademie, biblioteche, affari generali e personale, inviò all'Accademia dei Lincei un 'congruo numero' di schede per il censimento delle persone di razza ebraica. A seguito del censimento, vennero radiati sedici soci nazionali (Guido Fubini, Giacomo Emilio Almansi, Guido Castelnuovo, Federigo Enriques, Carlo Foà, Amedeo Herlitzka, Giuseppe Levi, Tullio Levi Civita, Achille Loria, Benedetto Morpurgo, Roberto Almagià, Alessandro Della Seta, Marco Fanno, Augusto Graziani, Gino Segrè e Cesare Vivante) e quattordici Corrispondenti (Azeglio Bemporad, Mario Camis, Gino Fano, Beppo Levi, Mario Giacomo Levi, Gino Loria, Tullio Terni, Alfredo Ascoli, Riccardo Bachi, Federico Cammeo, Umberto Cassuto, Gustavo Del Vecchio, Donato Donati e Giorgio Mortara). Il 3 ottobre 1938, Albert Einstein, socio straniero dell'Accademia dei Lincei dal 1921, chiese conferma dell'esistenza di provvedimenti razziali. Non gli fu risposto e il 15 dicembre 1938 Einstein si dimise. Pochi mesi dopo le dimissioni di Einstein, nel giugno del 1939, un Regio Decreto soppresse la Reale Accademia dei Lincei, stabilendone la fusione con l'Accademia d'Italia.

L'Accademia Nazionale

Ma gli eventi ormai precipitavano. Nei giorni successivi all'8 settembre 1943, l'Accademia d'Italia (non più Reale) emigrò al Nord, prima a Firenze e poi sul Lago di Como, affidata alla presidenza di Giovanni Gentile e, alla morte di quest'ultimo, il 15 aprile 1944, di Giotto Dainelli.

Dall'altra parte del fronte, subito dopo la liberazione di Roma, due Decreti luogotenenziali, in data 28 settembre 1944, ricostituirono l'Accademia dei Lincei - che assunse la denominazione di Accademia Nazionale dei Lincei - e soppressero contestualmente la Reale Accademia d'Italia, devolvendone il patrimonio ai Lincei (che acquistarono così la proprietà della Villa della Farnesina, sede dell'Accademia d'Italia). Altri due Decreti Luogotenenziali, il 12 aprile e il 16 novembre, ripristinarono le norme di funzionamento dei Lincei, riammisero i soci espulsi dal regime fascista e autorizzarono il ministro della Pubblica istruzione a nominare una commissione con il compito di radiare dalla 'nuova' Accademia i soci che fossero stati eletti senza requisiti scientifici adeguati o si fossero gravemente compromessi con il regime fascista.

Con l'elezione di Guido Castelnuovo alla presidenza e di Luigi Einaudi alla vicepresidenza, il 13 dicembre 1946, l'Accademia dei Lincei riprende il suo cammino, seguendo un modus operandi e poggiando su una struttura organizzativa sostanzialmente non dissimile da quella disegnata da Quintino Sella e governata dagli statuti del 1875 e del 1883, modificata e - nel ricordo delle umiliazioni subite nel passato - resa più impermeabile all'invadenza del potere politico. Riprendono le sedute delle due Classi (ciascuna delle quali consta oggi, a regime, di novanta soci nazionali, di altrettanti soci corrispondenti e di altrettanti soci stranieri, scelti secondo un rigido criterio di cooptazione) e la pubblicazione degli Atti delle sedute e dei Rendiconti delle adunanze e dei numerosi convegni scientifici organizzati dai Lincei (si tratta di un complesso imponente di opere - diffuse in tutto il mondo attraverso rapporti di scambio con più di 1200 istituzioni scientifiche e culturali - che coprono ogni anno più di 10.000 pagine a stampa).

Per tutte queste attività, l'Accademia è sostenuta da un finanziamento assicurato da una legge dello Stato e da contributi finalizzati forniti da fondi e fondazioni amministrate dai Lincei.

