ABIDO di Misia

Enciclopedia Italiana (1929)

ABIDO di Misia ("Αβυδος, Abçdus, oggi Capo Nagara)

G. Ben.
A. F.

Antica città della Troade sull'Ellesponto (Dardanelli), davanti a Sesto sull'altra sponda, collegata a questa città europea dalla patetica leggenda di Ero e Leandro. Ricordata già da Omero (Iliade, II, 837), ospitò una colonia fondata da Mileto nel VII sec. a. C., al tempo di Gyge, re di Lidia. Sorgendo nel punto più stretto del canale, fu scelta da Serse come uno dei capisaldi per la costruzione del ponte di barche sul quale passò in Europa l'esercito persiano. La storia della città si collega strettamente, per quello che si conosce, alla storia della Grecia. Alleata di Atene, diventa, a partire dalla guerra del Peloponneso, stazione della flotta spartana. Città libera nel 397, è difesa da Dercilide contro i Persiani, successivamente assediata dagli Ateniesi come quartiere generale di Anaxibios. Nel 341 è collegata con Atene contro Filippo II di Macedonia, che se ne impadronisce nel 335. Presso Abido la flotta ateniese venne sconfitta dalla flotta macedone (v. sotto). Durante le guerre dei Diadochi, passa in potere di Lisimaco dapprima; successivamente in potere dei dinasti egiziani. Assediata da Filippo V di Macedonia nel 201, la città si difende strenuamente. Nel 190 viene assediata e presa dai Romani, che la dichiarano poi città libera. L'importanza politica e commerciale di Abido risulta dalla sua ricca monetazione, che va dal 500 circa a. C. sino al tardo impero romano (simboli più frequenti, l'aquila, Artemide, Apollo). Iscrizioni greche importanti si sono raccolte nel territorio.

Battaglia di Abido - Battaglia combattuta nel tardo autunno del 411 a. C.; episodio della guerra peloponnesiaca fra Atene e Sparta. Un tal Dorieo risaliva il mare da Rodi ai Dardanelli per recare un aiuto di 14 unità al navarco spartano Mindaro, di recente sconfitto a Cinossema. Fu avvistato di prima mattina all'imboccatura dei Dardanelli, raggiunto da 20 navi ateniesi, costretto a gettarsi sulla costa asiatica dello stretto, e a trarvi in secco le navi. Il giorno seguente gli Ateniesi si distesero incontro ad Abido per impedire che Dorieo e Mindaro si unissero. Erano 61 unità contro 76. Il combattimento si protrasse indeciso fino a sera. Proprio allora apparve inattesa una squadra che fu riconosciuta per ateniese: la comandava Alcibiade, veniva da Samo, contava 18 unità. Ciò deteminò la vittoria di Atene; 10 navi spartane furono catturate; solo la notte troncò la strage (cfr. Senofonte, Elleniche, I, 1, 2-7; Diodoro, XIII, 45-46).

Bibl.: Hirschfeld, in Paul-Wissowa, Real-Encykl. der class. Altertumswiss., I, col. 129; J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ed., Strasburgo e Berlino 1913-1927; I-IV passim; Gilbert, Handbuch Griech. Staatsaltertümer, Lipsia 1881, II, 159; Head, Hist. Num., 2ª ed., p. 538 segg. Per la battaglia v. la voce arginuse; e inoltre A. Ferrabino, Armate greche nel V secolo a. C. in Rivista di filol. class., LIII (1925), p. 494 segg.

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