ABBIGLIAMENTO

Enciclopedia Italiana - VII Appendice (2006)

Abbigliamento

Sofia Gnoli

Tra la fine del 20° e i primi anni del 21° sec., l'a. ha subito profonde trasformazioni. A fianco della moltitudine di tendenze, che ha visto coesistere una gran quantità di stili (v. moda), determinata dal progressivo decadere della rigida definizione vestimentaria per occasioni d'uso, si è affermata una sempre maggiore libertà di scelta. Uno dei mutamenti più rilevanti che hanno caratterizzato l'a. degli ultimi decenni è stata la netta ascesa dell'a. informale o casual. Un fenomeno, quest'ultimo, la cui affermazione è strettamente legata allo sviluppo del mercato di massa dell'a. degli anni Settanta, sotto la sollecitazione della moda giovanile. Nel corso degli anni Ottanta la quantità dei capi casual indossabili anche in occasioni formali, come nel luogo di lavoro, si ampliò molto. Risale ad allora anche il massiccio ingresso di indumenti legati a specifiche attività sportive nell'a. quotidiano. È il caso di alcuni capi di a. sportivo divenuti famosi con il nome commerciale delle griffe che li avevano inizialmente prodotti: quali le giacche trapuntate di nylon, note come Husky; le Moncler, giacche a vento imbottite con piume d'oca, mutuate dall'alpinismo; le Barbour, giacche di cotone, impermeabilizzato paraffinato, dalla caccia e dalla pesca. Ancora più evidenti sono gli esempi dei jeans e delle scarpe da ginnastica. I primi, persa definitivamente la connotazione originaria di pantaloni da lavoro, divennero negli anni Cinquanta, in seguito all'uscita sul grande schermo di film quali The wild one (1953; Il selvaggio) e Rebel without a cause (1955; Gioventù bruciata), simbolo della gioventù ribelle, per poi trasformarsi con il tempo in un classico adatto a ogni occasione, al punto da venire indossati nei primi anni del Duemila anche da capi di Stato durante incontri ufficiali. Le scarpe da ginnastica si sono diffuse nel guardaroba di ogni giorno intorno alla fine degli anni Ottanta, si pensi al film Working girl (1988; Una donna in carriera) dove la protagonista M. Griffith, per andare in ufficio, le calzava sotto il tailleur. Da allora le scarpe sportive hanno iniziato a subire una serie di innovazioni tecnologiche fino a diventare sempre più sofisticate attraverso particolari processi che ne garantiscono traspirabilità, impermeabilità, flessibilità e comfort. Tale tendenza si diffuse ancor più negli anni Novanta.

In questo contesto il tradizionale abito maschile blu o grigio da ufficio è stato sempre più spesso sostituito dall'a. informale, anche sul posto di lavoro. Perfino società che possono essere considerate tra i templi dell'a. formale hanno introdotto il dress down day ("il giorno dell'abito dimesso") o friday wear ("l'abito del venerdì") in base al quale i dipendenti hanno un giorno settimanale in cui possono abbigliarsi in maniera informale. Questo processo, che talvolta ha implicato l'estensione a tutta la settimana dell'a. informale, presto dagli Stati Uniti si diffuse nel resto del mondo occidentale provocando profonde trasformazioni del mercato che si orientò sempre più verso il comfort e la funzionalità. Sino a giungere, nell'estate del 2005, all'invito diretto del capo del governo giapponese a lavorare in camicia per risparmiare energia e quindi proteggere l'ambiente.

Nel corso degli anni Novanta le vendite di capi di a. classico diminuirono, a fronte di un netto aumento di vendita di capi casual o legati allo sportswear. Se infatti nel 1990 l'a. formale in Italia rappresentava circa la metà del mercato, nel 2001 era sceso a un terzo. Analogamente l'a. sportivo, nello stesso periodo, aumentò del 20%. Emblematico il caso di Pitti Immagine uomo, fiera internazionale dell'a. maschile, dove l'a. informale è avanzato guadagnando nuove posizioni nell'offerta della maggior parte dei produttori, al punto che nel giugno del 1999 venne inaugurata la sezione Ynformal che si aggiunse a sezioni precedenti quali Streetstyle o Sport & Sport. A causa di questa spiccata tendenza al casual resa evidente da tessuti, tecniche di lavorazione, tagli e finissaggi, si affermò sempre più un a. trasversale, polivalente, in grado di soddisfare più esigenze: dal lavoro in ufficio al tempo libero. Il casual o informale, negli ultimi anni, è divenuto sempre di più sportswear. Non è un caso, a questo proposito, che lo sportswear abbia costituito lo spirito di linee stilistiche di vari marchi. Si pensi allo stilista giapponese Y. Yamamoto (n. 1943) che, dopo essere stato nominato nel 2002 direttore creativo di Adidas Sport Style, nel 2003 ha presentato, sempre in collaborazione con Adidas, la linea di prêt-à-porter sportivo Y3 o a Pradasport, linea costituita da Prada nel 1997.