Il panorama di oggi

Il panorama sul quale si affacciavano i Lincei già al tempo della presidenza di Guido Castelnuovo, e sul quale si affacciano oggi, è profondamente diverso da quello che si era in qualche modo consolidato nei primi decenni del 20° secolo. È un panorama cangiante, estremamente instabile, soggetto a un processo di trasformazione sempre più accelerato che non solo sconvolge confini tradizionali fra discipline diverse, ma scava linee di demarcazione nuove e sempre più marcate, isolando spesso veri e propri compartimenti stagni all'interno di settori di ricerca considerati omogenei fino a poco prima. Nascono così campi di indagine diversi e scarsamente intercomunicanti, che trovano sovente il loro spazio naturale in laboratori e istituzioni scientifiche diverse e fortemente finalizzate, nelle quali il confronto verte sempre più su questioni tecniche specifiche, affrontate in cenacoli ristretti. È, questo, un panorama nuovo, che pone alle accademie, in termini sempre più pressanti, il compito impegnativo di tentare di riscoprire una coerenza logica in un tessuto scientifico apparentemente sconnesso. Per l'Accademia dei Lincei, per l'accademia di Galileo, può essere un ritorno alle origini: il compito di rendere intelligibili i caratteri con i quali "la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che ci sta aperto innanzi agli occhi", accomodando "l'intelletto a quello che ella ha fatto, sicuri tale essere l'ottimo e non altro".

repertorio

Breve storia delle accademie

Ispirate idealmente all'Accademia di Platone, le accademie, intese nel senso moderno di vere e proprie istituzioni libere e permanenti, nacquero nell'Italia del Rinascimento, soprattutto in ambito extrauniversitario, quando le libere associazioni di umanisti e artisti che, in nome dell'ideale solidarietà fra uomini di cultura, si riunivano attorno a personalità eminenti (come per es. quella che si raccoglieva in casa del cardinale Bessarione, intorno al 1440) cominciarono a trasformarsi in organizzazioni regolari. Sorsero così l'Accademia alfonsina, fondata nel 1443 da Alfonso V di Aragona a Napoli, detta poi antoniana o del Panormita dall'umanista palermitano Antonio Beccadelli e ridenominata alla morte di questi pontaniana, da Giovanni Pontano; l'Accademia fiorentina o platonica (1459) di Giorgio Gemisto Platone, poi retta da Marsilio Ficino con il sostegno di Cosimo il Vecchio; l'Accademia romana dell'umanista Pomponio Leto (1460) che, soppressa nel 1468, fu ripresa sotto Sisto IV ed ebbe vita fino al Sacco di Roma del 1527. Non una vera e propria accademia ma piuttosto una scuola fu l'Academia Leonardi Vincii, per la quale Leonardo, a Milano, disegnò le notissime 'imprese'. Nel Cinquecento le accademie si moltiplicarono, spesso adottando cerimoniali ben definiti e solenni. Nacquero in quel secolo l'Accademia aldina (1502), promossa dall'umanista e stampatore Aldo Manuzio il Vecchio, a Venezia; l'Accademia degli Intronati (1525), letteraria e teatrale, di Siena, che ebbe come primo sovrintendente agli spettacoli Alessandro Piccolomini; l'Accademia degli Umidi (1540-41), costituitasi per iniziativa del fiorentino Giovanni Mazzuoli da Strada con lo scopo di tutelare l'uso linguistico del fiorentino e presto confluita nell'Accademia fiorentina (1541) che, sotto gli auspici di Cosimo I, si propose di elaborare precise norme grammaticali e lessicali; l'Accademia della Fama (1557), fondata a Venezia da Federigo Badoer, della quale fu segretario, fino alla soppressione (1561), Bernardo Tasso e che, sul modello dell'aldina, fu anche un attivo centro editoriale; l'Accademia degli Eterei (1564), fondata a Padova da Scipione Gonzaga e frequentata da Torquato Tasso. Molte accademie esercitarono grande influenza anche sulla vita teatrale, tanto da promuovere la costruzione di teatri (l'Olimpico di Vicenza, voluto dall'Accademia degli Olimpici fondata nel 1555 da ventuno soci, fra i quali Andrea Palladio; nel secolo seguente il Teatro della Pergola di Firenze, sorto per iniziativa dell'Accademia degli Immobili) e da allestire rappresentazioni di opere nuove o dell'antichità classica. Nel corso del 16° secolo, comunque, sul carattere prevalentemente umanistico (anche in senso ampio, comprensivo di filosofi e artisti) delle accademie prevalse quello letterario, in seguito allo sviluppo non solo della letteratura in volgare, ma anche delle teorie critiche e letterarie e delle discussioni intorno alla lingua; tipiche sono, sotto questo aspetto, l'Accademia della Crusca (1582) e, circa un secolo dopo, fautrice di rinnovamento, l'Accademia dell'Arcadia (1690). L'accademia di stampo umanistico assunse progressivamente carattere erudito, come nel caso dell'Accademia delle Notti Vaticane, costituitasi attorno a san Carlo Borromeo nel 1560 circa, e il cui nome alludeva palesemente all'opera di Aulo Gellio, Noctes Atticae.

Alle accademie umanistiche cominciavano intanto ad affiancarsi quelle scientifiche. La prima accademia scientifica in senso lato fu l'Accademia dei Segreti (Secretorum naturae, 1560 circa), sorta a Napoli per iniziativa di Giovan Battista della Porta, ma presto soppressa. Nacquero poi, per impulso diretto o indiretto dello spirito di Galileo, l'Accademia dei Lincei (1603) a Roma e l'Accademia del Cimento (1757) a Firenze, oltre all'Accademia degli Oziosi (1611) di Napoli, anche letteraria e presieduta da Giovan Battista Marino, all'Accademia Fisico-matematica (1677) di Roma e all'Accademia dei Fisiocritici (1691) di Siena.

Sul modello delle accademie italiane sorsero a Parigi l'Académie française (1634) del Richelieu, nata a imitazione della Crusca, e che fu integrata poi dall'Académie des Sciences del Colbert; a Londra, dopo il progetto di un 'collegio pansofico' internazionale, per cui S. Hartlib aveva invitato anche il Comenio (1642), la scientifica Royal Society (1660); a Madrid l'Academia naturae curiosorum (1557), seguita da una dello stesso nome in Germania (1652); a Weimar la Fruchtbringende Gesellschaft (1617) e a Berlino la Prussische Akademie der Wissenschaften (1700), fondata da Leibniz.

Nel corso del 18° secolo, si moltiplicarono in tutta Europa le accademie erudite, storico-filologiche e soprattutto scientifiche. A questa fioritura contribuì l'entusiasmo o comunque l'amor proprio dei principi 'illuminati', fra i quali anche pontefici come Clemente XI e Benedetto XIV. Le accademie presero anche a pubblicare più o meno regolarmente atti, memorie, rendiconti ecc., per far conoscere i propri lavori ed essere informate degli altrui. In Italia, invero, molte accademie - spesso battezzate con appellativi e titoli bizzarri, con intenzione ironica o in segno di falsa modestia - dimostrarono una sempre maggiore inclinazione verso gli aspetti più superficiali dell'erudizione, trasformandosi in centri di discussioni oziose e di mutuo incensamento e allontanandosi progressivamente dalle correnti più vive della cultura europea. Felici eccezioni furono, tuttavia, nella seconda metà del secolo le accademie sorte sulla scia del rinato interesse per lo studio dell'antichità, soprattutto sotto l'aspetto archeologico, come l'Accademia Etrusca (1727) a Cortona, l'Accademia di Antichità (1740) a Roma, l'Accademia Ercolanese (1755) a Napoli. Agli studi di agricoltura e di economia si dedicò l'Accademia dei Georgofili (1753) di Firenze, imitata in varie città italiane, come Verona (1768), Padova (1773), Torino (1785). Tali istituzioni erano animate dallo stesso spirito che aveva spinto a fondare società o accademie 'filosofiche' a Edimburgo (1741) e a Filadelfia (1743, a opera di Benjamin Franklin) e quelle 'economiche' a Zurigo (1747) e Parigi (1761). Nella Spagna di Carlo III e nelle sue colonie sudamericane sorsero diverse accademie degli 'amigos del país', alle quali corrispose nel nome, e in parte nelle intenzioni, nell'Italia napoleonica, l'Accademia dei Filopatridi (1801) di Savignano.