Accanto allo sportswear, durante gli anni Novanta, si è affermato l'activewear, un vestiario di matrice più tecnica, evidente dimostrazione del sempre maggiore sconfinamento dei capi nati per lo sport attivo nel modo di vestire maschile e femminile di tutti i giorni. I marchi impegnati in questo settore, suddiviso in a., calzature e prodotti tecnici, sono ben consapevoli dell'importanza della ricerca tecnologica sui nuovi materiali che contraddistinguono questi capi. Prestazioni elevate, vestibilità, funzionalità sono le caratteristiche principali dell'activewear che appare tuttavia sempre più attento a cogliere le nuove tendenze della moda, caratterizzandosi come il settore più attrattivo dell'a. informale. Griffe quali, per es., CP Company, Mandarina Duck, Vexed Generation, Final Home, sono state tra le prime ad applicare tecnologie avanzate all'a. urbano. I cappotti di CP Company, soltanto per fare un esempio, si possono trasformare in tende a un posto o, se gonfiati, in materassi; le giacche a vento si possono tramutare in poltrone.

Nuovi ruoli nella tecnologia dell'abbigliamento

Negli ultimi decenni le imprese del tessile e dell'a. hanno adottato numerosi sistemi informatici all'interno di varie fasi del processo di sviluppo del prodotto, tecnico e logistico, che ne hanno trasformato profondamente la fabbricazione. In questo contesto un ruolo rilevante è rivestito dalle metodologie CAD (Computer Aided Design) e CAM (Computer Aided Manufactoring). Comparsi tra gli anni Settanta e il decennio successivo, i sistemi CAD e CAM applicati all'a. consentirono di ottenere notevoli riduzioni nei tempi, nell'impiego del tessuto e non ultimo nei costi delle fasi di sviluppo della produzione. Queste applicazioni, memorizzando in forma digitale i modelli, consentono la costruzione di un archivio facilmente consultabile e moltiplicabile. Tali prerogative, unite ai costi notevolmente diminuiti e alla grande semplicità di utilizzo dei programmi, hanno fatto sì che negli ultimi anni la maggior parte delle imprese abbiano adottato questi sistemi.

Nel campo dell'a. il CAD ha trovato applicazioni in aziende del tessile, di maglieria, in studi stilistici e scuole di moda. Il percorso di questo sistema copre ogni fase: dallo schizzo al prototipo eliminando molti passaggi manuali; permette una facile e realistica vestizione del figurino e fornisce, anche grazie alla tridimensionalità, l'idea di un prodotto finito.

Materiali e fibre high-tech

L'a. è oggi sempre più strettamente connesso a tecnologie sviluppatesi nell'ambito della chimica, della scienza computeristica, dell'ingegneria aerospaziale, dell'industria tessile, dell'architettura e dello sportswear. Una delle ultime novità è la multisensorialità che ha contribuito a una diffusione sempre maggiore di indumenti e accessori che stimolano sensazioni diverse: olfattive, tattili, sonore. Tra le prerogative dei nuovi materiali, oltre al comfort e alla qualità, vi sono la protezione dagli agenti esterni e proprietà particolari quali idrorepellenza, traspirabilità, indeformabilità, ecc.

Le fibre chimiche possono essere artificiali o sintetiche: le prime, prodotte inizialmente intorno alla fine dell'Ottocento, si ottengono da materie prime chimicamente trasformabili e si suddividono, a seconda dell'origine, in animali (derivate da proteine di origine animale, come la caseina del latte), vegetali (derivate da cellulosa, da proteine ricavate dai semi di mais, arachide o soia) e minerali (prodotte partendo da sostanze minerali formate da lunghe catene di atomi, come i metalli, i silicati, ecc.); le seconde, messe a punto a partire dagli anni Trenta del Novecento, traggono origine da polimeri diversi ottenuti attraverso sintesi chimiche. Mentre la maggior parte dei tessuti chimici del 20° sec. era messa a punto per imitare le fibre naturali, i tessuti tecnologici delle ultime generazioni sono progettati per essere resistenti e durevoli e per mantenere, al tempo stesso, caratteristiche di leggerezza, resistenza, elasticità.