La Rivoluzione francese spazzò via le 'vecchie' accademie e nel nuovo clima culturale del 19° secolo la stragrande maggioranza di esse non risorse più. Anzi, gli stessi sovrani della restaurazione (come papa Leone XII nella costituzione Quod divina sapientia del 1824) ne limitarono drasticamente il numero. Quelle poche che vennero ristabilite furono profondamente rinnovate e si cercò di accrescerne nel contempo il prestigio. Nel corso dell'Ottocento si accentuò la distinzione fra le accademie vere e proprie, società dedite soprattutto alla ricerca scientifica (con le comunicazioni dei soci, o presentate da essi, le discussioni, la pubblicazione di atti, memorie e simili, e il conferimento di premi), e quelle che, pur con lo stesso nome, erano semplici istituti di insegnamento.

Le prime (almeno le principali) sono divenute generalmente statali o nazionali (nelle monarchie spesso dette 'regie' o 'reali'), configurandosi come persone giuridiche pubbliche, dotate di autonomia statutaria (in Italia e in altri paesi, soggette alla tutela e alla vigilanza dei Ministeri dell'Istruzione). Inoltre, si è affermata una duplice tendenza: tenere separate o almeno distinte secondo le discipline le varie accademie, oppure costituirle in un solo corpo, diviso in classi (generalmente due, di scienze fisiche, matematiche e naturali, e di scienze morali, filologiche e storiche), a loro volta divise in sezioni o categorie. Alla nomina dei soci si procede generalmente per cooptazione.

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Le principali accademie in Europa

Austria

Österreichische Akademie der Wissenschaften. Sebbene già all'inizio del 18° secolo fosse stata proposta da G.W. von Leibniz la fondazione di un'accademia austriaca sul modello della Royal Society britannica e dell'Académie des Sciences francese, il progetto si concretizzò solo nel 1847 con l'istituzione dell'Accademia imperiale di scienze in Vienna. I campi di attività furono umanistici (pubblicazione delle Fontes rerum Austriacarum e del Biographisches Lexicon des Kaisertums Österreichs; edizione dei Monumenta Germaniae historica in collaborazione con le accademie di Berlino e Monaco; spedizioni archeologiche in Austria, in Egitto, in Turchia) e scientifici (missioni geografiche, geologiche e oceanografiche; istituzione dell'Ufficio centrale di meteorologia e geomagnetismo e dell'Istituto di ricerche sul radio). Nel 20° secolo, soprattutto dagli anni Sessanta, è stata potenziata la ricerca di base. L'Accademia è suddivisa in due sezioni (Matematica e scienze naturali; Scienze umanistiche e sociali) e ne fanno parte 90 membri effettivi e membri corrispondenti, austriaci e stranieri.