Nel corso degli anni Novanta inoltre si è verificato un profondo cambiamento, oltre che nelle tipologie, nei materiali utilizzati e nei processi di finissaggio, anche nella mappa geografica del settore che ha assistito al nuovo primato, nella produzione di fibre high-tech, dei Paesi di più recente industrializzazione. Dal lato dei consumi si è verificato un sorpasso delle fibre chimiche su quelle naturali, legato anche alla crescente utilizzazione di materiali innovativi composti da mischie di fibre naturali e sintetiche. Altra peculiarità dei tessuti high-tech degli ultimi decenni è data dal fatto che possono essere realizzati secondo le esigenze delle applicazioni cui sono destinati; con la stessa fibra infatti, a seconda del risultato che si vuole ottenere, è possibile realizzare stoffe lucide od opache, elastiche o rigide, morbide o ruvide, delicate o resistenti, colorate o trasparenti. L'industria ha perfezionato la ricerca nella direzione di tessuti con alte prestazioni, tra cui la resistenza alle trazioni, la traspirabilità, la conservazione del calore, fino a tecnologie di microincapsulazione con cui, durante il finissaggio, microscopiche capsule contenenti apposite sostanze chimiche vengono amalgamate nel tessuto per ottenere stoffe autopulenti, antinsonnia, che emanano profumo o cambiano colore al variare dell'intensità luminosa o del calore. Tali sofisticate procedure, adottate inizialmente in campo medico, si sono diffuse poi nell'industria tessile e, consequenzialmente, nell'abbigliamento. Fanno parte di questa categoria i PCM (Phase Change Materials), materiali in grado di adattarsi alle variazioni di temperatura, creando una sorta di microclima tra il tessuto e la pelle che consente di mantenere costante la temperatura del corpo. Le prime sperimentazioni in questo campo furono effettuate dalla NASA; negli ultimi anni i PCM sono stati utilizzati nei settori dell'a. sciistico, motociclistico e calzaturiero. Ci sono inoltre alcuni PCM progettati per assorbire e immagazzinare la luce per poi rilasciarla in condizioni di buio, o per cambiare colore a seconda della temperatura.

Tra i materiali che sono oggetto di studio dell'ingegneria tessile si ricordano: le microfibre, le nanofibre, le gomme, le schiume, le fibre ottiche e le fibre metalliche. Le microfibre - con un diametro inferiore a 10 μm e un'estrema leggerezza (1000 μm pesano meno di un decimo di gr) - grazie a una grande versatilità che le rende idonee sia alla realizzazione di capi eleganti sia di capi sportivi e tecnici, hanno mostrato grandi qualità estetiche e di prestazioni in genere, entrando a pieno titolo nell'industria dell'abbigliamento. Peculiarità delle microfibre, che possono essere utilizzate da sole o in mischia con altri filati, sono leggerezza, morbidezza, ingualcibilità, mano delicata, resistenza e soprattutto la possibilità di prestarsi a molti tipi di finissaggi che le rendono, di volta in volta, termocromatiche, antibatteriche, fotosensibili. Tra i principali nomi generici di questo gruppo di fibre - prodotte da una grande quantità di marchi commerciali - si annoverano il poliammide, il poliestere, l'acetato, il polipropilene, l'acrilico, la viscosa e l'elastam. Tra le maggiori aziende produttrici di microfibre: la Du Pont con il Tactel®, l'Hoechst High Chem con Trevira Finesse® e Trevira Micronesse®, la Montefibre con Terital Zero 4®, la Kuraray con Clarino® e Sofrina®, la Rhône Poulenc con il Meryl® Micro e Setila® Micro, la Sofinal, la Kanebo con Belseta®, ecc. Ulteriore evoluzione delle microfibre sono le nanofibre per le quali si prevede un futuro commerciale di grande interesse.

Le principali prerogative delle schiume e delle gomme sono l'isolamento e la possibilità di realizzare forme scultoree sul corpo. Gomme sintetiche come il neoprene consentono agli indumenti di rimanere aderenti al corpo pur conferendo ampia libertà di movimento.

Un accenno meritano anche le SMA (Shape Memory Alloys), una categoria particolare di leghe metalliche che, come suggerisce il nome, hanno la peculiarità di 'ricordare' la loro forma originaria, anche dopo essere state piegate o stropicciate. Le SMA, generalmente realizzate con nichel e titanio, oltre che in campi specifici come quelli medico e aeronautico, hanno recentemente trovato applicazione anche in quello dell'a. in forma di fogli da incorporare nel tessuto. Le SMA vengono talvolta inserite nei colletti delle camicie o nei ferretti dei reggiseni per supportarne e mantenerne la forma.

Nell'ambito degli studi sui materiali tecnici si è recentemente intensificata la collaborazione tra industria, organismi governativi e università. Con questo stesso scopo sono nate associazioni come l'ICEWES (International Centre of Excellence for Wearable Electronics and Smart Fashion Products).

Le nuove sperimentazioni tecnologiche prestano una grande attenzione all'ecocompatibilità. Molte fibre ecocompatibili sono ricavate da risorse rinnovabili quali il granturco, i semi di soia, le proteine del latte o la cellulosa. Tra queste: le fibre Lyocell, nome generico di diversi tessuti commerciali come il Tencel® prodotto dalla Courtaulds e il Lyocell® registrato dalla Lenzing, ricavate dalla cellulosa e rese atossiche e biodegradabili attraverso speciali procedimenti; o il Polartec®, nome commerciale di un tessuto prodotto dalla Malden Mills ottenuto da vetro riciclato e totalmente biodegradabile, spesso utilizzato come fodera in virtù delle sue caratteristiche di leggerezza e traspirabilità. Anche nel campo della colorazione di fibre e tessuti molte aziende stanno provando nuovi metodi in linea con le esigenze ecologiche. In California, solo per fare un esempio, attraverso particolari mutamenti genetici, è stato possibile coltivare cotoni già colorati in modo tale da poter evitare tinture che implichino l'impiego di sostanze tossiche.

Abbigliamento tecnico

Nell'ambito dell'a. tecnico esiste un campo di ricerca e sperimentazione che applica agli abiti e agli accessori le moderne tecnologie comunicative. Obiettivo principale di questo campo di ricerca è modificare gli indumenti in un'interazione elettronicamente controllata tra il corpo e l'ambiente esterno. Studi sull'a. tecnico vengono effettuati anche dalle Forze armate, che ricercano quale a. possa essere adottato per i soldati in vari tipi di missioni, e da compagnie di sicurezza che hanno messo a punto abiti con sistemi di sorveglianza incorporati, in grado di trasmettere le informazioni ad alta velocità. Sullo stesso campo di indagine si muove la medicina, anche se talvolta le onde provocate dalle alte frequenze elettromagnetiche, che generalmente sono utilizzate in questi sistemi, possono essere un rischio per la salute proprio a causa della vicinanza al corpo dei trasmettitori. I primi esperimenti volti a instaurare una sinergia tra tecnologia digitale e a. sono stati effettuati al principio degli anni Novanta dal Media Laboratory del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston e in seguito dal laboratorio di ricerca Starlab di Bruxelles, fondato nel 1996 (chiuso nel 2001) da W. De Brouwer. Quest'ultimo diede inizio a un piano di ricerca quinquennale battezzandolo i-Wear ("abbigliamento intelligente") dove le nuove tecnologie informatiche venivano associate al design dell'abbigliamento. Il piano di ricerca i-Wear venne sostenuto da marchi quali Adidas, Courrèges, Samsonite e altri.

Nei primi anni del Duemila, alcune università quali la Carnegie Mellon University o la Stanford University hanno collaborato con la NASA per la creazione di capi di a. con sistemi computerizzati programmabili via radio, capaci di riconoscere e sintetizzare istruzioni vocali. Diverse aziende, nello stesso periodo, hanno prodotto strumenti che permettevano a medici e tecnici aeronautici di lavorare indossando cinture o caschi provvisti delle funzioni di un computer. Nei capi di a. 'intelligente' possono essere inseriti infatti alcuni moderni ritrovati di alta tecnologia quali telecamere, minuscole apparecchiature radiofoniche, termostati, sensori in grado di reagire a condizioni ambientali sfavorevoli, sistemi che neutralizzano potenziali fattori aggressivi quali radiazioni, batteri, armi, e così via.

Il rapporto tra tecnologia e a. non è comunque cosa nuova: si pensi agli anni Sessanta del secolo scorso, quando le sperimentazioni spaziali esercitarono una forte influenza sia nella messa a punto di tessili high-tech quali il Gore-Tex®, il Mylar®, il Teflon®, sia nelle fogge dell'a., attraverso film come 2001: A space Odyssey (1968; 2001: Odissea nello spazio) di S. Kubrik o Barbarella (1968) diretto da R. Vadim, e attraverso collezioni avveniristiche di stilisti quali Courregès, Cardin e Paco Rabanne.

Bibliografia

A. Giancola, La moda nel consumo giovanile, Milano 1999.

S. Segre, Made in Italy. Una lettura antropologica, Milano 1999.

S. Saviolo,S. Testa, Le imprese del sistema moda Milano 2000.

M. O'Mahony, S.E. Braddock, Sportstech. Revolutionary fabrics, fashion & design, New York 2002.

B. Quinn, Techno fashion, New York 2002; C. Gale, J. Kaur, Fashion and textiles an overview, New York 2004.

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