Belgio

Académie royale des sciences, des lettres et des beaux-arts de Belgique. Nel 1772 la Société littéraire, costituita tre anni prima, ricevette dall'imperatrice Maria Teresa il titolo di Académie impériale et royale des Sciences et Belles-Lettres de Bruxelles con il compito di animare la vita intellettuale del paese e fungere da stimolo alla ricerca scientifica. Sospesa negli anni dell'occupazione francese, l'accademia fu ripristinata nel 1816. Nel 1845 fu riorganizzata da Leopoldo I, che aggiunse alle due classi preesistenti una terza dedicata alle Belle arti. Attualmente ne fanno parte 90 membri effettivi, 60 corrispondenti e 150 associati, suddivisi in tre sezioni: Scienze, Lettere e scienze morali e politiche, Belle arti.

Koninklijke Vlaamse Academie voor Wetenschappen en Kunsten. Negli anni Trenta nelle Fiandre il fiammingo rimpiazzò il francese anche nell'istruzione superiore e nacque così l'esigenza di affiancare all'Académie royale di Bruxelles un'analoga istituzione che svolgesse le sue funzioni nelle parti del paese a prevalenza fiamminga. Fondata nel 1938, la Vlaamse Academie ha iniziato effettivamente la sua attività al termine della guerra. Si compone di tre classi (Scienze, Lettere, Belle arti), ciascuna con un massimo di 30 membri effettivi.

Danimarca

Kongelige Danske Videnskabernes Selskab. L'accademia reale danese delle scienze e delle lettere fu fondata nel 1742 a Copenaghen dal segretario di Stato conte Johan Ludvig Holstein e dallo storico Hans Gram sotto il patrocinio del re Cristiano VI. Dal 1866 si è scissa nelle due classi umanistica e scientifica, concentrandosi sulla ricerca di base piuttosto che su quella applicata. Attualmente i membri della classe umanistica sono 93, quelli della classe scientifica 143 e i membri stranieri 265.

Finlandia

Suomen Akatemiassa. Nella sua struttura attuale l'accademia finlandese fu fondata nel 1970, ma è stata preceduta da una 'vecchia accademia' istituita nel 1948 con la partecipazione di 12 accademici: otto scienziati e quattro artisti, incaricati di promuovere la ricerca e le arti. I compiti della 'nuova accademia' comprendono l'elaborazione della politica scientifica del paese, l'organizzazione degli enti di ricerca e la distribuzione dei finanziamenti. Da essa dipendono quattro consigli di ricerca: per la cultura e la società, per le scienze naturali e l'ingegneria, per la salute, e per le bioscienze e l'ambiente. Ciascun consiglio è formato da dieci membri e un presidente.

Francia

Institut de France. Allo scopo di perfezionare le arti e le scienze secondo il principio della pluridisciplinarità, l'Institut de France funziona come una struttura articolata che riunisce in sé diverse istituzioni di grande prestigio: l'Académie française, l'Académie des inscriptions et belles lettres, l'Académie des Sciences, l'Académie des beaux arts, l'Académie des sciences morales et politiques. La più antica fra queste è l'Académie française, che fu istituita nel 1634 da Richelieu con il compito di preparare un dizionario, una grammatica, una retorica e una poetica, e che sotto il successivo protettore, il cancelliere Pierre Séguier, acquistò più decisamente il carattere di accademia letteraria. A essa fecero seguito, promosse da Jean-Baptiste Colbert, l'Académie des inscriptions et belles lettres (istituita nel 1663) e l'Académie des sciences, nata con il progetto di costituire un'accademia generale e alla quale nel 1699 Luigi XIV conferì il titolo di 'accademia reale', assegnandole come sede il Louvre. Durante la Rivoluzione Francese la Convenzione, dopo aver soppresso nel 1793 tutte le accademie, nel 1795 diede vita a un Institut national des sciences e des arts, che di quelle riprendeva, unificandoli, i compiti. Nel 1805 il riorganizzato Institut de France fu trasferito nell'antico Collegio delle quattro nazioni. Al 1816 risale l'istituzione dell'Académie des beaux arts (nata dall'unione dell'Académie de peinture et de sculpture, fondata nel 1648, dell'Académie de musique, fondata nel 1669, e dell'Académie d'architecture, fondata nel 1671) e al 1832 quella dell'Académie des sciences morales et politiques.

Germania

Union der deutschen Akademien der Wissenschaften. È la confederazione di sette accademie: quelle di Berlino, Monaco, Gottinga, Lipsia, Heidelberg, Magonza, Düsseldorf. La collaborazione fra diverse accademie scientifiche e umanistiche tedesche risale al 1893, quando fu fondato il cosiddetto Cartel, che si fece promotore di più di trenta progetti di ricerca congiunti e diede grande impeto alla cooperazione internazionale. Nel 1940 il Cartel fu trasformato nel Reichsverband der deutschen Akademien. Dopo la guerra la struttura fu ristabilita con il nome di Arbeitsgemeinschaft der westdeutschen Akademien, mutato in Konferenz der deutschen Akademien der Wissenschaften in der Bundesrepublik Deutschland nel 1973. Dopo la riunificazione ne sono entrate a far parte due istituzioni dell'ex Germania Orientale: la Sächsischen Akademie e la Berlin-Brandenburgische Akademie. Deutsche Akademie der Naturforschen Leopoldina. Fu fondata nel 1652 a Schweinfurt come Academia naturae curiosorum per iniziativa di alcuni medici della città che volevano approfondire le loro conoscenze sulle scienze naturali per applicarle nella loro professione. Nel 1677 fu ufficialmente riconosciuta da Leopoldo I e nel 1687 le furono conferiti i privilegi imperiali, di cui continuò a godere fino alla fine del 19° secolo. Dal 1878 si è stabilita a Halle. Durante il regime nazista e negli anni di quello comunista la Leopoldina è riuscita a mantenere una relativa indipendenza politica e accademica. Attualmente ne fanno parte circa 1000 membri, nominati per cooptazione e suddivisi in 27 sezioni disciplinari.

Grecia

Academia Athenon. L'Accademia di Atene, che si propone come ideale continuazione di quella platonica, fu fondata nel 1926 ed è la massima istituzione scientifica greca. Si divide in tre sezioni: Scienze naturali e applicate, Letteratura e Belle arti, Scienze morali e politiche. I soci possono essere effettivi o corrispondenti e il loro numero massimo è fissato a 65.

Irlanda

Royal Irish Academy. Fondata nel 1785 con lo scopo di dare impulso a studi scientifici, umanistici e sociali, si articola nel Committee of science e nel Committee of polite literature and antiquities. A partire dagli anni Cinquanta ha dato vita a vari comitati nazionali disciplinari, allo scopo di rappresentare gli specifici interessi del paese negli organismi culturali internazionali. In particolare l'accademia è attiva nella promozione degli studi sulla civiltà irlandese: ha curato la pubblicazione del Dictionary of Irish language e fra le sue pubblicazioni figura Ériu, il più importante periodico di filologia e letteratura irlandese. I soci sono più di 300.

Paesi Bassi

Koninklijke Nederlandse Akademie van Wetenschappen. Nacque nel 1851 sulle ceneri dell'Istituto reale di Scienze, lettere e arti, fondato nel 1808 da Luigi Napoleone. Si divide in due sezioni: Scienze umanistiche e sociali (che riunisce le sottosezioni: storia, lingua e letteratura, legge, filosofia e teologia, sociologia) e Scienze (sottosezioni: biologia, chimica, scienze della terra, matematica, medicina, fisica e astronomia, tecnologie). I membri effettivi, di età inferiore ai 65 anni, sono al massimo 200; inoltre vi sono membri a riposo, con più di 65 anni, stranieri e corrispondenti.

Portogallo

Academia das Ciências de Lisboa. Fu fondata dalla regina Maria I nel 1779 con lo scopo di contribuire alla gloria del paese e al benessere della sua popolazione attraverso il progresso delle scienze e delle arti e lo sviluppo dell'educazione nazionale. Di fatto i suoi campi di attività coprono, oltre che le scienze naturali, la fisica, la chimica, la matematica, la storia e la linguistica, anche le scienze applicate, l'economia, l'agraria, la salute pubblica ecc. Quando fu fondata, l'accademia comprendeva tre classi (Scienze naturali, Scienze esatte e Lettere); le due classi scientifiche furono unificate nel 1851. Attualmente ciascuna classe ha 30 membri effettivi, 60 corrispondenti e fino a 60 soci stranieri. Dell'accademia di Lisbona fanno parte anche l'Instituto de Altos Estudos e l'Instituto de Lexicologia e Lexicografia da Língua Portuguesa.

Regno Unito

Royal Society. La più antica società scientifica inglese fu fondata a Londra (Gresham College) nel 1660, ma si riallacciava all'attività già svolta dalla Philosophical Society di Oxford, animata da John Wilkins. Nata sotto gli auspici di Carlo II, indicò quale suo scopo istituzionale l'incremento delle scienze fisico-matematiche ("a college for the promoting of physico-matematical experimental learning"). Ebbe come primo presidente Robert Moray. Oltre alla pubblicazione periodica delle Philosophical transactions, essenzialmente un notiziario della ricerca scientifica in Europa, l'accademia curò quella di lavori originali, come i Philosophiae naturalis principia mathematica di Isaac Newton (1687). La realizzazione di esperimenti scientifici e la raccolta di collezioni, poi in gran parte confluite nel British Museum (1781), caratterizzarono fin dal principio la Royal Society. Essa fu consultata dalle autorità in merito a problemi d'interesse nazionale, come la creazione dell'osservatorio di Greenwich, il mutamento del calendario nel 1751, le spedizioni antartiche di James Cook, numerose innovazioni tecnologiche nel periodo decisivo della rivoluzione industriale. Attualmente la Royal Society, che ha 1300 fra soci e membri stranieri che coprono tutte le discipline scientifiche, esercita il controllo su varie istituzioni scientifiche statali.

British Academy. Costituita nel 1902 "per la promozione degli studi storici, filosofici e filologici", l'Accademia britannica è una società indipendente di cui sono membri circa 750 studiosi, divisi in 18 sezioni corrispondenti ad altrettante discipline afferenti alle scienze umanistiche e sociali. Essa costituisce quindi il corrispettivo della Royal Society nel campo delle discipline umanistiche. L'Accademia è composta di soci ordinari, senior (oltre i 70 anni d'età), corrispondenti dall'estero e onorari.

Spagna

Instituto de España. Con sede a Madrid, nacque nel 1938 dall'associazione in un unico organismo nazionale degli accademici appartenenti alle otto accademie reali, già esistenti dalla prima metà del 18° secolo (tranne l'Academia de ciencias exactas, físicas y naturales, fondata nel 1847): Academia española; Academia de la historia; Academia de bellas artes 'de San Fernando'; Academia de ciencias exactas, físicas y naturales; Academia de ciencias morales y políticas; Academia nacional de medicina; Academia de jurisprudencia y legislación; Academia nacional de farmacia. L'Istituto costituisce attualmente la massima espressione del mondo accademico spagnolo e ha lo scopo di coordinare le attività dei membri delle accademie che lo compongono.

Svezia

Kungliga Vetenskapsakademien. La Reale accademia svedese delle scienze fu fondata nel 1739 sul modello della Royal Society di Londra e dell'Académie des Sciences di Parigi. Tra i fondatori ebbe il naturalista Carl von Linné (Linnaeus). All'inizio del 19° secolo fu riorganizzata dal chimico Jöns Berzelius, che ne fu nominato segretario permanente e le conferì un'impronta specificatamente scientifica. Ha sede a Stoccolma ed è composta per la gran parte di membri svedesi, divisi in dieci classi. Tra i suoi compiti istituzionali vi è anche quello di designare annualmente i vincitori dei Premi Nobel per la fisica, la chimica e l'economia.

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